Street food: come far girare il business su ruote

Street food
Courtesy James Fird/Pexels
I costi di allestimento, la scelta degli eventi, gli errori da evitare: i consigli di Francesco D'Agostinis, fondatore di Street Food Specialst

Non è un Ape o un camioncino: è un'impresa: è il punto di partenza di Francesco D'Agostinis, fondatore di Street food specialist e autore del libro "Street food business. La ricetta perfetta per portare la tua azienda lontano dal rischio di una nuova caduta".

Francesco D'Agostinis, fondatore di Street Food Specialist

«Un'attività di street food - spiega l'esperto - per essere di successo deve fin dall'inizio strutturarsi con un progetto imprenditoriale. Anche perché i costi per attrezzare un mezzo a food truck non sono banali: parliamo di 15-20 mila euro per un'Ape, di un valore compreso tra i 50 e i 65mila euro per i food truck medi, tipo carrello, e di 100-130mila per i camion. Prima di scegliere su quale mezzo orientarsi e come allestirlo, va definita con chiarezza l'idea di business». 

Gli errori più comuni

D'Agostinis mette l'accento su due tra gli errori più diffusi in chi pubblicizza la propria attività: «Il primo è parlare di qualità. Perché la qualità deve essere un prerequisito dato per scontato. E non potrà mai essere un elemento differenziante, soprattutto se lo diciamo noi». Quanti sono quelli che dicono di essere i migliori nel fare una certa cosa? Sono credibili? La credibilità viene se lo dicono gli altri, non se lo dici tu.

Il secondo è focalizzare la propria comunicazione solo sul prodotto: «Se parlo solo del mio hamburger o del mio panino, anche in questo caso non riuscirò a emergere tra tutti quelli che fanno i panini. Devo raccontare perché scegliere il mio. Prendiamo il caso di una pomata lenitiva: nel raccontarla, non si spiega come è fatta, ma ci si sofferma sul fatto che fa passare il prurito».

Il punto di partenza (o ripartenza) corretto è quindi pensare al proprio modello di business. L'esperto suggerisce di focalizzarsi su un tipo di prodotto e un target specifico di clienti: «Il percorso da seguire è partire da cosa chiede il mercato da una parte e da cosa si sa fare dall'altra, per poi individuare un target di clientela e decidere il proprio posizionamento e il naming adeguato» afferma D'Agostinis.

Quanto al prodotto, D'Agostinis evidenzia come ci sia un generale appiattimento dell'offerta: «La maggior parte degli street fodder fa le stesse cose: panini, patatine ecc. Dimenticando che ogni regione ha una ricchezza di piatti e di specialità che offrono enormi opportunità per differenziarsi».

La scelta degli eventi

«Un'aspetto chiave del lavoro dello street fooder è decidere dove fisicamente collocarsi: è chiaro che - se abbiamo chiaro il target a cui vogliamo rivolgerci - questo ci permette di indirizzare meglio le nostre scelte. Di località, di tipo di evento, di quartiere. Soprattutto, occorre conoscere le regole vigenti nel luogo dove intendo lavorare, dal momento che ogni Comune ha le proprie».

Gli eventi sono, in genere, il punto di riferimento degli street fooder: «C'è un problema di scelta di quelli più adatti, in funzione del target a cui mi rivolgo. Va poi fatta una stima delle presenze, anche sulla base dello storico, per definire le necessità produttive e di conseguenza gli acquisti da fare, anche in funzione della mia capacità produttiva oraria e totale». 

L'invito finale dell'esperto è a studiare da imprenditori: «Per far funzionare l'attività occorre concentrarsi sul modello di business, studiare il giusto posizionamento e dedicarsi seriamente al marketing».

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