Viaggio nell’Uganda del caffè con Francesco Sanapo su Sky

Si dipana in due puntate l’avventura di The Coffee Hunter sulle tracce dei chicchi più pregiati e di chi li produce. Il tour in terra ugandese in programma il 25 e 26 dicembre con replica l’1 e il 2 gennaio

Cosa c’è dietro una tazzina di caffè? Tanto passione e tanto lavoro che prende il via nelle terre d’origine, purtroppo troppo lontane per potere essere visitate come spesso si fa per le vigne. Con il documentario in due puntate The Coffee Hunter, il coffee lover Francesco Sanapo offre il racconto di un viaggio in Uganda per scoprire da dove viene il caffè, la natura in cui è immerso, la realtà di chi lo lavora e la vita di ogni giorno nei paesi e nelle città attraversati.

L’itinerario al gusto di caffè è in programma sabato 25 e domenica 26 dicembre alle ore 13.00, 19.30, 24.30 (in replica 1 e 2 gennaio) su Gambero Rosso Channel, ai canali 133 e 415 di Sky.

Sanapo visita da tempo le terre d’origine e ha dato il via al nuovo progetto con l’obiettivo di diffondere la cultura del caffè di qualità e migliorare lo stile di vita dei produttori grazie a una maggiore consapevolezza del valore del chicco e del lavoro che c’è alle sue spalle da parte dei contadini e dei consumatori, passando per quell’anello fondamentale per la creazione di una cultura del caffè che è il barista.

Si coglieranno i tratti principali di un viaggio di centinaia di chilometri percorsi in motocicletta sulle strade ugandesi, dalle colorate vie di Kampala ai vicoli affollati degli slum, alle piste di terra rossa immerse in paesaggi incontaminati, mentre saranno affrontati a piedi i sentieri ritagliati nella giungla a colpi di machete. Un’esperienza a tutto tondo, che spazierà dalle caffetterie della capitale Kampala per proseguire con foreste abitate dai gorilla dove il caffè cresce spontaneamente, progetti di inclusione sociale possibili grazie ai proventi dell’esportazione dei chicchi e piccole fattorie in cui si coltivano con grande cura e attenzione gli specialty coffee.

«È stato il palato a portarmi in Uganda per compiere questo viaggio - afferma Francesco Sanapo: ho assaggiato moltissimi caffè di questo Paese che spesso vengono venduti senza rispettare la sostenibilità economica. Così ho deciso di dare il mio piccolo contributo in qualità di esperto con l’obiettivo di valorizzare queste varietà straordinarie». L’operazione si è resa ancora più impegnativa constatando che gli stessi produttori non bevono, soprattutto non conoscono il caffè, dunque non possono dare a ciò che producono il giusto valore: acquisire questa consapevolezza permetterà loro di non cadere nelle rete di speculatori senza scrupoli».

A questo proposito sarà importante porre nella mente dei telespettatori una piccola pulce: «non faccio parte anch’io, che mi ostino a non volere pagare un espresso più di un euro, un euro e venti, di quegli speculatori?». Per lo più inconsapevoli, certo, ma chi comprenderà non potrà che essere disposto a spendere qualcosa di più, per rendere il caffè che degusta buono anche a livello etico.

The Coffee Hunter vuole anche raccontare la natura dell’Uganda, come sottolinea Stefano Conca Bonizzoni, regista: «ad esempio lo slum di Katanga, che appare nel primo episodio, è in parte il risultato di politiche agricole sbagliate, o comunque di una serie di crisi subite in ambito agricolo nell’Uganda rurale, che ha portato i contadini a migrare in città. Oppure: cosa c’entrano i gorilla, che avvistiamo nella seconda parte del documentario, col caffè? Nella zona dove siamo andati a osservarli si produce una delle migliori qualità di chicchi del Paese, e l’ambiente in cui crescono è quello della riserva naturale preservata appunto per i gorilla. Se non ci fossero questi animali i non esisterebbe la forma di protezione ambientale che permette un’agricoltura sostenibile e in simbiosi con l’ambiente. Questo progetto, inoltre, è un naturale proseguo del lavoro che porto avanti per dare visibilità a una serie di attori sociali che hanno meno spazio e opportunità di raccontarsi, quindi in questo caso i contadini e i coltivatori che all’interno della filiera del caffè sono le figure a cui si dà meno risalto e che traggono meno profitto. Portare la telecamera su di loro significa restituire la dignità che meritano».

Il documentario è stato prodotto da ScbLab e Ditta Artigianale con il sostegno di Sanremo Coffee Machines e Vol Caffè e il supporto tecnico di Manfrotto.

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