Buoni pasto: un mercato da far crescere in modo virtuoso. Con la digitalizzazione

buoni pasto

Un mercato in salute, al quale l’avvento della digitalizzazione ha dato un importante impulso, ma che presenta ancora alcune criticità, così come ulteriori e ampi margini di crescita. È il quadro del settore dei buoni pasto emerso dalla tavola organizzata a Milano da Anseb, l’Associazione nazionale società emettitrici buoni pasto, che rappresenta circa il 80% del mercato italiano, per fare il punto sulla situazione del comparto e confrontarsi con tutti gli anelli della filiera per individuare proposte per una crescita virtuosa del sistema.

Proposte indispensabili per garantire lo sviluppo sano di un mercato che, nonostante la sua solidità e i molti progressi fatti, presenta ancora diverse criticità. A partire dal valore dei buoni, la cui media è ancora inferiore rispetto a quelli degli altri principali partner europei, e non solo, non riuscendo così in diversi casi ad assolvere alla sua funzione di servizio sostitutivo della mensa a tutto svantaggio del consumatore. Problema ulteriormente accentuato, per i dipendenti della pubblica amministrazione, dalla formula del massimo ribasso in vigore per le gare d’appalto. Passando poi per gli abusi, ovvero un uso scorretto del ticket, in alcuni casi utilizzati impropriamente come succedanei del contante sia da parte dai beneficiari sia dagli esercenti per altri acquisti o cessioni a terzi. Per concludere con le resistenze che ancora si incontrano nell’accettazione dei buoni elettronici, che di fatto limitano la possibilità di scelta del consumatore su dove acquistare e consumare il pasto.

Stati generali del buono pastoCriticità che si può cominciare a superare proprio incentivando la diffusione dei ticket elettronici, cominciando con l’elevare la quota di esenzione fiscale, in modo da stimolare le aziende a corrispondere ai loro lavoratori ticket con un più alto valore e garantendo a questi ultimi una maggiore possibilità di spesa. Con in più tutti gli altri vantaggi legati a questo strumento. «La defiscalizzazione fino a 7 euro del voucher elettronico, entrata in vigore tre anni fa, sta infatti dando i risultati sperati: tecnologizzazione dei servizi, diminuzione degli abusi, velocizzazione dei tempi di pagamento agli esercenti, maggiore reddito in tasca ai lavoratori – ha spiegato Emmanuele Massagli (il primo a sinistra nella foto), presidente Anseb -. Ma non ci si può fermare qui, perché l’obiettivo è di rendere il mercato sempre più fluido, trasparente ed efficiente a vantaggio di tutti gli attori coinvolti. Obiettivo per il quale l’Associazione ha la sua ricetta. Innanzitutto, l’innalzamento a 9 euro della soglia di defiscalizzazione del buono pasto elettronico. A questo si aggiungono le misure per assicurare la rimborsabilità dei buoni in circolazione a tutela degli esercenti, come l’obbligo, per le società emettitrici di vincolare una somma a garanzia del valore dei buoni pasto emessi, e con una migliore definizione dei requisiti richiesti alle stesse società per operare. Infine, una revisione dei criteri di valutazione delle offerte nelle gare pubbliche, per armonizzare economicità e sostenibilità, garantendo a chi lavora il diritto a una pausa pranzo sana e non onerosa.

 

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