Grappadotto, il tunnel della grappa nel cuore del Piemonte

Trasporta grappa e persone, tra le quali tanti visitatori, il condotto realizzato a 7 metri di profondità da distilleria Beccaris a Costigliole d’Asti per collegare la sua storica area produttiva con la nuova sede di affinamento dall'altra parte della strada. Una suggestiva struttura diventata veicolo di promozione del territorio

Un “grappadotto”, cioè una tubo che trasporta grappa e che corre attraverso un tunnel lungo tredici metri, largo tre e scavato a sette metri di profondità. Un condotto composto da un tubo in acciaio, spesso diversi centimetri, che oltre alla grappa trasporta anche visitatori, turisti e appassionati del famoso distillato da una parte all’altra di una strada trafficata e che collega l’area storica e produttiva di una distilleria a quella moderna e sede di affinamento di accoglienza e foresteria.

Questa singolare costruzione di architettura ed edilizia eno-alcolica si trova nel cuore del Piemonte, nell’Astigiano, precisamente a Costigliole d’Asti, in via Alba 5. La località è Boglietto, una porzione del paese dove visse la Contessa di Castiglione, alias Virginia Oldoini, singolare figura di nobildonna che Camillo Benso, a fine Ottocento, utilizzò come spia internazionale a Parigi, al servizio dei Savoia.

Qui, al centro di un territorio pieno di storia, paesaggi e grandi vini, la famiglia Beccaris dal 1951 conduce la sua distilleria che ogni anno lavora 40mila quintali di vinacce di cui il 50% ottenuti uve moscato bianco da cui produce circa 200mila bottiglie di grappa firmate Beccaris, la maggior parte di Moscato, che sono distribuite in Italia, Europa e Usa.

Una realtà artigianale, sartoriale quasi, che rinnova la verve e lo spirito delle distillerie di un tempo, nate dall’arte e dal genio di veri artigiani geni dell’alambicco con tecniche che nel  tempo non sono cambiate.

Un'azienda nata grazie a un gioco di prestigio

Ma come si arriva a costruire un tunnel sotterraneo per trasportare grappa e persone? E perché i Beccaris si sono imbarcati in questa idea così originale di costruire una galleria di servizio (e di piacere) sotto una pubblica via?

Per capirlo bisogna parlare con i titolari, Carlo Beccaris e i suoi due figli, Marco e Paolo che con lui, e insieme alle rispettive famiglie, gestiscono la distilleria.

Intanto Carlo, Marco e Paolo raccontano come l’attività famigliare sia nata grazie a un gioco di prestigio. E spiegano: «Nel 1951 il nostro fondatore, Elio Beccaris (padre di Carlo e nonno di Marco e Paolo ndr), era deciso a iniziare un’attività in proprio. Però non sapeva se avviare una distilleria, una cantina o un acetificio. Fece prendere la decisione al figlio Carlo, allora un bimbo di pochi mesi. Mise tre biglietti contenenti le possibili scelte in un cappello e diede al piccolo la facoltà di estrarne uno, quello decisivo». Carlo pescò il biglietto con la scritta distilleria e distilleria fu.

Alcuni anni fa, dopo decenni di attività, con un ciclo produttivo che inizia ogni fine estate con la scelta delle vinacce provenienti dalle aree vitivinicole più vocate tra la Langa e il Monferrato astigiano, terre d’elezione dell’uva moscato bianco che serve a produrre Asti Spumante e Moscato d’Asti e una grappa al Moscato che è cavallo di battaglia della distilleria, e prosegue con tutte le fasi della distillazione, dell’affinamento e della preparazione delle bottiglie che ogni anno vanno sul mercato, i Beccaris decisero che era giunto il tempo di risolvere qualche problema di logistica.

L'ampliamento della sede

Raccontano: «Avevamo l’esigenza di ampliare la sede. Quella storica di via Alba 5 a Boglietto e anche il magazzino che avevamo allestito poco distante non erano più sufficienti. Così abbiamo acquisito un edificio, ex sede di un mulino, che si trovava proprio davanti alla nostra sede storica, dall’altra parte della strada».

Si avviano i lavori di ristrutturazione. I Beccaris vogliono una sede moderna, ma che nello stesso tempo abbia riferimenti al territorio e alla sua storia. Con l’architetto Ermanno Saracco nasce l’idea di una struttura attuale, a diversi piani, che al suo interno celi uno spazio a forma di botte con precisi rimandi alla vite e al paesaggio, con grandi tronchi di alberi di rovere che sembrano colonne di una dorsale centrale su cui si affaccino stanze e locali, e radici appese al soffitto che simboleggino la storia della famiglia, ma anche delle comunità che vivono in questa area di Piemonte vitivinicolo.

La soluzione grappadotto

Si pone, però, il problema di collegare le due parti dell’azienda, quella nuova e quella di recente costruzione. Si valutano alcune soluzioni: attraversamento pedonale, passerella sospesa, galleria. La migliore risulta quella di costruire un tunnel che passi sotto la strada, ad almeno sette metri di profondità, aggirando, fatti salvi tutti i permessi del caso, cavi e tubazioni pubbliche e private.

Per costruire in sicurezza il traforo si interrano direttamente nel sottosuolo grandi sezioni tubolari da tre metri di diametro di acciaio inox spesso alcuni centimetri, che poi, via via, sono svuotate dal materiale terroso creando, in sicurezza, il passaggio all’interno.

Alla fine il tunnel è completato. È lungo circa tredici metri, largo tre, con una superficie pedonale larga due metri e permette anche il passaggio di tubi per la grappa diventando di fatto un vero “grappadotto”.

Un veicolo di promozione del territorio

Ora la storica sede e la nuova area sono collegate e operative. Dicono i Beccaris: «Le opere sono durate anni, ma, già dopo l’inaugurazione alla fine dello scorso giugno che è coincisa con l’intitolazione di una strada del nostro paese al nostro fondatore, Elio Beccaris, molti turisti, italiani e stranieri, molti appassionati e anche i nostri clienti vinicoli per i quali produciamo grappe dalle loro vinacce, ci hanno chiesto di visitare il grappadotto e la nuova sede di affinamento e anche di allestire lì eventi e manifestazioni. È una grande soddisfazione».

Insomma, il grappadotto dei Beccaris, pensato per trasportare distillati e persone, si sta dimostrando anche un formidabile veicolo di promozione e valorizzazione per un territorio italiano che, sempre di più, si deve votare al turismo legato alle eccellenze e al paesaggio,    uniche caratteristiche che nessuno può clonare, nemmeno l’intelligenza artificiale.

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