Nelle prime settimane del 2022, le cronache riportavano la notizia di gestori e titolari alle prese con bollette salatissime. Emblematica, la storia del titolare del bar Ci.Risiamo di Empoli che, lo scorso gennaio, si è visto recapitare una bolletta della luce di 12.911 euro e 74 centesimi. «Quando l’ho vista non ci ho creduto - ha rivelato il titolare Luigi Di Dio Faranna a RepubblicaTV - pensavo fosse uno scherzo. Sapevo che erano previsti degli aumenti, ma non mi aspettavo di pagare quasi tre volte in più. Se non si hanno le spalle coperte, una bolletta di questo importo può metterti davvero in ginocchio». Il caso dell’imprenditore empolese è solo uno dei tanti. All’inizio dell’anno, sui profili social di molti gestori di bar e ristoranti sono apparse le foto delle ultime bollette con rincari anche fino al 100%. Una vera e propria stangata certificata da uno studio di Confcommercio - Nomisma Energia che lo scorso febbraio ha messo nero su bianco i costi per le imprese. In particolare, per quelle del fuori casa.
Gli aumenti dei costi di energia e gas
Con le nuove tariffe in vigore dal 1° gennaio, lo studio stima un aumento della bolletta elettrica da 7,4 miliardi di euro nel 2021 a 13,9 nel 2022. Per non parlare di quella del gas che, con un consumo complessivo di 5 miliardi di metri cubi, cresce da 3,9 miliardi di euro nel 2021 a 6 miliardi nel 2022. Per un bar la bolletta elettrica dovrebbe passare in media da 4 mila a 7 mila euro all’anno, per salire, con il costo del gas, da 5 mila a 10 mila euro in totale. Costi medi in quanto, i consumi energetici di un locale possono oscillare sensibilmente, andando dai 17.000 KWh dei piccoli caffè ai 45.000 KWh nel caso dei bar pasticceria, per arrivare a toccare i 142.000 KWh delle attività di self service.
Tutto questo succedeva prima dell’invasione dell’Ucraina, lo scorso 24 febbraio. Da allora, i prezzi dell’energia sono letteralmente volati alle stelle. Cosa fare dunque per calmierare in autonomia il caro bolletta? Lo abbiamo chiesto a Dario Di Santo, direttore di Fire, associazione tecnico-scientifica no-profit che promuove l’efficienza energetica e, su incarico del Mse, gestisce la rete degli energy manager.
I consigli per ridurre gli sprechi
«Nella maggior parte dei casi sprechiamo energia - esordisce l’esperto - senza rendercene conto. Suggerisco di provare a verificare se le luci e l’impianto di climatizzazione rimangono accesi quando non servono. In questo caso il rimedio è semplice. Un’altra opzione a basso costo è quella della regolazione degli impianti, spesso non ottimizzata (troppo caldo in inverno e freddo in estate, luci senza sensori di presenza nei bagni, banchi frigo non ottimizzati o non manutenuti). In generale, inoltre, la manutenzione non va trascurata. La pulizia degli scambiatori di calore, ad esempio e il ripristino della coibentazione dei tubi possono aiutare».
Tutte operazioni che non richiedono grandi investimenti, ma se un gestore avesse delle risorse da spendere? «In questo caso, le principali opzioni riguardano l’illuminazione (lampade a led, sensori di illuminazione e presenza, corpi illuminanti efficienti), la climatizzazione (pompe di calore, sistemi di regolazione automatica collegati a temperatura, umidità e concentrazione CO2 interne, recuperi di calore da cucine e forni e free cooling, coibentazione nel caso di chioschi), dispositivi più efficienti (forni, cucine, banchi frigo, etc.), le fonti rinnovabili (solare fotovoltaico e solare termico). Posso consigliare alcuni suggerimenti redatti nell’ambito di un progetto in cui eravamo stati coinvolti alcuni anni fa, ancora validi e disponibili in nel manualetto, scricabile gratuitamente, "20 misure per aiutare la tua impresa a risparmiare energia (e denaro)". Diciamo che i risultati migliori si possono conseguire con soluzioni su misura, da individuare insieme ad un esperto di settore, come un EGE - esperto in gestione dell’energia. C’è infine la possibilità di lavorare sulla filiera per ottimizzare i consumi nel bar: ad esempio confrontando bevande alla spina e bevande in lattina o bottiglia, gestione dei prodotti dolciari e salati ecc.».
Attenzione ai contratti
Tra le misure che un bar può prendere c’è anche quella di una revisione dei contratti di fornitura. «Si tratta più che altro di non stipulare contratti poco convenienti e di ricordarsi di ridiscuterli annualmente. Come con la telefonia rimanere fissi con un fornitore e un contratto difficilmente paga. Va però detto che le imprese piccole non hanno grande potere di acquisto. Una scelta è quella fra contratti a prezzo fisso e a prezzo indicizzato. In entrambi i casi si può guadagnare o perdere in funzione dell’andamento dei mercati. Pensiamo - aggiunge Di Santo - alla pandemia: chi aveva un contratto a prezzo variabile ha guadagnato nella prima fase, quando i prezzi sono calati notevolmente. Viceversa, quando dopo la scorsa estate sono aumentati fino ad arrivare dove sappiamo, chi aveva il contratto a prezzo fisso ne ha beneficiato. In generale i contratti a prezzo fisso hanno quantomeno il vantaggio di garantire la spesa per il periodo di validità delle condizioni».
Energy manager, incentivi e premi per chi risparmia
Cosa attende, dunque, le pmi italiane nel medio termine e le misure che il governo vuole mettere in campo contribuiranno a calmierare il mercato? «Fare previsioni in questa situazione è impossibile. Speriamo che la ragionevolezza prevalga nella guerra in Ucraina e che si possa tornare ad una situazione meno rischiosa e dunque meno volatile in merito ai prezzi. Dobbiamo comunque attenderci un sistema di mercato diverso da quello degli ultimi anni, in quanto le relazioni commerciali sono state messe a dura prova prima dalle politiche dei dazi, poi dalla pandemia e ora dalle conseguenze della guerra. Questo significa che investire in efficienza energetica e fonti rinnovabili, nonché nell’innovazione di prodotti e servizi, porta con sé dei rischi, ma anche la possibilità di ricadere in piedi nel futuro».
In base alla vostra esperienza, avere notato anche da parte delle microimprese una maggiore sensibilità riguardo i temi del risparmio energetico (ad esempio, l’utilizzo di attrezzature a basso consumo o la sostituzione delle luci a incandescenza o neon con quelle a led)? «In generale la situazione negli ultimi venti anni è migliorata, ma siamo ancora ben lontani da un uso razionale dell’energia. Le micro e le piccole imprese difficilmente possono nominare un energy manager fra i propri dipendenti, ma è sempre possibile indirizzarsi su un EGE (nel sito del nostro organismo di certificazione, si possono trovare gli esperti per area geografica). Si può anche pensare di lavorare con le associazioni territoriali per dotarsi di un energy manager che possa seguire le strutture in una certa area. I bar appartenenti alle catene potrebbero, infine, considerare la possibilità di prevedere premi per i dipendenti nel caso ottengano riduzioni dei consumi. Per i chioschi, con le giuste tecnologie e le fonti rinnovabili, unite a interventi di efficientamento energetico, si possono fare salti avanti notevoli in termini di consumi».
«Nel caso dei bar che si trovano all’interno dei condomini il discorso può essere un po’ più complesso. Ritengo si possa comunque ragionare con il proprietario delle mura per eventualmente condividere le spese di intervento. Per alcune soluzioni sono tra l’altro disponibili incentivi nazionali, come il conto termico e le detrazioni fiscali, o locali. Per le altre, con i prezzi attuali i tempi di ritorno possono comunque essere brevi. È infine fondamentale - conclude Di Santo - rivolgersi ai fornitori di prodotti tecnici, come i banchi frigo o le cucine, per comprendere le molteplici opportunità legate all’uso di nuove soluzioni. I migliori risultati, per chi ha la capacità di investire, si possono ottenere mettendo insieme il rinnovamento del core business con l’uso efficiente dell’energia e delle altre risorse».