In porto a Genova il caffè delle donne di CSC e Amka

Raccolta manuale - picking
Ha meritato il bollino del Consorzio il caffè coltivato e lavorato da 80 donne piccole produttrici a Petatàn, regione di Huehuetenango - Guatemala.

La regione del Huehuetenango (Guatemala) è famosa per i suoi caffè di qualità, un risultato che si ottiene soprattutto attraverso una lavorazione attenta, meticolosa nella prima parte della filiera. Da due anni CSC - Caffè Speciali Certificati - e l’onlus Amka hanno avviato nella provincia di Petatàn una collaborazione con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo delle capacità produttive e commerciali di 80 donne piccole produttrici di caffè in condizioni di particolare vulnerabilità socioeconomica, contribuendo a migliorare le loro condizioni. La loro formazione ha spaziato dai temi della produzione del caffè e della promozione del ruolo della donna alla distribuzione di materiali e prodotti agricoli, all’assistenza tecnica specializzata per il miglioramento delle tecniche di coltivazione alla raccolta del caffè.

Un impegno che ha raccolto i suoi primi frutti con l’arrivo al porto di Genova di 257 sacchi di caffè da 69 kg con caratteristiche di eccellenza che hanno permesso di superare la certificazione attenta e complessa di CSC.

Per il Consorzio è stato Graziano Carrara, che segue i prodotti del Centro America, a coordinare le operazioni da remoto, a causa del covid. «Si è trattato di un lavoro lungo e molto impegnativo - afferma -: la lavorazione del caffè è una pratica complessa, che richiede tempi e procedure precise. Con l’aiuto di Amka e di un esportatore guatemalteco con cui lavoro da molti anni, abbiamo spiegato cosa volevamo da loro e come ottenerlo, coordinando i tempi di raccolta, di fermentazione, di asciugatura fino alla consegna del caffè a questa persona di fiducia che si è occupata della selezione e di ogni passaggio fino alla spedizione.

Avevamo contatti pressoché quotidiani anche a causa delle condizioni precarie del mercato e del sistema dei trasporti che ha avuto momenti di vero caos. È stato complesso individuare un prezzo che fosse equo e incentivante: le produttrici hanno ricevuto un premio cospicuo (un incremento di ricavo pari a quasi il 50%, evidenzia Amka), per dimostrare che lo forzo dato per lavorare bene viene ripagato e conviene, rispetto al lasciare la piantina a se stessa, raccogliendo pochi frutti e vendendoli ai “coyote”, ovvero piccoli intermediari che comprano la materia prima a cifre ridicole. Quando sono arrivati i primi campioni che hanno ottenuto la certificazione CSC sono stato molto contento e la soddisfazione è stata piena quando finalmente ho visto sbarcare il container a Genova».

Questo caffè dalle note decise e piacevolissime è stato suddiviso tra i torrefattori del Consorzio che lo tosteranno e lo venderanno in miscela o singola origine, accompagnato da un logo che evidenzia che si tratta di un caffè delle donne e l’impegno di CSC accanto ad Amka per ottenerlo.

Alla domanda «Cosa vorresti che una persona sapesse sulla tazzina di caffè che sta bevendo?», la risposta pressoché unanime delle 80 donne coinvolte nel progetto è: «Che ci sono tanto lavoro e tanta fatica dietro, più di quello che si immagina». Grazie alla differenza di prezzo offerta rispetto alla media di mercato e al supporto in fertilizzanti gratuiti, per la prima volta le donne coinvolte nel progetto si sono sentite ascoltate, riconosciute e valorizzate. Inoltre, questo progetto sta gettando le basi per alcuni importanti cambiamenti, primo tra tutti l’indipendenza economica: il pagamento del caffè viene infatti versato alle donne, con l’obiettivo di sottolineare che sono loro a dovere beneficiare e gestire i guadagni ottenuti grazie al proprio lavoro.

Ad oggi, il gruppo che ha partecipato al progetto ha scelto di eleggere una giunta, composta da una presidentessa, Dona Juanita, e altre quattro donne. Questo rappresenta solo il primo passo del sogno più grande di costituirsi come collettivo o associazione. Forse l’impatto più importante e significativo del progetto è proprio questo: avere stimolato il desiderio di auto organizzarsi, e impegnarsi per i propri diritti e la propria indipendenza.

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