Mixologia e cucina in un club di ispirazione martiniana

Metti un famoso club del centro storico, punto di riferimento per schiere di giovani per una serata in musica a Roma. Metti un nome importante, Martini, che oltre ad aver concesso il nome e il logo, fa da partner ufficiale, e mette a segno quindi la sua prima bandierina sulla Capitale. Metti un giovane chef promettente in cucina, Giulio Ancaiani, cresciuto alla scuola di Arcangelo Dandini ed ex di Passetto, mentre al bar c’è il mixologist Stefano Franzon.

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    Tutto questo è My Martini, il cui spazio attiguo è occupato dal già consolidato Sharivari, aperto sempre dall’imprenditore Fabrizio Martiradonna, titolare di entrambi i locali. E se lo Sharivari è aperto dalla mattina presto per le colazioni, a notte inoltrata per la discoteca, My Martini è operativo dall’ora dell’aperitivo all’after dinner nella zona lounge bar, passando per il momento principale, la cena gourmet, con prezzi fra i 40 e i 60 euro e un concept basato su ottime materie prime e metodi di cottura innovativi, per dar vita a una cucina con alcuni piatti d'ispirazione fusion. Tra i primi spicca, ad esempio, la Tartare di ricciola mediterranea con guacamole e lamponi e, tra i secondi, il Tonno panato con blend di sesamo tostato, carciofi alla romana e salsa teriyaki. Tra i dessert, non potevano poi mancare dolci griffati come il TiraMysù con Vermouth Martini o il Tortino mon cheri con Dry Martini e amarena.

    Atmosfera barocca e foto di David La Chapelle

    Sul lato beverage spiccano sia una carta dei vini importante, con un focus sugli champagne, che una selezione di cocktail e distillati non ordinari, scelti fra prodotti internazionali di nicchia. Una cinquantina i coperti, distribuiti fra le due eleganti sale dall’aspetto glamour, sulle cui pareti spiccano quadri realizzati da fotografie di David La Chapelle, noto per la sua attività nel campo della moda e in pubblicità, in cui si mescolano visioni oniriche e atmosfere barocche (foto di Matteo Bizzarri per Ciak si cucina). A.T.

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