Patrón Perfectionists: i consigli di Giulia Cuccurullo

Tequila Patron Perfectionist Cocktail Competition Giulia cuccurullo 5
Napoletana doc, ma da otto anni residente a Londra, la bartender dell'Artesian Bar ha conquistato il titolo mondiale, dopo quello del Regno Unito, nell'ultima edizione del contest. Le abbiamo chiesto qualche consiglio su come affrontare al meglio la sfida

Napoletana doc, Giulia Cuccurullo, da otto anni vive a Londra, dove lavora dietro il bancone dell’Artesian Bar, uno dei templi mondiali della miscelazione. La bartender ha vinto l’ultima edizione della Patrón Perfectionists Cocktail Competition nel Regno Unito, aggiudicandosi anche il titolo mondiale, con The Bridge, cocktail, dove attraverso ingredienti tipici che rimandano alle sue origini alla sua nuova casa e a Tequila Patrón, ha raccontato storie che si intrecciano alla ricerca di connessioni. A lei abbiamo chiesto qualche consiglio su come prepararsi e affrontare al meglio la nuova edizione del contest firmato dal tequila super premium di Gruppo Bacardi.

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Qual è il consiglio fondamentale che vuoi dare ai concorrenti di questa nuova edizione?

Essere se stessi in tutto il percorso della gara, a partire dall’ideazione del cocktail. Quest’anno il contest è un po’ differente rispetto al passato, in quanto mette al centro l’esperienza di degustazione del consumatore. Si chiede quindi di creare un drink, ovviamente che sia ottimo, ma facilmente replicabile, che possa essere riprodotto anche dal pubblico a casa. La cosa che non dovrebbe essere replicabile è la storia che c’è “dietro”, ma anche dentro il drink: una storia unica, che parli insieme del suo creatore e di Patrón. Per questo consiglio di partire da una propria passione, che può essere la più diversa, e provare e riportarla nella storia, creando un legame anche con la storia del brand. La Patrón Perfectionists è un concorso nel quale è fondamentale portare qualcosa in cui si crede davvero. E se quello che proponi non ti rappresenta si vede al momento della presentazione ed è un punto a sfavore. Se inizi da una tua passione autentica, diventa più facile trasmetterla e farla arrivare a tutti.

Invece per la costruzione del drink?

Suggerisco di studiare bene le note delle tre espressioni di Tequila Patrón per capire a quali ci si vuole legare di più in funzione della nostra idea, facendole brillare all’interno del drink, esaltandole con gli altri ingredienti che sceglieremo. Personalmente, nella scelta di questi ultimi mi terrei su gusti semplici, che vadano ad arricchire sì, ma accompagnando e, soprattutto, valorizzando quanto c’è già, ed è davvero molto, nel distillato. Si tratta infatti di tequila di altissima qualità, con un marcato carattere, che non va nascosto o coperto nel cocktail. Al tempo stesso sono prodotti di grande versatilità che danno grande spazio alla creatività del bartender.

Tu come preferisci utilizzarli?

In linea generale, Patrón Silver, con le sue note fresche, vegetali, agrumate e speziate, lo utilizzerei per drink dal carattere altrettanto fresco, anche di facile bevibilità, come il Tommy’s Margarita. Patrón Añejo, con le sue note di frutta matura, vaniglia, legno e Patrón Reposado, dove tornano i sentori dell’agave si accompagnano a quella di frutta un po’ matura, sono invece perfetti per cocktail più strutturati. Ci si può muovere davvero con grande libertà. Partendo dall’ispirazione, e approfondendo la conoscenza del brand e delle tipologie di Tequila Patrón, si può dunque trovare quel legame che lega la nostra storia a quella del marchio e il distillato e gli altri ingredienti che ci permettono di esprimerla nel drink.

Facciamo un esempio concreto di questo percorso?

Il drink con il quale ho vinto la Patron Perfectionist in Inghilterra e poi la finale mondiale è nato dal concetto di connessione, tra persone e tra mondi differenti, che rappresenta la mia idea di perfezione. Da questo concetto è nato il nome del drink, The Bridge, “il ponte”, elemento di connessione per eccellenza. Sono quindi passata agli ingredienti, costruendo una connessione tra i diversi luoghi della mia storia personale: quello dove sono nata, Napoli e l’Italia, dove vivo, Londra, e dove stavo andando, il Messico, patria di Patrón. Alla base di Patrón Silver ho quindi aggiunto acqua di pomodoro e un tocco di soluzione salina, ingredienti che rimandano alle mie origini napoletane, una miscela di vermouth, Martini Ambrato e Cocchi Americano, sempre per l’italianità, e cordiale di rabarbaro, che io associo all’Inghilterra, perché è una pianta che qui utilizzano molto, soprattutto nei dessert, e che ha un gusto molto acido. Per questo ritengo che sia molto importante partire da un concetto, da una storia forte, in quanto aiuta a muoverti anche nella scelta degli ingredienti per trovare il giusto bilanciamento.

Dicevamo che anche la presentazione è importante: qualche consiglio a riguardo?

Ancora una volta, essere se stessi e trasmettere qualcosa di sé. Presentarsi per come si è realmente, conservando il proprio stile, perché se reciti una parte si vede ed è penalizzante. Il succo è che bisogna stare bene nella propria pelle: in quei momenti siamo tutti un po’ nervosi e sentirsi a proprio agio aiuta a non fare errori e a creare un legame con la giuria o il pubblico e fare arrivare il nostro messaggio. Certo, occorre farlo nel modo corretto, senza esagerare e preparandosi bene su tutti i fronti. Per quanto mi riguarda ho partecipato alla Patrón Perfectionists stimolata dalla sfida, ma anche per superare una mia lacuna: l’ansia “da palcoscenico”. Quindi ho lavorato molto per capire come presentare il drink e me stessa al meglio. Insieme al drink ho portato un piccolo ponte costruito con i lego: un elemento che mi aiutasse a esprimere il mio carattere giocoso, a rompere il ghiaccio e interagire con la giuria e, quindi a mettermi a mio agio.

Qual è il talento che deve emergere in questa competizione?

La capacità di creare un drink ottimo sotto il profilo organolettico, che abbia una sua storia, ma anche la capacità da parte del bartender di creare un’interazione con chi ha di fronte: quello che chiamiamo accoglienza e ospitalità. Cioè la capacità di engagement, che scaturisce dalla passione per quello che si fa, per il proprio lavoro. La passione che, in definitiva, ci permette di creare e di preparare, appunto, drink ottimi.

Perché consigli di partecipare alla Patrón Perfectionists?

Perché è un’esperienza importante, che ti migliora professionalmente. Sei chiamata a metterti in gioco completamente. Se vinci la finale nazionale, poi, hai la possibilità di andare in Messico, presso l’Hacienda Patrón: un’esperienza grandiosa, un’immersione totale nella realtà del brand, nel suo mondo e nella cultura messicana della quale, comprendi vivendolo davvero, perché è un simbolo. Soprattutto, hai la possibilità di entrare nella community Patrón, una vera famiglia, che cresce di anno in anno, ma nella quale si creano solidi legami, anche umani, tra i bartender, e che Patrón sostiene costantemente. Questo offre tante opportunità di lavoro e di crescita professionale, perché c’è uno scambio continuo di informazioni, notizie, consigli, e si è coinvolti nelle tante iniziative che il brand organizza in tutto il mondo. Anche in questo anno difficile, nessun bartender della famiglia è mai rimasto solo, perché Patrón ha continuato a stimolarci e a sostenerci con diverse attività.

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