Logan Plant porta Beavertown Brewery in Italia

Figlio d'arte musicale, Logan Plant ha deciso di portare in Italia le proprie specialità birrarie Beavertown Brewery, aprendo il birrificio Beaverworld.

Logan Plant titolare Beavertown Brewery

Figlio d’arte, ma non birraria, Logan Plant in meno di dieci anni ha messo in piedi un birrificio che, fin dall’inizio, ha saputo far parlare di sé. E oggi, dopo l’ingresso con una quota di minoranza da parte di Heineken, è sbarcato anche in Italia.

Lo ammetto: gli occhi, quando li ha leggermente strizzati in un sorriso cordiale, mi hanno fatto intravedere il viso di suo padre Robert, la leggendaria voce degli altrettanto leggendari, almeno per chi scrive, Led Zeppelin. Eggià, perché Logan Plant è figlio di Robert Plant, frontman e cantante del famoso gruppo rock britannico. Lo scriviamo subito perché non ci torneremo più sopra e per tre buoni motivi: il primo è che, per quanto mi possano piacere i Led Zeppelin, ne capisco più di birra che di musica, il secondo perché penso che parlare della celebrità di famiglia possa un po’ annoiarlo. Il terzo motivo è infine dato dall’essere rimasto per un po’ seduto da solo nella taproom della sua Beavertown Brewery a Londra, assaggiando tutto o quasi. Ricevendo conferme dall’ottima Gamma Ray, l’American Pale Ale che, per prima, ha portato il birrificio all’attenzione della comunità mondiale di appassionati, e dalla scorrevolissima Neck Oil. Restando inizialmente perplesso, per poi rimanerne invece ammaliato, da un’eccellente Brett Pils e innamorandomi perdutamente di una produzione 2015 di Battle of the Trees che non so se riuscirò mai ad assaggiare nuovamente.

Il birrificio è stato fondato da Plant nel 2012 e in pochissimo tempo l’ha portato alla ribalta della rinascita brassicola londinese prima, britannica e perfino internazionale poi. Una curiosità che vale la pena sottolineare: di Beavertown il mondo birrario italiano ne ha sempre parlato agli inizi senza mai fare riferimento all’ascendenza paterna di Logan. Forse lo sapevano in pochi, forse non interessava più di tanto. La realtà era che le sue birre, Gamma Ray in primis, piacevano e basta. A prescindere. Le birre Beavertown in lattina 33 cl e i fusti 30 cl sono importate e distribuite da Dibevit Import (Heineken Italia).

Ho saputo che, prima di fondare Beavertown Brewery, hai giocato a calcio a livello professionistico, fatto il modello e cantato in un paio di gruppi rock. Mi spieghi come sei approdato alla birra?
Beh vedi, io vengo dalle Midlands inglesi, un posto conosciuto anche come “The Black Country” per via della presenza un tempo di fabbriche alimentate a carbone i cui fumi neri alla fine si depositavano un po’ dappertutto. Tante fabbriche vogliono dire tanti operai e tanti operai significano tanti pub. Ecco, io fin da ragazzino accompagnavo mio padre in qualcuno di questi pub e credo che allora iniziò una specie di ossessione per la birra. A diciott’anni, con i miei amici, sapevamo esattamente in quale locale andare per degustare una determinata birra che volevamo bere quella sera. Attorno ai vent’anni, con quella che oggi è mia moglie, coltivavamo il sogno di aprire un nostro pub e infine, quando con la mia band ebbi occasione di fare un tour negli Stati Uniti, venni a conoscenza della birra artigianale americana e quello fu il colpo di fulmine finale.

Quindi il “turning point” è stata la birra artigianale americana…
Direi di sì, anche se non ho mai perso l’amore per le tradizionali cask ales britanniche. Tuttavia fu a New York che mi resi conto che stava succedendo qualcosa di nuovo in quel mondo che mi appassionava tanto. Nuovi sapori e aromi, nuovi luppoli, nuovi stili. Era un’atmosfera vibrante ed eccitante e decisi su due piedi che mi dovevo lanciare. Ho mollato la band dopo un paio di settimane, sono tornato a casa per studiare e fare pratica da homebrewer e buttare giù un business plan sul quale ho sudato 18 mesi. L’idea iniziale era quella di fare una sorta di American brewpub, ovvero barbecue e birre craft e così è nato, nel 2011, Duke’s Brew and Que, il nostro locale con l’impianto da 700 litri praticamente sistemato in cucina. Poi, nel 2012, il grande passo con la creazione della Beavertown Brewery nella zona industriale di Londra.

Nel 2012 l’Inghilterra della birra stava conoscendo una vera e propria trasformazione quindi complimenti per il vostro tempismo, oggi però lo scenario sembra essere diventato più complesso…
Sì certo però vedi il mio sogno è sempre stato quello di fare, e di bere, grandi birre. La moltiplicazione dell’offerta craft, il fatto che sempre più persone abbiano capito che la birra non è solo la classica lager e che ci siano sempre più possibilità di scelta è per me una buona cosa. Ora la sfida non è più fare solo grandi birre, ma portarle in ogni locale, letteralmente a ogni angolo di strada (nel 2018 Heineken ha acquisito una quota di minoranza del birrificio, ndr).

E per questa sfida siete pronti?
Ci stiamo attrezzando. Il nostro nuovo birrificio, che si chiamerà Beaverworld e al quale stiamo lavorando dagli inizi dell’anno scorso, sarà pronto quanto prima e avrà una capacità produttiva di circa 500mila ettolitri l’anno. Ampie possibilità di crescita dunque considerato che oggi la nostra produzione si aggira sui 130mila ettolitri.

Quindi più Gamma Ray e Neck Oil in Italia prossimamente…
Spero di sì. Il nostro export oggi pesa appena il 4% dei volumi e onestamente mi piacerebbe arrivare al 10%. Senza esagerare per ora, perché ritengo che abbiamo ampi margini di crescita nel Regno Unito, ma l’Italia, come la Francia o la Svezia, sono mercati che pensiamo possano non solo apprezzare le nostre birre, ma anche il nostro modo di vivere la birra, il nostro stile creativo e informale. In pratica, come siamo noi. *

Le schede
Beavertown Gamma Ray Apa-American Pale Ale
grado alcolico: 5,4%
livello amaro: deciso (44 Ibu)
gusto: leggero, da bere a 6 °C
aromi: frutta matura
confezioni: lattina 33 cl e fusto 30 litri
Beavertown Neck Oil Session Ipa-India Pale Ale
grado alcolico: 4,3 %
livello amaro: contenuto (35 Ibu)
gusto: leggero, da bere a 6 °C
aromi: ananas, frutta tropicale
confezioni: lattina 33 cl e fusti 30 litri.

 

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