Un’altra competizione che finisce in trionfo per Bruno Vanzan (a sinistra nella foto in alto). Partito per Tokyo per prendere parte alla World cocktail championships (Wcc) dell’Iba, l’International bartender association, e gareggiare nella sua specialità, il flair, si è piazzato tra i primi sei al mondo. Per la cronaca, la vittoria nella Flairtending Competition è andata al polacco Marek Posluszny (a destra nella foto in alto). Un risultato eccellente, ma che di certo non poteva soddisfare le ambizioni di uno abituato a competere, il suo curriculum conta più di 150 gare disputate in 40 paesi del mondo, e, soprattutto, a vincere. E così è stato. L’artista italiano del flair con il suo drink Sushi Martini si è infatti aggiudicato due prestigiosi riconoscimenti, il Best Cocktail Prize, come miglior cocktail del mondiale, e la Dna Cup, per la migliore ispirazione e nome del cocktail.
Riconoscimenti che consacrano il talento a tutto campo del bartender romano, ma milanese d’adozione, che già vanta un palmares ricco di 37 vittorie internazionali, tra le quali il mondiale flair vinto nel 2008 a Torino, e sulla cresta dell’onda nel panorama del flairbartending mondiale, e non solo, da più di 10 anni. Trainer di Planet One, tra le più rinomate scuole di american bartending della Penisola, tra i suoi successi può includere anche la fama di cui gode presso il grande pubblico, oltre che presso gli addetti ai lavori, grazie alla partecipazione ai programmi tv I menù di Benedetta su La7 e Top Dj su Sky, ai quali si è aggiunta da quest’anno la conduzione di Cocktail House su Sky Uno. Programmi che, insieme al libro Tutti i miei cocktail, hanno avuto il grande merito di portare il mondo della miscelazione nelle case degli italiani.
Lo abbiamo raggiunto al telefono per congraturarci e farci raccontare qualcosa sull’esperienza in Giappone.
Per prima cosa: complimenti! Che sapore ha questa vittoria?
Un sapore squisito. Be’, tutte le vittorie lo hanno, ma questa in particolare. Il mondiale in sé è stata un’esperienza bellissima, sotto tutti i punti di vista, perché ci si confrontava con bartender provenienti da più di 60 paesi di tutto il mondo. E i risultati ottenuti vengono a coronare una carriera, non solo nell’ambito del flair, dove mi sono confermato tra i primi sei a livello mondiale, ma più in generale nella mixology. Vincere il premio per il miglior drink tra tutti quelli presentati nel mondiale poi è davvero esaltante. Il sigillo a tutto un lavoro portato avanti sempre con grande impegno e passione che, che per quanto riguarda la parte agonistica, sta volgendo verso il suo finale.
Un drink creato da un flairtender…
E questa è una soddisfazione ancora più grande. Non solo per ciò che riguarda Bruno Vanzan, ma per il flairtendering più in generale. Che il mio cocktail abbia incantato la giuria viene ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, a sfatare il mito, piuttosto denigrante, che chi faccia flair in fondo sia soltanto un abile giocoliere. Insomma, uno bravo a fare acrobazie con le bottiglie e a compiere evoluzioni spettacolari, ma non a creare un drink di alta qualità.
Qual è la tua idea di miscelazione e qual strade batte la tua ricerca?
Sono molto attento a osservare tutto ciò che accade nel mondo della mixology per trarre nuovi spunti e idee. In generale, prediligo un tipo di miscelazione semplice e senza fronzoli, ma sempre di alta qualità capace di farsi apprezzare sia dai palati più allenati ed esperti sia dalle persone comuni che hanno meno frequentazioni con il mondo dei drink. Avere come linea guida la semplicità non significa però rinunciare a ottenere risultati più complessi, ma sempre apprezzabili da tutti, ad esempio, come nel caso del mondiale, dove ho realizzato un cocktail, il Sushi Martini, che contiene un ingrediente molto particolare come il wasabi, la pasta ottenuta dal ravanello giapponese.
Da dove è nata l’ispirazione per questo cocktail?
Mi sono ispirato al Giappone, paese che ha ospitato il mondiale e che mi ha offerto molte suggestioni. Così ho deciso di utilizzare un ingrediente tipico della sua cucina, il wasabi appunto, andando poi a bilanciare la sua piccantezza con della purea di mango fresca, che dà la parte dolce, sciroppo di basilico, sciroppo di litchi, succo di limone e, come base alcolica, il gin. Insomma, una struttura che richiamasse un cocktail dolce, ma con la particolarità dovuta al sapore del wasabi e che potesse andare bene per tutti i palati. Il drink, infine, viene servito in una coppa Martini, sulla quale ho disposto le hashi, le bacchette che si usano per prendere il cibo, e sopra queste un osomaki, il rotolino di riso con all’esterno l’alga nori e pesce all’interno, il tutto decorato con fiori di ciliegio e foglie di shido. Tutto in perfetto stile giapponese.
Sushi Martini di Bruno Vanzan
Ingredienti:
4 cl Geranium Premium London Dry Gin, 2 cl Monin Premium Syrup Lychee, 1,5 cl Monin Premium Syrup Basil, 1 cl Mango Reàl, 1,5 cl succo di limone fresco, 2 g wasabi
Decorazione:
Osomaki, bacchette giapponesi, foglie di shiso, fiori di ciliegio
Tecnica:
Shaker & Double Strain
Bicchiere:
Coppetta