Bar industry, i 6 italiani che contano (e influenzano) di più

Nella classifica dei 100 top influencer di Drinks International sono sei gli italiani che contano davvero: Simone Caporale, Ago Perrone, Mario Farulla, Giacomo Giannotti, Diego Ferrari e Dario Comini

Simone Caporale (16°), Ago Perrone (28°), Mario Farulla (55°), Diego Ferrari (83°), Giacomo Giannotti (91°) e Dario Comini (94°). Sono loro gli unici sei professionisti italiani che figurano nella classifica dei 100 top influencer stilata da Drinks International, autorevole testata britannica nota per compilare ogni anno graduatorie e classifiche, molte seguite e considerate dagli addetti ai lavori della bar industry, su locali, cocktail, categorie di spirit e brand a livello globale (Bar World 100 - The Industry's Most Influential Figures). Una graduatoria, quella dei 100 top influencer, compilata sulla base delle risposte di 100 opinionisti da tutto il mondo provenienti in maggioranza dal mondo dei media e della comunicazione (quasi il 60% del panel) ma anche da formatori, organizzatori di eventi, consulenti e brand ambassador.

  • “Altro…”

    Ad ognuno degli opinionisti coinvolti, è stato chiesto di indicare i nomi di 10 personaggi del bartending internazionale che, a prescindere dalla loro bravura o status, stanno, oggi, imprimendo un nuovo passo alla bar industry, innovando standard, sfidando le convenzioni o ispirando con il loro esempio altri loro colleghi. Non più di tre voti potevano andare a professionisti residenti nella propria città e non più di cinque a professionisti della stessa nazionalità. Infine, non si poteva votare per se stessi e votare personaggi in conflitto di interessi. Quest'anno, il podio è stato monopolizzato dalla coppia Monica Berg e Alex Kratena del Tayer + Elementary di Londra, rispettivamente al 1° e 2° posto. Il terzo posto è invece andato all'imprenditore Ryan Chetiyawardana, alias Mr. Lyan. Per la cronaca, l'anno scorso era stato proprio Mr. Lyan a conquistare la prima piazza, tallonato da Kratena e da David Wondrich, scrittore e autore di apprezzati testi sulla storia della miscelazione. Una classifica che parla inglese, più della metà dei 100 top influencer sono di nazionalità americana o britannica, con New York e Londra che si confermano le piazze di riferimento della cultura internazionale del bere.

    L'importanza di creare una community

    Della striminzita pattuglia tricolore (ma è andata meglio dell'anno scorso, quando gli italiani erano solo cinque) due su sei lavorano stabilmente in Italia (Farulla e Comini) mentre gli altri si dividono tra Londra (Caporale e Perrone), Madrid (Giannotti) e l'Europa (Ferrari). Considerato l'alto livello medio dei nostri professionisti e soprattutto la loro massiccia presenza all'estero in qualità di imprenditori, bar manager, bartender, consulenti ecc. in locali iconici e di tendenza del bartending internazionale si poteva ragionevolmente sperare in qualcosa di più. Forse, il professionismo, l'esperienza, la gavetta non bastano più. Oggi servono anche altre "abilità" e basta leggere i profili dei 100 top influencer per capirlo: dalla capacità di comunicare a quella di sviluppare iniziative parallele o complementari al core business (dalle attività di charity alla creazione e al lancio, ad esempio, di un proprio spirit). E, soprattutto, l'abilità di fare community e di aggregare, a livello trasversale, pubblici diversi. Solo così, forse, si riesce nell'impresa di conquistare un posto al sole come influencer. C.B.

Simone Caporale, la ricetta per diventare un top influencer

Secondo Drinks International, sei il professionista italiano con il punteggio più alto nella classifica mondiale dei top influencer. Come ti senti?

Mi fa molto piacere. Ma non mi monto certo la testa. In fondo, se pensiamo all’universo dei contatti che un professionista può avere, si tratta di un giudizio dato da un panel che rappresenta un numero ristretto di persone.

 

Nella classifica compaiono solo sei professionisti di nazionalità italiana. Non ti sembrano un po’ pochi rispetto, ad esempio, alla massiccia presenza di imprenditori, bar manager e bartender italiani che lavorano all’estero per la bar industry?

Direi che la quantità è importante ma non è tutto. È molto più importante la qualità delle persone. Registro, a questo proposito, l’assenza di un grande professionista come Salvatore Calabrese.

 

Se dovessi dare un consiglio a chi vuole intraprendere la carriera di influencer, che cosa gli suggeriresti?

Primo, di non dimenticarsi mai che la professione di bartender è un lavoro che si fa dal vivo. Non è un lavoro che si fa da remoto o dietro a un computer. È, dunque, essenziale, essere prima di tutto bravi, competenti e concentrati sul quello che si fa quotidianamente dietro al banco. Poi, una volta terminato il proprio turno di lavoro, è necessario dedicare ogni minuto che resta della giornata alle attività di networking. E, a volte, non basta dare il 100%. Occorre dare il 200%!

Clicca sulle foto e scopri la storia dei nostri influencer

16° - Simone Caporale, consulente (Londra)

Consulente freelance dal 2019, ha lanciato diversi brand di spirit e co-fondato la piattaforma formativa P(our). Il suo nuovo locale, Sips, aprirà presto a Barcellona in collaborazione con Marc Alvarez, discepolo di Ferran Adrià

 

28° - Ago Perrone, The Connaught (Londra)

Modello di eleganza e professionalità, è alla guida di un team che si è distinto ai massimi livelli nelle più importanti competizioni internazionali. Durante il lockdown, si è prodigato in attività on line di supporto all’industry e di raccolta fondi ai lavoratori del settore

55° - Mario Farulla, Chapter (Roma)

Dopo aver portato alla ribalta internazionale Baccano, è oggi impegnato nel lancio del Lobby Bar del Chapter, boutique hotel della Capitale. Mixologist di talento, si è distinto, durante il periodo di lockdown, in attività di formazione e live chats con la community della bar industry.

 

83° - Diego Ferrari, Cocktail Art/Brand Ambassador Matusalem (Milano)

Personaggio poliedrico, si è fatto conoscere grazie al suo sito Cocktail Art e al lavoro sulla miscelazione a bassa gradazione alla Rotonda Bistro di Milano. Scrittore e saggista, oggi ricopre anche il ruolo di brand ambassador per il rum Matusalem

91° - Giacomo Giannotti, Paradiso (Barcellona)

Professionista dotato di una straordinaria creatività ha fatto del suo Paradiso, un locale icona che ha rivoluzionato i codici della miscelazione e della guest experience. Durante il lockdown, non si è mai fermato lavorando online e progettando Galileo, il suo nuovo bar

94° - Dario Comini, Nottingham Forest (Milano)

Mixologist molecolare ed esperto delle tecniche più avanzate nel mondo della miscelazione, si è costruito una reputazione inossidabile in campo internazionale. Tra le sue mille attività anche quelle di consulente, scrittore, organizzatore di eventi e mentore della bar industry

Lascia un commento

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome