Dopo il passaggio di proprietà dalla famiglia Peloni di Bormio al Gruppo Campari nel 2014, le storiche cantine dell'Amaro Braulio sono state recentemente ampliate in modo da far fronte alle richieste di mercato con un raddoppio della capacità produttiva. Cerimonia di inaugurazione il 6 aprile alla presenza delle autorità locali.
Nato come bevanda ricostituente nel 1875 ad opera del farmacista Francesco Peloni, Amaro Braulio ha mantenuto nel tempo quasi intatta la ricetta originale a base di una trentina di erbe aromatiche, bacche e radici, molte delle quali provenienti dal sottobosco delle valli insistenti sull'Alta Valtellina, al cui centro sorge la città termale di Bormio (1.225 m): Valdidentro (per il passo del Foscagno), Valfurva (per il passo del Gavia), Valle del Braulio (con l'omonimo monte per il passo dello Stelvio), Valdisotto (in cui scorre il primo tratto del fiume Adda).
Nel pieno rispetto della storicità dei luoghi (le prime cantine di Amaro Braulio sono state scavate al di sotto di via Roma, la strada principale di Bormio) e della tradizione (la ricetta rimane un segreto della famiglia Peloni), nelle nuove cantine (passate da 4.880 mq a 6.516 mq) saranno progressivamente inserite circa 166 grandi botti da 5 e 10 ettolitri di rovere di Slavonia (lavorate a Conegliano Veneto), oltre a un nuovo impianto di miscelazione, filtrazione e trattamento del liquore alle erbe. Per motivi economici, invece, l'imbottigliamento avverrà negli impianti di Novi Ligure del Gruppo Campari.
Una volta raccolte nelle valli circostanti la conca di Bormio, la trentina di erbe, bacche e radici vanno poste in infusione a freddo in soluzione idroalcolica in capaci tini di acciaio per una ventina di giorni. Quindi si riduce la percentuale alcolica al 50% con l'aggiunta di acqua di montagna, si filtra il composto con farina fossile, infine si riduce ancora la parte alcolica portandola a 21% per la versione Classica o a 24,5% per la Riserva Speciale aggiungendo ancora acqua di montagna con zucchero. L'ultimo passaggio è riservato alla maturazione nelle tante botti in rovere di Slavonia nelle cantine sottostanti il centro di Bormio per un periodo di 2 anni per la versione Classica, di 4 anni per la Riserva Speciale millesimata.
«La realizzazione di questo importante progetto - ha sottolineato nel corso delle cerimonia d'inaugurazione Lorenzo Sironi, senior marketing director Italy Gruppo Campari - conferma la volontà del Gruppo Campari di investire su tradizionali prodotti italiani del territorio, valorizzando prima di tutto le capacità locali per far fronte alla cresente richiesta internazionale del prodotto, portando la sua produzione a quota 2 milioni di bottiglie».
«Ben volentieri abbiamo accolto la richiesta del Gruppo Campari - ha precisato nel suo intervento Edoardo Tarantola Peloni, erede della ricetta segreta di famiglia - di aumentare produzione e distribuzione di Amaro Braulio, preservandone lo spirito montano e i metodi artigianali di raccolta e lavorazione. Oltre alla versione Classica da 21° alcolici maturata 2 anni, dal 2000 è stata aggiunta la Riserva Speciale maturata 4 anni in botti più piccole con un grado alcolico più alto (24,7) e una filtrazione con farina fossile più grossa, in modo da intensificare il suo gusto inconfondibile data principalmente dall'impiego di radici di genziana, bacche di ginepro, fiori di achillea moscata e assenzio».
Alla cerimonia d'inaugurazione erano presenti varie autorità pubbliche e religiose a cominciare dal sindaco di Bormio, Roberto Volpato. Grande rinfresco finale a cura dello chef di The Steak House, locale posto accanto all'ingresso alle cantine di Amaro Braulio (via Roma 21).
Tradizionalmente Amaro Braulio va servito a fine pasto o come "ammazzacaffè", liscio in un bicchierino o con un cubetto di ghiaccio in un minitumbler per esaltare al massimo il bouquet delle erbe aromatiche impiegate.