
Seconda puntata del nostro reportage del 2030: dopo un primo passaggio con il quale abbiamo profetizzato come cambierà il cliente di qui a cinque anni e, dunque, come sarà e che aspettative avrà l'avventore che si siederà al di là del bancone, stavolta proviamo a ragionare su che forma avrà... il bancone stesso. In altre parole, come sarà concepito il locale di domani.
In cerca di spunti per capire il domani
Breve ripasso: durante la settimana di TuttoFood, nell’arena di Mixology Experience, abbiamo interpellato tre esperti, coinvolti nell’incontro intitolato appunto “Il mercato del beverage 2030”, perché ci dessero degli spunti utili a capire quali buone opportunità per il futuro si possono cogliere se si è in grado di guardare avanti.
Uno di loro è Giorgio Triani, firma della rubrica Stravagando sull'edizione cartacea di Bargiornale, sociologo, docente all'Università di Parma. Abbiamo sfruttato la visione di un sociologo per fare uno sforzo creativo da architetti, per osare un pochino e senza nulla togliere alla categoria dei professionisti del design, ci mancherebbe.
Invece di partire dall'immagine di un bar con arredi futuristici, materiali freddi, toni di grigio e robot che servono drink, l'esperto porta l'esempio di Cluely, un assistente digitale basato su intelligenza artificiale sviluppato da due ex studenti della Columbia University e salito in cronaca nelle ultime settimane perché ci propone l'idea di una società in cui non serve più sapere nulla e in cui le relazioni sociali sono totalmente e definitivamente affidate alle macchine. Un chatbot evoluto proietta in tempo reale le sue risposte su un pannello invisibile e permette di "barare" alla grande di fronte a qualsiasi domanda. Per capire meglio basta cercare l'ormai famosissimo spot di lancio di questa tecnologia: la scena immaginata è quella di un ragazzo che flirta con una ragazza (guarda un po') al tavolino di un bar. Lui usa l'A.I. per spulciare i profili social di lei e carpire informazioni che lo facciano ben figurare. Poi bara sulla sua età, viene beccato ma cerca di uscirne (ne esce, ma poi rovina tutto e va in bianchissimo, giusto per il gusto di spoilerare).
Implicazioni a parte di questa tecnologia (per alcuni una meraviglia, per altri demoniaca, di sicuro dirompente e accompagnata da un claim programmatico "Invisible A.I. to cheat on everything", ossia "L'intelligenza artificiale per imbrogliare su qualsiasi cosa"), fa riflettere l'idea che il bar resti ancora un luogo privilegiato per le relazioni sociali e che, insieme, quella mediazione tecnologica estrema - che conosciamo tutti anche senza schermi invisibili - ci lasci, alla fine, un po' più soli. Proprio come accade a quel ragazzo dello spot. «La scommessa - dice il sociologo - è rifare la società, ripensare la convivialità. Soprattutto per andare incontro ai giovani, che si sentono soli, un bel po' sopra media rispetto alle altre generazioni».
Cinque caratteristiche dei locali di domani
Allora, vediamo come l'esperto ha sintetizzato le caratteristiche che dovranno avere i locali nel 2030 per valorizzare quel che davvero servirà al cliente. Legati da un senso comune: favorire un ambiente accogliente dove le persone possano incontrarsi, condividere interessi e sentirsi parte di una comunità.
1. Spazi fluidi e multifunzionali
Dimentichiamo la rigida distinzione tra bar, caffè, enoteca. Il 2030 vedrà locali camaleontici, capaci di trasformarsi durante la giornata.
2. Tecnologia invisibile
La tecnologia sarà onnipresente, ma discreta. Ordinazioni tramite app o comandi vocali, ma anche macchinari intelligenti che automatizzano le preparazioni e aiutano i professionisti. Illuminazione e musica adattabili all'umore e all'ora del giorno. Schermi interattivi mostreranno info su prodotti, eventi o opere d'arte.
3. Biocompatibilità e sostenibilità
Materiali riciclati e riciclabili, arredi modulari e longevi, illuminazione a basso consumo, elementi naturali come piante verticali o piccoli giardini interni per migliorare la qualità dell'aria. Sistemi intelligenti per la gestione dei rifiuti e orientati al risparmio energetico.
4. Sensorialità
Il bar non sarà solo un luogo dove consumare, ma un'esperienza a 360 gradi. Realtà aumentata per visualizzare origine dei prodotti o preparazione dei cocktail, profumi d'ambiente, suoni avvolgenti e playlist che varieranno col succedersi dei momenti di consumo nel corso della giornata.
5. Flessibilità
Diverse zone pensate per diverse esigenze: aree più intime per conversazioni private, tavoli condivisi per socializzare, postazioni individuali con prese e connessione per chi lavora o studia, spazi esterni attrezzati e confortevoli utilizzabili tutto l'anno.
Va da sé che, sullo sfondo, deve rimanere un'offerta di alto livello di food & beverage. Ma quella è la base, altrimenti non ha senso stare a parlare di esperienza di comunità. E a quel povero ragazzo dello spot non avremo lasciato proprio speranza alcuna.