Whisk(e)y, Cognac e Tequila&co gli spirit più intraprendenti

Secondo l''istituto di ricerca Iwsr saranno loro a crescere maggiormente a livello di consumi mondiali. Boom per i ready to drink. Nei cocktail bar è il momento di gin, Whiskey, rum invecchiati, mezcal e aperitivi come Lillet e Vermouth

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Foto di Pexels da Pixabay

Whisk(e)y (americani, canadesi, irlandesi, giapponesi) Cognac/Armagnac e superalcolici a base agave: sono gli spirit che, secondo l'istituto di ricerca inglese Iwsr Drinks Market Analysis, registreranno nei prossimi anni le performance di crescita più interessanti.

Il crollo dei consumi nel settore horeca, a causa delle chiusure di bar e ristoranti in molti Paesi del mondo, ha impattato pesantemente sui consumi di alcolici: «Nel 2020 - afferma José Luis Hermoso, direttore della ricerca in Iwsr - il consumo di spirit internazionali (sono esclusi quelli a consumo locale, come il giapponese shochu e il cinese baijiu) registrerà un calo a volumi del 7,2%, che pensiamo verrà recuperato completamente nell'arco del 2022».
A performare meglio del mercato sono, qualitativamente parlando, gli opposti: da una parte gli spirit superpremium, dall'altra i prodotti di prezzo, cui molti consumatori alle prese con riduzioni del reddito disponibile si sono adattati.

Birra e vino giù, volano i ready to drink

Più significative le perdite nei consumi totali di alcolici (-8%), a causa dei risultati negativi di birra e vino, entrambi dati a un -9% per fine 2020, entrambe con prospettive di recuperare i livelli pre-Covid non prima del 2024.

Qualche lucina, all'interno del tunnel, si vede: «Il whisky canadese e il whiskey americano sono i soli spirit per i quali si prevede un 2020 di segno più in termini di consumi» afferma Hermoso.
Ma i best performer del 2020 sono sicuramente i ready to drink (Rtd): «Grazie al boom di consumi sul mercato americano - spiega Hermoso -, dove i Rtd per la prima volta supereranno a volumi i consumi totali di spirit, quest'anno a livello mondiale cresceranno del 43%. Un boom favorito dalla crescente propensione dei consumatori a indirizzarsi verso bevande rinfrescanti e ricche di gusto.

Tra i prodotti di nicchia, continueranno a essere interessanti le prospettive di sviluppo per le birre no-alcohol e low-alcohol e per gli spirit no-alcohol.

Le difficoltà dei cocktail bar...

«La pandemia - afferma Hermoso - ha colpito duramente il mercato on-trade. C'è ancora molta incertezza sulle conseguenze che si porterà dietro: molti locali sono stati chiusi, non tutti riapriranno».

Hermoso non si sbilancia in previsioni sull'evoluzione del mercato fuori casa: «Difficile dire come riemergerà. Prima dello scoppio della pandemia registravamo crescite superiori alla media per gin, Whiskey americani, rum invecchiati, mezcal e specialità per l'aperitivo come Lillet e Vermouth; è possibile che la loro crescita possa riprendere».

Quanto alla mixology, secondo Hermoso sarà influenzata dall'evoluzione dei trend globali: «Ci aspettiamo un graduale spostamento verso prodotti più autentici e brand più socialmente responsabili e sostenibili. Credo continuerà il fenomeno dei cocktail "instagrammabili", ma crescerà il peso di drink a più basso contenuto alcolico, fatti con spirit no-alcohol o a bassa gradazione».

...e la cavalcata dell'e-commerce

Quello che invece la pandemia ha favorito è stato lo sviluppo delle vendite on line: «Per l'e-commerce di alcolici nel 2020 prevediamo una crescita del 42% nei dieci maggiori mercati (tra cui l'Italia, ndr) -afferma Hermoso -, che insieme fanno il 90% del totale mondiale. Una crescita che segue quella dell'11% registrata nel 2019 e che porterà il fatturato complessivo a raggiungere i 24 miliardi di dollari. Ma la crescita è destinata a proseguire, fino a superare quota 40 miliardi di dollari nel 2024».
Ready to drink, l'accoppiata Tequila-mezcal e i whiskey americani i prodotti per cui si prevede la maggior crescita.

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