Antonia Trucillo, un giovane volto del caffè nelle terre d’origine

Ha vissuto l’edizione colombiana di Barista & Farmer e ha già al suo attivo esperienze in piantagione in tanti Paesi d’origine. Cura la sua formazione ed è responsabile dell’Accademia Trucillo; la guidano sicurezza, determinazione e una sana positività.

Antonia Trucillo in visita a una piantagione in Colombia.
La messa a dimora di una piantina di caffè durante Barista & Farmer in Brasile.

Il mondo del caffè è in continua evoluzione e oggi più di ieri richiede un notevole impegno per essere compreso a fondo e anche per anticiparne le tendenze; al suo interno un fenomeno interessante che si riscontra in numerose torrefazioni è l’ingresso dei giovani, che affiancano i genitori con tanta voglia di imparare e di innovare. Ha partecipato all’edizione colombiana di Barista & Farmer (come già a quella in terra brasiliana) Antonia Trucillo che a soli 25 anni ha già una ricca esperienza nelle terre d’origine. Dopo la laurea in Marketing e Comunicazione d’impresa accede nell’azienda di famiglia, Caffè Trucillo, lavorando nell’ufficio logistica, dove entra in contatto con il caffè verde e si innamora della materia prima. Così decide di andare alle origini, di visitare le piantagioni: in meno di tre anni è già stata in Honduras, Colombia, Brasile, India, Guatemala, Costa Rica ed El Salvador. Da ogni viaggio ha portato con sé nuove conoscenze cambiando e migliorando diversi aspetti della Torrefazione. Due anni fa è stato implementato il laboratorio; è stata migliorata anche la qualità dei prodotti e ampliata la gamma degli stessi con singole origini e caffè specialty a rotazione di 3-4 mesi secondo la disponibilità. Tra un viaggio e un altro ha dato la priorità alla sua formazione, completando i 5 moduli Sca e l’intero percorso Inei per trasmettere a sua volta conoscenza e cultura del caffè, fondamentali per lei. Oggi è responsabile dell’Accademia Trucillo, dove nell’arco di 20 anni la didattica è stata cambiata ben otto volte, in base alle tendenze. “Ciò a cui tengo di più è la mia formazione. Non è facile essere in azienda e portarne il nome: chi ti è attorno ti vive (giustamente) come “la figlia del capo”; io invece voglio essere lì perché conosco e so fare. In questi anni ho avuto modo di appassionarmi davvero a questo mondo, non è solo un lavoro ma è la mia vita”.

“Vedo molti giovani affacciarsi a questo settore – riprende -, ma sono pochi quelli che si impegnano e vogliono crescere davvero; spesso si preferisce seguire la via più semplice della tradizione. Nei miei viaggi incontro molte donne e questo è un aspetto che trovo molto positivo, come pure è molto bella la community che si è creata attorno al caffè: conosco persone molto aperte con cui è bello confrontarsi, come Luigi Lupi, che conosco da una vita, Enrico Romano di Csc con cui sono stata in India o Chiara Bergonzi, una cara amica. L’apertura unisce le persone e aiuta a crescere attraverso un confronto franco e sincero. Le mie prossime tappe saranno l’Etiopia (mi manca l’Africa) e il Vietnam: quest’ultimo è un Paese in continua crescita che penso meriti di essere conosciuto meglio”.

Una postazione brew bar presso Palazzo Innovazione, nel centro storico di Salerno.

Frattanto, per promuovere il caffè filtro, da due anni ha inserito in alcuni locali una postazione brew bar con più metodi di estrazione (aeropress, V60, chemex e a scelta anche il cold brew), un macinino manuale (per dare maggiormente il senso di artigianalità) e un bollitore. È un percorso partito lentamente, preceduto da un corso itinerante dove vengono spiegati i modi più consoni per approcciare un cliente che non sa ma vorrebbe saperne di più; per questo motivo sono privilegiati luoghi in cui si sosta più a lungo e la materia prima riceve una grande attenzione.

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