A tu per tu con Guillaume Leblanc, lo “sciamano del Tiki”

Dopo il Dirty Dick di Parigi ha iniziato a girare il mondo per diffondere la sua passione per il tiki e per il rum. Lo abbiamo intervistato a Baritalia

Guillaume Leblanc, lo
Guillaume Leblanc, lo "sciamano del Tiki"
Dopo il Dirty Dick di Parigi ha iniziato a girare il mondo per diffondere la sua passione per il tiki e per il rum. Lo abbiamo intervistato a Baritalia

Guillaume Leblanc è conosciuto per aver contribuito al successo del Dirty Dick, celebre locale Tiki parigino. Recentemente “lo sciamano del Tiki” ha deciso di lasciare il bar per dedicarsi, in veste di consulente, alla diffusione degli exotic drinks. Guillaume ha approfondito la conoscenza del rum, re degli ingredienti in questo genere di drink, grazie ai suoi numerosi viaggi, dai Caraibi e all’Oceano Indiano, alla scoperta delle distillerie. Lo abbiamo incontrato a Roma durante Baritalia al Tyler Ponte Milvio. Qui il nostro special guest ha presentato tre drink in stile Tiki, tra cui l’Elijah Iration (dedicato al suo bambino appena nato), un perfetto incrocio tra un Banana Daiquiri e un Pearl Diver. Il cocktail contiene Plantation Jamaica 2005 e Plantation Oftd, Giffard Banane du Brésil, succo di lime fresco, assenzio e Soma’s mix, un tocco di Don’s Gardenia mix con acqua, miele di acacia, burro e liquore alle spezie.

Guillaume da cosa nasce il tuo interesse per i drink Tiki?
Tutto inizia nel 2012. Al tempo lavoravo per l’Experimental Group di Parigi e precisamente al Prescription Cocktail Club aka PX. Tutte le nostre preparazioni, dagli sciroppi ai succhi, erano fatte in casa. A un certo punto ho scoperto che questo modo di fare miscelazione - che sfrutta al massimo le materie prime - potesse essere utile per creare drink esotici stile Tiki. È stato in questo periodo che ho iniziato a sviluppare il gusto per i rum e a condurre la ricerca sullo stile Tiki, per poi arrivare alla mia prima serata in stile Tiki al PX. Avevamo anche creato una variante dello Zombie, lo Zombie n° 2, che piaceva molto. Questo drink mi ha spinto a una ricerca più approfondita sullo Zombie per scoprire cosa lo rende così speciale. Lo stesso anno (2012) sono andato a New York e ho visitato Painkiller, un super bar Tiki che purtroppo ora è chiuso. In questo bar ho bevuto uno dei migliori Mai Tai della mia vita e a casa ho ancora il loro menu. Dopo il 2012 posso dire che la vita è cambiata ed è scoppiata la mia vena Tiki.

A cosa è dovuta l’attuale rinascita dei cocktail Tiki in tutto il mondo?
Originariamente il Tiki si chiamava Exotics o Tropicals, uno stile nato in un periodo difficile negli Stati Uniti durante la Grande Depressione degli anni ‘30. La cultura Tiki è iniziata ufficialmente verso la fine del Proibizionismo nel 1933 con l’apertura del Don’s Beachcomber, un bar-ristorante in stile polinesiano a Hollywood in California. Il proprietario Ernest Raymond Beaumont-Gantt era un contrabbandiere di rum e sosteneva di aver navigato gran parte dell’Oceano Pacifico.
Il ristorante prese in seguito il nome di Don the Beachcomber ed Ernest cambiò legalmente il proprio nome in Donn Beach. La rinascita della cultura Tiki è avvenuta una decina d’anni fa più o meno per le stesse ragioni. Tra il 2007 e il 2008 c’è stata la crisi finanziaria globale. Il Tiki, con la sua idea di escapismo, è stata una valvola di sfogo per molti. Oggi il Tiki continua ad andare a gonfie vele grazie a clienti “avventurosi” alla ricerca di una pausa mondana dalla loro routine quotidiana. Tuttavia, credo che la vera ragione della rinascita della cultura Tiki sia attribuibile a un genio, l’appassionato proprietario di un bar Tiki di New Orleans chiamato Beachbum Berry’s Latitude 29. Jeff “Beachbum” Berry, è l’archeologo della mixologia Tiki. Ha passato molti anni alla ricerca degli ultimi sopravvissuti e discendenti del movimento Tiki originale per trovare risposte e reliquie speciali. Ha rintracciato e comprato i famigerati libri neri in codice di Don the Beachcomber. Donn Beach ha mantenuto il più stretto segreto sulle sue ricette anche con i suoi bartender dicendo loro di usare, per esempio, “un’oncia della Bottiglia A e un quarto della Bottiglia B”. Ma Jeff è riuscito a scoprire queste ricette nascoste e le descrive nei suoi libri. È grazie alla ricerca di Beachbum Berry che conosciamo i Don’s Spices, i Don’s mix e il Munrelaf, nome allo specchio dell’indispensabile falernum.

Quanti rum hai nella tua collezione e quali sono i tuoi rum drink preferiti?
Ho smesso di contare le mie bottiglie di rum. Preferisco nasconderle in vari luoghi e spero di poterle gustare tra 10 o 20 anni. Sembra pazzesco, ma sono sicuro che valga la pena aspettare. Il mio drink preferito a base di rum è il Daiquiri. È una ricetta semplice ed è uno dei modi migliori per gustare un ottimo rum come quelli dell’isola della Reunion della distilleria Savanna, i rum giamaicani overproof e i rum di Saint Lucia. Poi naturalmente c’è il Mai Tai, perché amo il vero rum giamaicano come quello della riserva Worthy Park, della piantagione Xaymaca o della tenuta Hampden, abbinato a una buona orzata fatta in casa. Un altro mio mito esotico è l’ancestrale Saoco, fusione perfetta tra rum (in origine aguardiente, ndr) e acqua fresca di cocco. Penso che il rum e l’acqua di cocco siano fatti per stare insieme, perché uno esalta le qualità dell’altro con il risultato di un drink davvero rinfrescante.

Quanto è importante l’interior design per un locale Tiki?
Don the Beachcomber era solito dire “Se non potete andare in paradiso, lo porterò io da voi”. E questo viaggio dovrebbe iniziare proprio all’ingresso di un bar Tiki. Come ho detto prima, l’escapismo è una delle chiavi per offrire un’esperienza indimenticabile al cliente. Credo che un drastico cambiamento dell’ambiente sia necessario quando il vostro ospite entra per attirarlo davvero nel vostro “paradiso”.

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