Più efficienza per ridurre i prezzi degli alimentari

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Una ricerca Nomisma-Conad sulla filiera agroalimentare indica che è possibile agire su costi esterni come trasporti ed energia

Rincari record dal campo alla tavola. Dove e come nascono gli aumenti? È possibile recuperare efficienza sui costi a beneficio dei prezzi finali? Fa il punto l'indagine condotta da Nomisma-Conad sulla filiera agroalimentare.
Sono 215 i miliardi di euro di spesa alimentare domestica ed extradomestica che costituiscono il mercato finale a valle della filiera agroalimentare italiana. In questa operano diversi attori economici che consentono al prodotto agricolo di arrivare, dopo diversi processi di trasformazione, al consumatore finale. La formazione dei prezzi dipende non solo dall'attività di tali attori, ma anche dalle relazioni economiche tra questi ed altri, appartenenti ad altri settori (fornitura di mezzi tecnici per l'agricoltura, promozione e pubblicità, trasporti e logistica, fornitura di beni accessori e strumentali, ecc.) oltre che alla pubblica amministrazione (componente fiscale).

Una filiera complessa
L'insieme degli operatori delle diverse fasi della filiera agroalimentare italiana garantisce un contributo di primissimo piano alla nostra economia (l'8,4% del pil e il 12,6% degli occupati). La filiera è caratterizzata dalla numerosità degli operatori e da alcune peculiarità strutturali che ne determinano il livello di efficienza e competitività (con effetti diretti sul livello dei prezzi). Tra queste: estrema polverizzazione della fase produttiva (agricola e industriale) in confronto agli altri principali Paesi europei; scarsa concentrazione nella fase distributiva/commerciale rispetto ai principali Paesi europei con la sola eccezione della Spagna; dipendenza dall'estero per molte produzioni agroalimentari (anzitutto materie prime agricole).

Analisi della spesa
Dalla scomposizione della spesa domestica ed extradomestica in Italia per generi alimentari (dati medi 2004-2006) risulta che gli attori della filiera hanno un'influenza più limitata di quanto comunemente ritenuto sui prezzi al consumo. Su 100 euro di spesa, la somma delle ricchezze generate da tutti gli attori interni rappresenta solamente il 59% del valore dei consumi alimentari. Il restante 41% è assorbito dai costi esterni per beni e servizi (27 €), importazioni (4 €) e imposte indirette (Iva, circa 10 €).
La maggiore creazione di ricchezza è relativa alla fase produttiva in cui “si costruisce” il prodotto e cioè le materie prime che subiscono un importante processo di lavorazione e trasformazione (agricoltura con 16 euro e industria alimentare con 12 €). Nella fase distributiva e commerciale si riscontra una minore creazione di ricchezza.

I costi per la filiera
Tra i costi interni della filiera (54 € complessivi) figurano il costo del lavoro (38 €); il costo del capitale (11€) che considera principalmente gli ammortamenti di impianti, fabbricati, macchinari.; il costo dei finanziamenti (5 €).
A questi si affiancano i costi esterni (27 €) che rappresentano tutti i costi sostenuti per l'approvvigionamento di beni e servizi da operatori di altri settori economici. I più rilevanti risultano i costi per packaging (8,50 €), trasporto e logistica (5,70 €) e promozionali (5,00 €). Vi sono poi le imposte (12 €) che si dividono tra indirette (10 €) e dirette (2 €). Un'ultima quota di costo è, infine, riferibile alle importazioni nette di prodotti agricoli e alimentari (circa 4 €).

Marginalità limitata
A fronte di tutti i costi considerati, si stima un utile di filiera pari a circa 3 € sui 100 del valore della spesa in Italia. Questo valore si suddivide tra tutti gli attori interni della filiera, quindi il settore ha una marginalità strutturalmente limitata. Le quote maggiori (agricoltura con 0,70 € e industria alimentare 1,10 €) spettano alla fase produttiva, la quale si assume un maggior rischio d'impresa e genera una quota maggiore di ricchezza nella filiera.

Più efficienza per ridurre i costi
Un eventuale risparmio sul prezzo finale per i consumatori passa più da una riduzione dei costi da una riduzione degli utili, data la ridotta incidenza di questi ultimi. All'interno dei primi una quota importante è attribuibile a costi esterni alla filiera. Un recupero di efficienza sui costi delle reti di trasporto ed energetiche, per esempio, porterebbe sicuramente un beneficio sui prezzi finali.
Dall'altro lato, un recupero d'efficienza è auspicabile anche sui costi interni. Nella filiera emerge, infatti, una spiccata polverizzazione che impedisce di fatto il ricorso a economie di scala e aumenta i costi di lavoro, capitale e finanziamento.

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