Il linguaggio dei gesti ispira la drink list del Locale Firenze

Locale Firenze Matteo Di Ienno

Che qualche forma di gestualità accompagni sempre la comunicazione è noto. Come altrettanto noto è che nel gesticolare, in questa forma di comunicazione non verbale, noi italiani siamo dei maestri. Tanto che nel nostro paese la gestualità ha quasi assunto il carattere di un’arte, con una varietà di espressioni che per quantità, estrosità ed efficacia non hanno niente da invidiare alla ricchezza del nostro vocabolario. E alla gestualità italiana, questo tratto caratteristico del nostro modo di comunicare, rende omaggio il Locale Firenze con la sua nuova drink list che sarà presentata a breve. A volte un gesto vale più di mille parole il nome del nuovo menu, a rendere esplicito, questa volta anche verbalmente, il tema attorno al quale sono nate le creazioni che lo compongono. Ognuno dei 26 i drink che ne fanno parte, 6 dei quali proposti anche in versione analcolica, è infatti ispirato a uno dei tanti gesti tipici del comunicare italiano.

Il menu si sviluppa così come un corposo “gesticolario”, dove il nome di ogni drink, del quale sono indicati solo gli ingredienti principali, è associato, appunto, a una specifica gestualità, andando, per fare qualche esempio, dal “che vuoi?” al “non me ne importa”. Di ogni gesto, sul modello dei dizionari dei gesti, è riportata la foto con l’interpretazione datane dai bartender del Locale (gli scatti sono del fotografo Giovanni Corti dello studio Studart di Firenze), accompagna da una sintetica descrizione che ne spiega il significato (in italiano e in inglese). Il linguaggio dei gesti, ben comprensibile anche per i tanti visitatori stranieri del cocktail bar, diventa così anche un modo per coinvolgere e divertire i clienti, che magari potranno ordinare i drink non indicandone il nome, ma a gesti.

Staff Locale Firenze
Lo staff del Locale (da sx in alto): Alberto Parlapiano, Matteo Di Ienno (bar manager) Raffaele Sergio, Raffaele Manetti, Riccardo Cerboneschi, Pasquale Antuofermo, Feramarz Poosty (direttore), Mirco Maurello

Nati dalla mente del bar manager, Matteo Di Ienno (nella foto in apertura), e messi a punto con un lavoro di ricerca e sperimentazione di circa 6 mesi, che ha coinvolto tutta la squadra di bartender del cocktail bar, i cocktail sono ordinati all’interno del menu secondo un crescendo di sapori che va dalle proposte più indicate per l’aperitivo verso quelle più adatte come after dinner.

A dispetto dell’apparente semplicità trasmessa dalle poche indicazioni del menu (dove sono indicati solo i principali ingredienti per avere un’idea del gusto della proposta), i nuovi drink sono in realtà frutto di complesse lavorazioni, dove si fa un grande uso di ingredienti e preparazioni home made e delle più avanzate tecniche di miscelazione, quali la chiarificazione, la sonicazione, redistillazione, e secondo la filosofia che punta ad azzerare gli sprechi di materia prima.

Tra le nuove creazioni troviamo per esempio Bisogno fisico urgente, a base di tequila blanco, sciroppo di agave, succo di anguria chiarificato e pompelmo rosa. Il drink, che viene gassato, è servito in un bicchiere cosparso con polvere di anguria, ottenuta dall’essicazione della polpa scarto della chiarificazione, e con una decorazione, da mangiare, realizzata con la buccia, sempre dell’anguria, in salamoia. Altro esempio è Marameo, a base di tequila blanco infuso con il sonicatore a ultrasuoni con i grani del paradiso, una spezia africana piacevolmente piccantina, e distillato di cactus, l’ingrediente caratterizzante. È decorato con germogli di cactus, provenienti dalla serra del Locale, altra novità, dove vengono fatti crescere i germogli da utilizzare per la preparazione dei cocktail. E ancora, Rubare, una sorta di “Pisco Sour Fizz”, dove la base di pisco, viene unita a chicha morada, ovvero un fermentato di mais nero, a uno sciroppo di pandan, una pianta tropicale le cui foglie sono molto utilizzate per dare colore e aroma nella cucina del Sud e Sudest asiatico, e a un addensante vegetale utilizzato al posto dell’albume. Da notare come la contesa sull’origine del pisco, tra Cile e Perù, con il primo paese che accusa il secondo di avergli “rubato” la paternità del distillato, ben si sposi con il nome e l’ispirazione del drink.

In Sonno è invece un cordiale di fiore di malva e biancospino, erbe dalle proprietà rilassanti, a rappresentare l’ingrediente in diretta attinenza con il nome del drink. Drink nel quale il cordiale è unito a vodka ridistillata con foglie di malva e decorato con una bolla di vapore al lemon grass. Un esempio di cocktail proposto anche in versione analcolica è Un dritto. La sua ricetta prevede l’utilizzo di una base di tequila e di Mastiha, un liquore tipico greco, aromatizzato al mastica, una resina ottenuta dal lentisco: nella versione zero alcol il tequila scompare, mentre il liquore è sostituito da un distillato analcolico home made della resina.

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