Il network dei Pr rilancia i ritrovi notturni

Clubbing –

Finita l’epoca delle mega discoteche da riempire a ogni costo, prevale la logica delle serate più intime e curate nei dettagli, secondo format validi a livello internazionale

Per alcuni sono una disgrazia, per altri i salvatori. La verità, come sempre, sta nel mezzo. Rispondono al nome di p.r. e in molti casi determinano l'esito, nel bene e nel male, delle serate. A darci lo spunto la nascita della P.R. Commission, network che riunisce alcune celebrità del mondo dei nottambuli. Il progetto è frutto di un'intuizione di Lorenzo “Lello” Carvelli (agenzia Noblesse Oblige). Spiega Carvelli: «Ci siamo ispirati ai social network. Oggi tutto si muove da lì. È il momento delle comunità virtuali, che mettono in contatto persone ai quattro angoli del globo. Per questo abbiamo creato una rete che ha lo scopo di unire i migliori p.r. della notte, creando eventi di respiro internazionale».

La globalizzazione dell'attività p.r
Sono partiti dal presupposto che oggi le comunità di clubber sono sempre più simili. Basti pensare al concept Supperclub. È stato esportato da Amsterdam in tutto il mondo, da Roma a Bangkok, e funziona ovunque. Tra i primi ad aver aderito al progetto di Carvelli, ci sono big come Rocco Ancarola del Pink Elephant di New York, Jean Roch della catena francese Vip Room (club a Parigi, Cannes, St. Tropez) e Axel Huyhn, direttore creativo della Crazybaby, agenzia parigina specializzata in feste patinate per l'alta moda. E poi altri protagonisti della notte, anche se a livello più locale come Maurizio Monti (Echoes e Pascià di Riccione), Madeleine “Mad” Mendy (Nasa e French Orgasme di Copenaghen), Esmeralda Discepolo, mattatrice delle notti al Billionaire di Porto Cervo e al King's Club di St. Moritz.

La "politica del tavolo" per serate intime
Uno squadrone che quando parla di tendenze è d'accordo su un punto: i clienti oggi cercano club, non semplici discoteche, che li facciano sentire comodi e rilassati. «Al pubblico bisogna dare la sensazione di stare tra amici», sottolinea Axel Huyhn. Per questo, funzionano gli spazi che propongono i cosiddetti “private party”, feste da condividere al tavolo o nei privé. Ancarola è un alfiere del tavolo esclusivo. Lo ritiene un modo per far sentire i clienti a proprio agio. Non si tratta di un atteggiamento snobistico.

Il p.r di base a New York è convinto che la festa debba essere intima, come un party in casa di amici. La sua strategia è chiarissima: «Solo invitando gente simile, la convinci a tornare tutte le sere».
Questa tendenza si è diffusa in tutto il globo, a sentire i p.r. La cosiddetta “politica del tavolo” sta pagando: un tavolo nei club frutta come 100 ingressi, perché i clienti seduti spendono mediamente 1.500 euro tra bottiglie di Champagne, frutta e altre consumazioni. Se il locale intimo è in crescita, in picchiata sono andati i mega club che pensano solo ad alzare il volume e riempire il locale senza criterio.

Finita l'epoca delle discoteche giganti
L'effetto prevedibile è che molti clienti sono emigrati verso lounge, art café, discobar. Molte discoteche sono crollate perché non sono riuscite a proporre alternative valide ai nuovi format dell'intrattenimento notturno. Basti dire che dagli anni del boom a oggi, le discoteche sono dimezzate, da 5mila del primo censimento ufficiale a metà degli anni '80 si è passati a poco più di 2mila.
Così ci siamo trovati di fronte a migliaia di cattedrali nel deserto: discoteche belle, piene di luci colorate ed effetti surround, ma senza idee e progettualità.

Molti pr (ma anche parecchi gestori) sono convinti che per risollevare le sorti delle vecchie discoteche sia necessario mettere in piedi eventi spettacolari, con l'obiettivo di stupire e svagare gli ospiti. Lello Carvelli lo ha fatto più volte nella sua carriera. Di recente, per esempio, ha portato in scena al Teatro La Fenice di Venezia, durante il carnevale, uno show in maschera con cavalli bianchi, contorsionisti cinesi e perfino un disc jockey che suonava lì dove normalmente si esibiscono tenori e orchestre.

Divertimento in formato internazionale
La sensazione è che si parli solo di serate costose, che i locali con poche risorse non possono permettersi.
«Non sono d'accordo - spiega Carvelli - Quando non ci sono soldi, a volte basta l'idea. Al Bar Bianco di Milano, abbiamo lanciato nel 2003 la serata Vip Jockey, che coinvolgeva celebrità come Fernanda Lessa, il colonnello Mario Giuliacci, Andrea Pellizzari de Le Iene e lo stilista Elio Fiorucci. Certo, non assi della consolle ma personaggi che venivano solo per il gusto di fare qualcosa di divertente e che con le loro esibizioni hanno creato un grosso tam tam mediatico».

Il pubblico - per dirla con Jean Roch - non si può più prendere in giro, perché è molto più maturo rispetto a dieci anni fa. Per questo è necessario stupirlo con proposte innovative. Il parigino Axel Huyhn lo fa nei suoi eventi mescolando con abilità personaggi del mondo della moda, dell'arte e del clubbing. Sembra impossibile che un gruppo di personaggi del mondo della notte abbia messo da parte invidie e rivalità, per dare vita a un progetto comune. Oggi sembra tirare un vento nuovo. Le previsioni della P.R. Commission parlano di clubber che si sposteranno da una parte all'altra del mondo. Raccontano di viaggiatori da Parigi, Milano, Saint Tropez o New York che potranno ritrovare nel luogo d'arrivo un film molto simile a quello vissuto in patria. Una specie di tessera Blockbuster: fai l'accredito e la puoi usare ovunque.

Lascia un commento

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome