La grande corsa dei no&low spirit

no&low alcol drink
Foto di bridgesward da Pixabay
Viaggia con il vento in poppa il mercato dei prodotti senza e a basso tenore alcolico, il cui giro d'affari nel 2022 ha superato gli 11 miliardi di dollari. E con i volumi di vendita che, prevede uno studio dell'Iwsr, continueranno a crescere del 7% all'anno nel quadriennio

I no&low, i prodotti senza o con moderato tenore alcolico, tirano. E tirano forte. A dirlo uno studio dell’Iwsr, tra le maggiori società di analisi del mercato beverage a livello mondiale, che ha analizzato il mercato di questa categoria, nella quale rientra un’ampia gamma di prodotti, che vanno dalle birre analcoliche ai vini, sempre analcolici, dai ready to drink ai non alcoholic spirit. E quello che ne emerge è un mercato che viaggia con il vento in poppa e che al momento pare abbia che come unico ostacolo alla sua corsa la disponibilità stessa di prodotti.

I dati dell’Iwrs dicono infatti che nel 2022 le vendite nel mondo hanno registrato una crescita a volume del 7%, per un giro di affari arrivato a 11 miliardi di dollari, dagli 8 miliardi del 2018. La società prevede anche che la crescita del mercato proseguirà a tale ritmo, 7% all’anno, per tutto il quadriennio 2022-26: uno sviluppo che si preannuncia ancora più corposo di quello che ha caratterizzato l’ultimo quadriennio (2018-22), quando è cresciuto del 5% all’anno. A fare da traino, altro dato significativo, saranno i prodotti analcolici, che da soli totalizzeranno oltre il 90% della crescita prevista, confermando la loro leadership nella categoria. Le vendite in volume lo scorso anno sono cresciute del 9%, stesso tasso annuale previsto per il nuovo quadriennio, portando la loro quota sul totale del mercato al 70%, rispetto al 65% del 2018.

Lo studio conferma insomma che quello dei no&low alcol rappresenta un trend forte a livello mondiale, destinato a rafforzarsi ulteriormente nel tempo. Un trend ancora allo stato larvale in Italia, che non rientra tra i 10 top market per la categoria sui quali è stata condotta la ricerca. Una top ten che vede al vertice la Germania, il mercato più grande e maturo al mondo per i prodotti senza e a bassa gradazione, per il quale la società di ricerca prevede una crescita più lenta nei prossimi quattro anni. Crescita che sarà molto dinamica invece in Australia, Canada e Stati Uniti, che con Giappone, Spagna, Regno Unito, Brasile, Francia e Sudafrica, completano la lista delle piazze principali.

Birra e spirit no alcol a guidare la crescita

Per quanto riguarda le tipologie di prodotti, a dare la spinta più forte al settore saranno la birra e il sidro a zero alcol, che contribuiranno per quasi il 70% alla crescita dei volumi di vendita totali nel quadriennio. Previsione molto rosee anche per i ready to drink no alcol, previsti in grande crescita nei mercati di Stati Uniti e Giappone, e degli spirit analcolici, che saranno protagonisti di un andamento molto brillante su tutti i top market, grazie all’impegno dei produttori, non solo nell’innovazione dei prodotti, ma anche nel dare loro maggiore visibilità soprattutto nel fuoricasa. Bene anche il vino, il cui andamento però sarà molto diversificato nei vari mercati.

A ritmi inferiori procederà la crescita nel quadriennio dei prodotti low alcol: 2% all’anno. A trainarla, sempre la birra, ma in compagnia del vino, con quest’ultimo che ha negli Usa il suo mercato principale e più dinamico.

Un trend forte tra i Millennials

Alla base del successo dei prodotti no&low, spiega lo studio, vi è il consolidarsi di nuove abitudini di consumo, sempre più orientate alla moderazione nell’assunzione di alcol, come conseguenza di una più generale tendenza a salute e benessere nei consumi alimentari. Una tendenza che conta su una solida base di consumatori, la cui principale fetta è costituita dai giovani, nello specifico i Millennials. Per la stragrande maggioranza di questi consumatori bere a bassa gradazione o no alcol è ormai parte dello loro stile di vita e non esclude il consumo di alcolici: ben il 78% infatti beve anche prodotti ad alta gradazione e il passaggio dal consumo di un prodotto dell’una o dell’altra categoria avviene normalmente anche nella stessa occasione. Tuttavia, i ricercatori sottolineano come stia aumentando anche il numero degli astemi, che rappresentano il 18% dei consumatori no/low, un fenomeno che si registra su tutti i principali mercati e che interessa in particolare le nuove generazioni.

Un potenziale enorme

Che la predilezione dei nuovi consumatori verso il no&low alcol sia legato a una scelta di stile di vita, invece che da necessità, porta con sé un’altra rilevante conseguenza, alla quale gli operatori del settore dovrebbero guardare con molta attenzione: l’incremento della frequenza di consumo di tali prodotti. Un consumo, in più che non si limita a sostituire quello di alcol, ma si espande ad altri momenti e quindi va a creare nuove occasioni di consumo. Significativa sotto questo piano la crescita, evidenziata dallo studio, dei consumi diurni di prodotti a zero alcol e a bassa gradazione, che lasciano intuire il loro enorme potenziale ancora tutto da esprimere.

A tale riguardo la più grande sfida al momento per la categoria no&low, sottolineano i ricercatori, è rappresentata dalla disponibilità dei prodotti, ancora limitata in molti mercati, sia nel fuoricasa sia nel retail, e dalla loro bassa visibilità in entrambi i canali. Il tutto considerando che il loro costo non rappresenta più una barriera all’acquisto per oltre il 90% dei consumatori.

Corre anche l'innovazione

Su questi e altri fronti si stanno attivando i produttori, con approcci che puntano a valorizzare al massimo la categoria. A partire da un ampliamento dell’offerta e dalla ricerca sui sapori. In questo ambito si colloca la fioritura proprio degli spirit no alcol, alternative analcoliche, distillate e non distillate, ai vari botanical spirit, agli amari, ai vermouth e agli aperitivi. Un altro filone di innovazione va a rafforzare il discorso benessere con prodotti dal “carattere salutista”, grazie alla presenza di ingredienti funzionali, come vitamine, adattogeni, ovvero sostanze rafforzano la resistenza dell’organismo allo stress mentale e fisico, nootropici (sostanze che aiutano le facoltà cognitive): in questi casi anche la comunicazione si sposta dal tema dell’assenza di alcol a quello del gusto coniugato con lo star bene. Infine, il lavoro sui pack, finalizzato a rendere sempre più accattivante l’immagine dei prodotti e a ritagliarsi uno spazio di primo piano sullo scaffale o in bottigliera.

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