Cancer plan europeo: vince il buon senso sugli alcolici

Cancer plan
Foto da Pixabay
Cancellato dal testo, alla base del Piano europeo contro il cancro, la possibilità che il semplice consumo di alcol sia considerato un rischio per lo sviluppo della malattia. L'alert sanitario riguarderà invece solo l'abuso. Soddisfatte le associazioni di categoria

Vino, birra e spirit sono salvi. Il Parlamento europeo, riunito in sessione plenaria, ha approvato gli emendamenti che evitano che il semplice consumo di bevande alcoliche sia considerato un rischio per lo sviluppo del cancro all’interno del Cancer plan. È questo il documento, che non ha natura di atto legislativo ma di indicazione, che si occupa di prevenzione ai tumori e che rappresenta un tassello fondamentale per la costruzione del piano strategico europeo per contrastare la diffusione delle patologie oncologiche. Sulla base delle linee guida tracciate dal Cancer plan la Commissione europea infatti emanerà le direttive che, una volta approvate, vincoleranno gli Stati membri. Un documento, dunque, importantissimo per la tutela dei cittadini rispetto a patologie gravi e devastanti, ma che ha suscitato sconcerto per le posizioni esageratamente punitive nei confronti delle bevande alcoliche.

Alcolici demonizzati

Nella sua formulazione iniziale il testo equiparava indiscriminatamente il consumo delle bevande alcoliche al tabacco come fattore di rischio, senza alcuna distinzione tra consumo moderato e consumo eccessivo e, quindi, dannoso.

Da qui tutta una serie di misure particolarmente penalizzanti per il settore, come l’inserimento sulle bottiglie di etichettature con avvertenze sanitarie come quelle che si leggono sui pacchetti di sigarette, il divieto di sponsorizzazioni di eventi sportivi, l’esclusione dalle politiche promozionali dell’Unione e l’aumento della tassazione sugli alcolici.

Un’impostazione che di fatto demonizzava vino, birra e spirit, categorizzati di fatto come dannosi in sé, con pesantissime ripercussioni su tutta la filiera. Un’impostazione che ha generato la sollevazione delle associazioni di categoria italiane, fatte proprie dai nostri europarlamentari che hanno proposto una serie di emendamenti approvati a larghissima maggioranza durante la seduta dell’Europarlamento.

Il rischio è l'abuso

In particolare, la prima grande modifica riguarda l’introduzione della distinzione tra consumo moderato e abuso di alcol, attenuando molto l’affermazione che non esiste in livello sicuro associato alle bevande alcoliche: «C'è differenza tra consumo nocivo e moderato di bevande alcoliche e non è il consumo in sé a costituire fattore di rischio per il cancro», recita ora il testo. Accompagnata dall’introduzione di un chiaro riferimento al “consumo dannoso” di alcol come obiettivo della strategia di contrasto ai tumori.

Nel testo è stato anche cancellato il riferimento alle avvertenze sanitarie da inserire sulle etichette, con l’invito, invece, a migliorarle con l’inclusione di informazioni su un consumo moderato e responsabile.

Attenuato anche il divieto di sponsorizzazione delle attività sportive, che ora viene limitato solo agli eventi sportivi destinati ai minori.

Soddisfazione da parte della filiera

L'approvazione delle modifiche è stata salutata con soddisfazione dale associazioni di categoria. «Siamo soddisfatti che il Parlamento europeo abbia accolto le nostre istanze, introducendo miglioramenti per costruire un testo più equilibrato, che faccia la dovuta distinzione fra consumo e abuso di bevande alcoliche – ha commentato a bargiornale.it Micaela Pallini, presidente di Federvini, la Federazione italiana industriali produttori, esportatori e importatori di vini, acquaviti, liquori, sciroppi, aceti e affini di Confindustria –. Da sempre promuoviamo un consumo responsabile e riteniamo che puntare su educazione e responsabilità sia la strada più efficace da percorrere, invece di penalizzare e discriminare un comparto che, per il nostro Paese, oltre a costituire una fetta importante dell’economia, con i suoi prodotti di altissima qualità rappresenta un fiore all’occhiello del made in Italy nel mondo. E siamo anche soddisfatti che questa linea sia stata sposata anche dai deputati europei, come mostrano le ampie maggioranze con le quali le proposte sono state approvate».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Fivi, la Federazione italiana vignaioli indipendenti. «I Vignaioli indipendenti sono sempre stati in prima linea nella promozione di un consumo attento e sano del vino, comunicando moderazione e combattendone l’abuso – ha commentato in una nota la presidente Matilde Poggi –. Crediamo che l’educazione sia sempre il mezzo migliore per incoraggiare le persone a osservare comportamenti adeguati, non la repressione. Il vino è nella tradizione e nella cultura dei popoli e fa parte di una filiera che tiene vivo il mondo rurale e ne contribuisce allo sviluppo: tutelarlo è fondamentale».

Grande soddisfazione è stata espressa anche da Coldiretti. «Il giusto impegno dell’Unione europea per tutelare la salute dei cittadini non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate - il commento in una nota di Ettore Prandini, presidente dell’organizzazione degli imprenditori agricoli -. L’equilibrio nutrizionale va ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e non certo condannando lo specifico prodotto. Si tratta peraltro di un orientamento incoerente con il sostegno accordato dal provvedimento alla Dieta mediterranea, considerata un modello alimentare sano e benefico per la prevenzione di molte malattie, tra cui il cancro, ma che si fonda anche sul consumo equilibrato di tuti gli alimenti a partire dal bicchiere di vino ai pasti».

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