
L'esercizio di scrutare nella sfera di cristallo è sempre un poco rischioso, per due motivi. Primo, perché non è sempre limpido e chiaro il contenuto della palla e si rischia di fare previsioni che scadono nella fantasia di chi guarda. Secondo, perché quello che si vede dentro la sfera può non piacere, addirittura spaventare. Per minimizzare questi rischi abbiamo provato a profetizzare il fuori casa del 2030 con un approccio multidisciplinare, mettendo assieme tre voci diverse che sapessero dare forma a previsioni coerenti e credibili.
Durante la settimana di TuttoFood, nell’arena di Mixology Experience, abbiamo interpellato tre esperti, coinvolti nell’incontro intitolato appunto “Il mercato del beverage 2030”. Un approccio multidisciplinare, per mescolare numeri e riflessioni qualitative e sociologiche, alla ricerca di qualche certezza e di buone opportunità per il futuro.
Tre contributi per individuare le opportunità
Il contributo finale è stato un focus su come sarà il consumatore del 2030, lavoro su cui si sono concentrati Federico Ramponi (co-fondatore di Intuer, visionario, creativo e consulente che da oltre vent’anni affianca professionisti, individui e aziende nel loro percorso di evoluzione) e Matteo Figura (direttore Foodservice Italia di Circana, colosso internazionale delle ricerche di mercato, esperto delle dinamiche di mercato e dei comportamenti di acquisto dei consumatori). Giorgio Triani, firma della rubrica Stravagando su Bargiornale, sociologo, docente all'Università di Parma, ha immaginato invece come si trasformerà il bar del prossimo futuro (aspetto che approfondiremo in un prossimo articolo).
I consumatori nel 2030
Chi saranno i nuovi consumatori del settore e come evolveranno le loro esigenze, le loro abitudini e aspettative? Ramponi si è chiesto proprio questo e per dare una risposta ha coinvolto direttamente la redazione di Bargiornale, stimolandoci a identificare i bisogni, le ambizioni, le opportunità e i fattori di resistenza al cambiamento nel nostro settore. Tre i macro-movimenti identificati.
Nuova italianità
Cambia la popolazione, l’immigrazione fa sentire il suo peso e si porta dietro nuova cultura, anche culinaria: «Nel 2030, il fuori casa per i nuovi italiani dovrà essere ibrido e inclusivo, mescolando tradizione e globalizzazione per rispondere a consumatori con identità fluide e abitudini alimentari multiculturali», ha spiegato Ramponi. Nella fascia 18-34 anni, già oggi il 45% si identifica in un mix tra cultura italiana e cultue "altre", il 92% ha viaggiato almeno una volta all’estero (dati Censis 2024): il futuro è fatto di inclusione culinaria, di “heritage culinario” che sarà giocoforza da reinventare. Ibridazioni nelle ricette, sicuramente, ma anche forte ricerca di una proposta – per i locali – che li dovrà identificare come unici e particolari (sul tema dell’unicità torneremo più avanti). La provocazione? Un bao alla milanese. Più chiaro di così.
Experience the wellness
Meno alcol, senza però rinunciare al godimento nei consumi fuori casa. Grande attenzione alla forma fisica e alla salute. Ingredienti nutraceutici e offerta salutare. In dieci anni la quota di italiani attenti a un'alimentazione sana è salito dal 61% al 91%. Il 67% della popolazione sostiene di seguire una dieta equilbrata (+30% in dieci anni!): la tendenza healthy è qui per rimanere e consolidarsi.
Attenti alla gold generation
L'invecchiamento della popolazione, lo stile di vita più salutare che porta ad invecchiare meglio e il portafogli tendenzialmente più gonfio degli over 55 sono tutti fattori da tenere in grande considerazione: nel 2030, i nuovi senior saranno più numerosi e tecnologicamente avanzati. Si prevede una maggiore domanda di servizi personalizzati che integrino l'assistenza domiciliare, con un'attenzione particolare al benessere e alla socializzazione. Sarà il tempo libero di queste persone a condizionare le modalità di frequentazione dei locali: obbligatorio tenerne conto.
2030: lontano, ma non troppo
Il 2030 non è poi così lontano. Un prezioso bagno di realtà arriva dai numeri di Circana, raccontati per l'occasione da Matteo Figura. Torna il tema dei senior. La crescita delle presenze nel fuori casa è guidata soprattutto dagli over 50, anche se lo scorso anno hanno contribuito attivamente anche i 18-24enni. «La pandemia ha frenato il ricambio generazionale», spiega l'esperto. «Bisogna favorirlo ricalibrando l’offerta e lo storytelling ai desiderata delle giovani generazioni».
Anche perché i giovani oggi saranno i consumatori senior di dopodomani, e si porteranno dietro le loro aspettative e il loro approccio a bevute e cene e aperitivi. Com'è questo approccio? Un po' più salutistico, certamente, ma anche qui serve un secondo momento di realismo, distinguendo crescita e reale dimensione del fenomeno rispetto al totale dei consumi. «Sebbene siano in forte crescita, i trend no e low alcol nel 2030 saranno ancora marginali in termini di volumi. Si tratta di un fenomeno da attenzionare, senza panico». Quindi, senza trasformarlo semplicisticamente in "non si berranno più alcolici".
Infine, l'eterno valore dell'esperienza. Da costruire come unica e "non-replicabile a casa", attraverso innovazione di prodotto e ricettazione. Ma anche - aggiungiamo noi - con un livello di servizio e accoglienza che renda davvero di valore frequentare il bar e il cocktail bar. Con il contatto umano e la socialità al centro.