La grande eredità di Gary Regan

Gary Regan

La mattina del 16 novembre un breve messaggio è apparso sulla bacheca dei social di Gary Regan, scritto da sua moglie Amy Gallagher: «Mi spiace comunicarvi che Gaz ci ha lasciato stanotte dopo un attacco di polmonite. È morto in pace e con la consapevolezza che la sua anima continuerà a vivere». Continuerà sicuramente a vivere non solo la sua anima, ma anche la sua memoria. Impressa nei libri che portano la sua firma e che sono nelle librerie, sui comodini e dietro i banchi di migliaia di barman in tutto il mondo.

Continuerà a vivere la sua memoria ogni volta che inzupperemo un dito in un Negroni per mescolarlo, come fece lui persino nel bar-museo del Savoy di Londra usando prodotti risalenti agli anni '50, e spiegando l'importanza del suo gesto («è molto importante, in quanto barman, avere un eye-contact con il tuo cliente, è per questo che ora metterò il mio dito nel suo bicchiere») con quel suo sorriso storto e beffardo. Continuerà a vivere anche per tutte quelle persone che, pur non avendolo mai sentito nominare, oggi bevono molto meglio di qualche anno fa, come conseguenza della ricerca e dei numerosi proseliti che Regan ha avuto negli anni. “Gaz” lascia la sua eredità ai tanti barman che ha formato – direttamente o indirettamente – in tutto il mondo.

In poche ore dalla sua dipartita migliaia di pensieri e omaggi arrivano su ogni piattaforma online, come quello di Don Lee (bartender newyorkese di fama mondiale, nonché fondatore di “Cocktail Kingdom”), che lo ringrazia per l'incoraggiamento che gli ha dato nel crescere quando era solo un cliente curioso, e per aver negli anni avuto quasi il ruolo di un familiare.

Gary Regan cocktail revolution New YorkGary Regan è parte di quella manciata di personaggi da bancone come Audrey Sanders, Dale De Groff o Sasha Petraske, che da New York hanno portato la “cocktail revolution” in ogni angolo del pianeta, arrivando perfino a formare i più noti professionisti italiani. Ce lo ricorda un Patrick Pistolesi che cita The Joy of Mixology come libro che gli ha cambiato la vita quando ancora era poco più che un ragazzino dietro un bancone. Più avanti sarà proprio lui a scrivere la prefazione della traduzione italiana del The Gin Compendium, tracciandolo come uno dei momenti più importanti della sua carriera.

Una rock star della miscelazione

Regan inizia a lavorare come barman appena quattordicenne, come unica e ovvia conclusione del fatto che i suoi genitori avessero due pub nella cittadina del Lancashire dove è nato. In cerca di nuovi stimoli, a 22 anni vola negli Stati Uniti. È il 1972 e il suo lavoro dietro il banco è e sarà per molti anni qualcosa di molto simile a quello del gestore di un pub: tra clienti fissi, chiacchiere pigre e molti whisky lisci.

Gary Regan_Finger
Nel post di cordoglio, il bartender Don Lee ha ricordato la volta che convinse Gary Regan a farsi rilasciare i calco del suo dito con il quale mescolava il Negroni

Dopo quasi trent'anni di bancone inizia il suo passaggio da bartender a giornalista, quando nel 1990 inaugura la sua colonna mensile su Food Arts Magazine. Di lì a poco uscirà The bartender's bible, il primo di una lunga serie di libri e di articoli di giornale che lo eleveranno a guru della nostra industry. Terminerà il suo lavoro full-time dietro il banco all'inizio degli anni '90, dedicandosi alla scrittura e ad altre innumerevoli iniziative dentro e fuori dal bar, come il progetto benefico Wine to Water, un’organizzazione no profit che si occupa di portare acqua potabile nei paesi in via di sviluppo, alla quale ha donato e spinto a donare tanti membri della comunità dei barman americana almeno una volta l'anno le proprie mance di una sera. Una cosa che lui ha continuato a fare fino a oggi, quando saltuariamente ricopriva il ruolo di “bartender emeritus” al Dead Rabbit di New York.

Attraverso la sua scrittura schietta, le sue abitudini da scapestrato, il suo essere al contempo fuori dalle righe ma anche sempre la persona che vorresti accanto in qualsiasi occasione, si guadagnerà di buon diritto un “poster nella cameretta” di ogni barman che prenda sul serio il proprio lavoro.

Ma attenzione, lui sarebbe il primo a non voler che lo si prendesse e che ci prendessimo troppo sul serio. Lo dimostrerà in occasione del Tales of The Cocktail del 2016, quando Bacardi invitò alcune leggende a scrivere una “lettera a un giovane bartender”. In poche righe Gaz fotografò un'intera industry, mettendone in luce i pregi e giustificandone i difetti, ma soprattutto riportò al centro della conversazione il concetto di “Ospitalità”. Queste furono le sue semplici e dissacranti parole; uno degli ultimi grandi insegnamenti che questa rock star della miscelazione ci ha lasciato:

Caro Giovane Bartender,

Non chiedere mai a una donna di quanti mesi è incinta. Credimi.

Il poeta Maya Angelou probabilmente non pensava alla nostra professione quando disse questo, ma sicuramente l'esempio è ben calzante nel nostro caso: “Ho imparato che le persone dimenticheranno cosa hai detto, dimenticheranno cosa hai fatto, ma non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire.

Le persone non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire.

Se avrai un futuro dietro il banco, dovrai sicuramente imparare come fare un drink decente, ma oltre a questo avrai davanti lunghe ore in cui trascinerai il ghiaccio giù dal magazzino, taglierai zest di limoni, spremerai succhi di frutta e pulirai ogni centimetro del tuo bar prima, durante e dopo ogni servizio.

Dovrai anche imparare a intagliare il ghiaccio e a fare tante di queste cose senza senso per essere al passo con i tempi, e dovrai conoscere i profili di ogni singolo ingrediente che usi dietro il bar.

E, parliamoci chiaro, chiunque è fondamentalmente in grado di fare tutto questo.

Non tutti però, riescono a far star bene i propri clienti. E se tu riuscirai a farlo, loro non ti dimenticheranno mai. I tuoi ospiti non dimenticheranno mai come li hai fatti sentire.

C'è una enorme competizione nella nostra comunità di bartender, e sarai tentato di superare ogni limite per portare l'attenzione su di te. Potresti disegnare sulla tua pelle una dozzina di bei tatuaggi oppure farti crescere dei lunghi baffi. Potresti imparare qualche bel movimento da fare dietro il banco oppure, se sei una donna, potresti indossare magliette succinte e tracannare shot di whisky. Tutto questo sicuramente aiuterà a far parlare la gente di te, non credi?

E non importa se sei maschio o femmina, una bella dose di makeup è un gran modo di attirare l'attenzione su di te, quindi se è quello che vuoi, fallo. Non essere timido. Fallo.

Forse, invece di giocare sulle tue peculiarità fisiche, ti addentrerai nella miscelazione molecolare e porterai la gente a parlare, che so, della tua abilità nel fare drink che hanno lo stesso sapore di una Bouillabaisse o una torta Pavlova. Oppure sceglierai di specializzarti sui classici, e conoscerne alla perfezione il bilanciamento.

Vedrai che tutte queste cose, unite a pazienza e duro lavoro, porteranno a un risultato. La comunità del cocktail ti acclamerà, i media parleranno di te e magari finirai in televisione. Potresti essere chiamato a parlare del tuo lavoro in grandi manifestazioni come Tales of The Cocktail e numerosi tuoi fan verranno da tutto il mondo a onorare le tue abilità.

Non c'è nulla di male in tutto ciò, credimi. Ma se tu, per anche solo un secondo, per il solo fatto di essere al centro dell'attenzione comincerai a credere di essere migliore di quel barbone che chiede l'elemosina alla fermata dell'autobus, sappi che non starai facendo un favore a te stesso, e non lo starai facendo nemmeno a tutta la comunità di bartender che tu rappresenti.

NON PRENDERTI TROPPO SUL SERIO, GIOVANE BARTENDER. In fondo versi alcool nei bicchieri per guadagnarti da vivere, e non è poi una cosa così grande.

Se però farai sentire bene un tuo ospite, ecco, quello è qualcosa di cui potrai andare orgoglioso. Non ti renderà comunque migliore di chiunque altro, ma potrai dormire tranquillo sapendo che, nel tuo piccolo, stai cambiando il mondo.

Cambiando il mondo? Sì. Stai cambiando il mondo. Rendi un ospite più felice di come è entrato quando uscirà dal tuo bar e avrai cambiato il mondo. È molto semplice. E se un milione di altri barman faranno lo stesso quella stessa notte, tutte quelle vibrazioni positive che diffonderanno si potranno percepire in tutto il globo. Sì, i barman possono cambiare il mondo.

Per parafrasare Mr. Angelou: le persone dimenticheranno ciò che hai detto, dimenticheranno ciò che hai fatto, e non importa quanto ti vestirai o apparirai in maniera eccentrica, dimenticheranno anche questo. Ma quelle persone non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire.

Invidio il tuo cammino,

Lot of Love,

Gary Regan

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