V-Lounge: una drink list ispirata alla smorfia napoletana a Villa Cimbrone a Ravello

Ideata da Gian Maria Bianco, bar manager di Villa Cimbrone, la nuova carta è un percorso in dieci signature che valorizzano i prodotti dell'orto della villa

Si ispira alla smorfia napoletana la nuova drink list di V Lounge, il cocktail bar dell’hotel Villa Cimbrone a Ravello. Un salotto anni Venti, con 80 posti a sedere, con poltrone e tavolini sistemati in una parte del giardino, che delinea i confini del locale. Dieci signature cocktail che ripercorrono in modo fluido la tradizionale arte partenopea dell’interpretazione dei sogni. La scelta del drink viene lasciata al destino. Al tavolo, infatti, insieme al menu, in cui i signature sono proposti a 26 euro, viene consegnato un dado sulla cui superficie sono incisi i numeri principali della smorfia.

Ecco quindi che al 72 corrisponde A’ Maraviglia, un twist sul Tommy’s Margartita con tequila, Amaretto Adriatico, succo di limone, sciroppo di zucchero e kiwi lattofermentato. «Molti degli ingredienti che utilizziamo nei nostri cocktail - spiega Gian Maria Bianco, bar manager di V Lounge e ideatore della drink list - provengono dal nostro orto, come nel caso del numero 72 e di altri». Un approccio Farm to Bar che punta l’attenzione sulla sostenibilità, la qualità degli ingredienti, la stagionalità e l’eliminazione dello spreco. «Nel caso di A’ Maraviglia mettiamo a fermentare i kiwi per tre settimane con acqua, zucchero e sale in assenza di ossigeno. Attraverso questo processo di lattofermentazione, i lactobacilli vanno ad equilibrare l’acidità del kiwi per ottenere un sapore più morbido, più tondo». L’orto è anche presente nel 49 O’ Curniciell (l'immancabile corno portafortuna napoletano) con mezcal, cordiale di peperone arrostito, sciroppo di agave e succo di limone. «Anche qui abbiamo una nostra interpretazione del classico Margarita, con note più affumicate date dal mezcal, ma soprattutto dal peperone, che viene arrostito, passato in padella per pochi minuti e con cui viene fatto uno sciroppo home made». Il cocktail viene guarnito con una bordatura di sale nero. Servito in un tumbler alto decorato con pittura alimentare è O’Pazzo, che corrisponde al numero 22. Un drink realizzato con vodka, aperitivo Venturo, Amaretto Adriatico, Paragon Labdanum, tonica Brillante, succo di limone e composta di albicocca del Vesuvio home made.

Omaggia, infine, un dei prodotti iconici delle terre della Costa D’Amalfi l’89, O’Mbriaco (l’ubriaco), fatto con tequila, succo di lime, riduzione di vino Tintore, l’uva autoctona e secolare di Tramonti, e pere, con crusta di sale di Maldon affumicato. «Essendo io originario di Tramonti, non potevo non realizzare un cocktail che valorizzasse il Tintore, il vino che viene prodotto nella parte alta della Costiera Amalfitana, e che fa parte del patrimonio enologico del borgo. Usiamo un vino biologico che viene da Tramonti, messo in infusione con le pere. Successivamente le pere vengono estratte, messe a essiccare e usate come garnish. Il vino poi viene versato in un pentolino a cui vengono aggiunti 150 grammi di zucchero per litro. Il tutto poi viene messo a ridurre lentamente sul fuoco a un temperatura controllata fino a ottenere uno sciroppo infuso di Tintore dalle note di pera».

La cocktail list include anche i grandi classici (tutti a 23 euro) fra cui Paloma, Penicillin, Tommy’s e Pornstar Martini, 4 mocktail (19 euro) e un drink fuori menu che cambia in base a ciò che l’orto ha da offrire stagione dopo stagione. «Questo mese - sottolinea Bianco - proponiamo il daiquiri alla ciliegia, con ciliegie appunto che raccogliamo direttamente dalle nostre piante».

La storia di V Longue si amalgama e si fonde completamente con i racconti e le leggende che da secoli avvolgono Villa Cimbrone. Il nome del bar, infatti, raccoglie le iniziali di tre donne che hanno reso celebre la villa. Parliamo di Violet Keppel, Vita Sackville-West e Virginia Woolf, tre amiche, tre anime legate da una trama di forte desiderio, passione e mistero. È nel loro immaginario febbrile che il V Lounge trova la sua essenza, e fra i loro simboli nascosti nelle loro vicende di vita e di narrazione prende corpo la smorfia.

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