È stato firmato dal presidente del consiglio Giuseppe Conte il Dpcm 13 ottobre 2020, che contiene le nuove misure messe in campo dal governo per contrastare la crescita dei contagi da Covid 19. Misure, in vigore per 30giorni a partire dal 14 ottobre, che ancora una volta impongono sacrifici al mondo dei locali. Il nuovo provvedimento (che potete scaricare in fondo all’articolo), pubblicato in Gazzetta ufficiale (n 253, 13 ottobre 2020), anticipa infatti l’orario di chiusura dei pubblici esercizi e contiene una forte stretta sulle feste, che ora sono vietate sia al chiuso sia all’aperto.
Andando più nel dettaglio, il Dpcm all’art 1, comma 6 ee, stabilisce che le attività di ristorazione, includendo in questa categoria bar, pub, ristoranti, gelaterie e pasticcerie, «sono consentite sino alle ore 24.00 con consumo al tavolo e sino alle ore 21.00 in assenza di consumo al tavolo». Quindi locali aperti fino a mezzanotte, ma dopo le 21 esclusivamente per il consumo al tavolo, quindi non in piedi davanti o all’interno del locale stesso, misura con la quale si vogliono evitare assembramenti.
Tali attività, esplicita poi il provvedimento, sono permesse a condizione che le Regioni e le Province autonome abbiano preventivamente accertato la compatibilità del loro svolgimento «con l'andamento della situazione epidemiologica nei propri territori e che individuino i protocolli o le linee guida applicabili idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento o in settori analoghi; detti protocolli o linee guida sono adottati dalle Regioni o dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome nel rispetto dei principi contenuti nei protocolli o nelle linee guida nazionali e comunque in coerenza con i criteri di cui all'allegato 10». Dunque a disciplinare l’attività dei locali restano come riferimento i protocolli e le linee guida anti contagio previste per le attività economiche, produttive e ricreative, aggiornate lo scorso 8 ottobre dalla Conferenza delle Regioni (che trovate negli allegati al Dpcm che potete scaricare in fondo all'articolo), ma che non presentano novità rispetto all'ultima versione del 6 agosto (clicca qui per approfondire).
Lo stesso articolo conferma poi la possibilità per i locali di lavorare con l’asporto e il delivery. Resta infatti consentita la ristorazione con consegna a domicilio, «nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l’attività di confezionamento che di trasporto», e l’asporto, ma «con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze dopo le ore 21 e fermo restando l'obbligo di rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro».
Così come restano consentite le attività delle mense e del catering continuativo su base contrattuale, che garantiscono la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro, e aperti gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande negli ospedali e negli aeroporti, ma sempre con l’obbligo di rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro.
Stretta sulle feste
Una decisa stretta arriva invece per cerimonie e feste. Il Dpcm 30 ottobre, al comma 6 n, sempre dell’art 1, conferma la sospensione delle attività di sale da ballo, discoteche e locali assimilati, all’aperto e al chiuso, ma aggiungendo anche il divieto di tenere feste, sia che queste si svolgano in luoghi al chiuso sia all’aperto. Inoltre, si specifica che le «feste conseguenti alle cerimonie civili e religiose sono consentite con la partecipazione di massimo 30 persone, nel rispetto dei protocolli e delle linee guida vigenti». Stretta che si estende anche alle abitazioni private per le quali è «comunque fortemente raccomandato di evitare feste e di ricevere persone non conviventi in numero non superiore a sei».
Mascherine obbligatorie
Il provvedimento conferma poi l’obbligo, già previso dal Decreto legge n. 125/2020 dello scorso 7 ottobre, di avere sempre con sé la mascherina che va sempre indossata nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private e in tutti i luoghi all'aperto a eccezione dei casi in cui, per le caratteristiche dei luoghi o per le circostanze di fatto, è garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi (clicca qui per approfondire). Da tale obbligo restano esclusi chi fa attività sportiva, i bambini sotto i 6 anni, i soggetti con patologie e disabilità incompatibili con l'uso della mascherina. Viene inoltre «fortemente raccomandato» l'utilizzo dei dispositivi «anche all'interno delle abitazioni private in presenza di persone non conviventi».
Fipe: nuovi sacrifici per un settore già duramente colpito
La scelta del governo di imporre un nuovo sacrificio al mondo del fuoricasa non è piaciuta a Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi. «Le misure contenute nel nuovo Dpcm approvato dal Consiglio dei ministri rappresentano un colpo mortale per un settore già in gravissima crisi che vede il rischio chiusura per 50.000 imprese e la perdita del lavoro per 350.000 lavoratori - ha commentato il presidente della Federazione, Lino Stoppani -. Questo, numeri alla mano, il risultato se si proseguirà sulla strada delle chiusure anticipate, invece di incrementare i controlli per punire chi non rispetta le regole. Che ha poi sottolineato che bar, ristoranti, stabilimenti balneari, imprese di banqueting e catering siano state le realtà più colpite dalla crisi e anche quelle meno supportate. «Tra i nostri imprenditori c’è ancora chi deve pagare i debiti accumulati durante il lockdown di marzo e chi deve ammortizzare gli investimenti fatti per mettere il proprio locale in regola secondo il protocollo siglato a maggio – prosegue Stoppani in una nota –. È impensabile che si possa far fronte a una nuova riduzione dell’attività, mentre nessuno sta muovendo un dito per ridurre le spese cui i gestori dei pubblici esercizi sono tutt’ora costretti. Dagli affitti, al fisco».