L'innovazione è di casa da Julius Meinl, azienda austriaca fondata 155 anni fa, e oggi al fianco dei professionisti del bar con un ventaglio di prodotti ad alto contenuto di servizio.
Caffè fa rima con cultura: lo testimonia ogni giorno in oltre 70 Paesi nel mondo Julius Meinl, un’azienda familiare austriaca da 155 anni ambasciatrice della cultura delle caffetterie viennesi e della loro arte della tostatura. Ha una testa austriaca, ma cuore e sogni sono italiani: la sede è a Vienna, l’impianto principale di tostatura, attivo dal 2005, è a Vicenza. Il caffè di Julius Meinl è la sintesi della tostatura chiara del Nord Europa e di quella scura dell’area meridionale: presenta un chicco color nocciola con un sapore di cioccolato e una leggera e piacevole acidità. E nei locali dove lo si degusta si vive la calorosa accoglienza che il fondatore, Julius Meinl I, riservava nel 1862 ai clienti della sua drogheria. Fu lo stesso fondatore, nel 1877, a introdurre una novità rivoluzionaria, sperimentando un processo di tostatura del caffè che non entrava più in contatto con il gas utilizzato dalla tostatrice, mantenendo in questo modo intatta l’aromaticità della materia prima.
La forza della poesia
All’inizio del XIX secolo le caffetterie vivono un particolare fervore intellettuale con clienti come Wagner, Freud, i pittori Klimt e Schiele. Alla cultura delle caffetterie viennesi, Julius Meinl unisce l’amore per la poesia e si fa promotore di un movimento che invita i consumatori a riscoprirla. Nel 2014 prende il via un’iniziativa unica: il 21 marzo, la Giornata Mondiale della Poesia, chi ordina un caffè nei locali Meinl può pagarlo declamando una poesia (propria o di un poeta noto): l’evento diventa internazionale nel 2015 e nel 2016 coinvolge 1.300 caffetterie di 34 Paesi nel mondo. «Poesia è fermarsi e prendere un momento per sé, coccolandosi con un espresso ma anche con un buon tè, che selezioniamo e importiamo direttamente dal 1894 - afferma Christina Meinl rappresentante della quinta generazione alla guida della torrefazione -. Per noi la caffetteria è qualcosa di simile a uno stato d’animo, un rito legato al bon vivre».
Dalla ricca gamma di caffè, spicca la miscela 1862 Premium, che racchiude storia e futuro: il 1862 è infatti l’anno in cui il fondatore innovò il settore offrendo per primo un prodotto già tostato alle caffetterie. È composta di caffè 100% Arabica provenienti da Brasile e Africa Orientale. Sulle tazze si trova l’immagine stilizzata di un giovane uomo che indossa un fez: ricorda l’impero ottomano che portò il caffè a Vienna nel 1683. Nel 2004 Matteo Thun ha realizzato il restyling di logo e tazza; la forma è quella di un fez rovesciato, la stessa della latta da 3 kg divisa in tre scomparti a tenuta stagna che permettono ai chicchi di rimanere freschi più a lungo. A questa si accompagnano un pressino automatico sviluppato da Puqpress, posto alla base del macinacaffè on demand K30 di Mahlkoenig che “dialoga” con una macchina espresso di Cimbali. «Abbiamo collaborato con le aziende leader a livello mondiale per trovare il giusto bilanciamento tra tecnologia e artigianalità, puntando alla coerenza che la tecnologia intelligente può darci, perché questo è il futuro del caffè», riprende Christina Meinl. L’ultima nata è la miscela Supreme, 100% Arabica certificata UTZ, che si presenta con una crema vellutata, un aroma generoso e si conclude con un retrogusto di cioccolato fondente.
Intervista a Christina Meinl, responsabile globale innovazione del Gruppo Julius Meinl.
Qualità dell’espresso e rispetto dell’ambiente possono andare d’accordo?
Il momento della verità è la qualità in tazza: credo fortemente che sostenibilità e bontà non si escludano, ma che al contrario siano la via del futuro. L’impegno deve essere il continuo miglioramento di questi caffè attraverso la collaborazione con le organizzazioni e gli enti che certificano la sostenibilità: più crescerà il mercato degli specialty e più i coltivatori sceglieranno di certificare il loro caffè, consentendo il sostentamento delle proprie famiglie. Credo che il trend globale della tracciabilità continuerà perché il consumatore sta diventando più attento alla sostenibilità ed esigente sull’alta qualità dei caffè.
Avete messo a punto una “squadra” di apparecchiature che affianca il barista. Ce ne può parlare?
Abbiamo studiato con attenzione la filiera del caffè, dal chicco alla tazzina e abbiamo verificato alcune semplici mancanze tecniche che mettono a rischio la qualità del prodotto finale. Il nostro sforzo ha voluto colmare questo gap tecnico per assicurare all’operatore il tempo e la libertà di produrre la migliore tazza di caffè dai nostri chicchi. Abbiamo collaborato con i baristi e sviluppato con e per loro l’innovazione 1862 Premium Now. (concept basato su 3 pilastri: miscela premium, tecnologia innovativa e design contemporaneo, ndr)
Quale collaborazione si può sviluppare tra il mondo specialty e le torrefazioni con una produzione industriale?
Vediamo un alto livello di sinergia: la conoscenza approfondita del caffè unita alla competenza scientifica legata a una coerenza di prodotto e servizio, è segno di qualità. La dimensione dell’azienda non è un fattore decisivo in questo caso. Trovo, infine, affascinante l’innovazione continua che interessa il mondo del caffè: dobbiamo assicurare lunga vita a questo potere creativo e innovativo.