Ci sono nomi capaci di sintetizzare l’essenza di un posto. Enjoy è uno di questi. Forse perché vuol dire tante cose insieme. Divertirsi, ma anche godersela. Ingredienti che si trovano tutti nel secret bar (e nella filosofia di lavoro) di Giacomo Diamante, anima della “macchina da guerra” Enjoy Artigiani del bere. Nata come scuola di formazione per bartender e aspiranti tali, ha nel tempo (in realtà, in poco tempo) ampliato i suoi orizzonti. Che oggi comprendono due secret bar (il Scrt Club! di Vicenza e l’Enjoy! Club Milano), una linea di oltre 30 spirit a marchio proprio, la gestione di un locale estivo a Vicenza e una fervente attività di consulenze, sia per i locali che per le aziende di spirit, e infine di catering.
Cosa significa enjoy
Cuore dell’attività è uno spazio molto scenografico, non a caso sede di shooting fotografici, seminascosto in un cortile appena fuori dal centro.
Fuori c’è il marchio Enjoy, ma per il popolo dei nottambuli vicentini, quel posto lì e il Scrt: lo hanno praticamente tenuto a battesimo loro, tanto che il nome che gli hanno dato poi è rimasto quello.
Dentro ci sono i corsi, le degustazioni, gli shooting e le attività di team building di giorno, i soci del Scrt di notte: si comincia alle 22, non si sa bene quando si finisce (ma un’idea di massima c’è: molto molto presto, parlando di mattine).
Focus sui clienti
Ma torniamo a Enjoy: per Giacomo e il suo (ristretto) team, il vero significato del termine è “lavorare divertendosi”.
Attenzione però: i due termini pesano il 50% l’uno. Perché dietro il bancone del Scrt si lavora di brutto: in due macinano 350 drink a sera. Senza una carta (almeno fino a poche settimane fa). Ma non è finita: perché chi deve godersela è prima di tutto il cliente. Enjoy, allora, diventa anche uno stile di accoglienza.
«Siamo poco social, ma molto sociali - spiega Giacomo Diamante -: è una scelta precisa, perché ai like su Internet preferiamo la complicità con i nostri clienti. Per noi l’interazione con il cliente è il centro di tutto. E non avere una carta, così come non avere in bottigliera brand conosciuti, sono stati i trucchi che ci hanno permesso di instaurare una relazione con ogni cliente, di conoscerne i gusti e di allargargli gli orizzonti. Ma da Enjoy non ci sono protagonisti: né i bartender, né tantomeno i cocktail. Certo, chi viene da noi si aspetta di bere bene. E noi cerchiamo di assolvere al meglio il nostro compito. Ma soprattutto vogliamo essere, noi e il nostro spazio, un tramite per creare interazioni, condivisioni, connessioni. Un locale funziona se i clienti lo sentono loro. Il che non significa che possono fare quello che vogliono, ma che si sentano a casa e responsabili - al pari di chi ci lavora - dell’atmosfera che si crea».
Regole scritte e non
Le regole, al Scrt, sono solo due. Anzi tre. La prima: comportarsi con educazione e buon senso. La seconda: niente droga. La terza? Le prime due si rispettano. «Lo hanno imparato a proprie spese anche nomi della Vicenza che conta - spiega Giacomo -, che poi sono tornati puliti e ci hanno ringraziato». Dai racconti, non è stato necessario farlo spesso. Responsabilizzare i clienti è stata la chiave del successo: «Abbiamo detto a ognuno di portare solo il tipo di persone che avrebbero voluto trovare qui dentro».
Ed è per questo che nei due speakeasy di Vicenza e Milano, pur essendo meta di molti colleghi bartender, la maggior parte dei presenti sono amanti del buon bere e non professionisti: «Vogliamo creare locali che siano punti di riferimento per le persone, non per la bar industry». Il bello è che poi finiscono per essere l’uno e l’altro.
Lo stile di accoglienza è il concetto su cui Giacomo Diamante e i suoi incentrano il loro modo di lavorare e la loro formazione. «La conoscenza dei prodotti è la base del nostro lavoro. E da un bartender ci aspettiamo che sia competente, bello da vedere e veloce nel lavorare. Ma questo è solo il punto di partenza. Il corso di cui andiamo più fieri è Aprilamente, perché oltre a trasmettere le competenze necessarie per fare bene il nostro lavoro ci concentriamo sulla sua essenza: far vivere al cliente momenti unici. Perché diventano unici anche per noi. Cerchiamo di far capire l’importanza di imparare a pensare fuori dal coro, di essere se stessi. Perché chi fa il proprio lavoro con tutto se stesso diventa per forza unico: non esisterà mai un altro come lui. Ma occorre essere reali, sinceri e onesti. Far finta di esserlo non funziona».
Competenze in bottiglia
Per chi fosse convinto che vale più la pratica che la grammatica, parlano per Enjoy i prodotti che hanno sviluppato per diverse aziende liquoristiche, come la gamma Gagliardo Bitter per Distilleria Schiavo, e le oltre 30 referenze a marchio Enjoy, oggi distribuite in un circuito selezionato di locali.
«Il prossimo passo - rivela Giacomo - sarà creare tirature limitate di prodotti rari o di altissima qualità. E completare la gamma in modo che nei nostri locali si usino solo spirit “made in Enjoy”».