Distretti, fare sistema diventa realtà

Economia –

Aree territoriali caratterizzate da imprese fra loro integrate in un sistema produttivo. Sono i distretti, reti di piccole e medie imprese vocate all’export e allo sviluppo locale

Sono 240 e continuano ad aumentare. Raccolgono oltre 212.000 imprese con 2 milioni di addetti e rappresentano il 46% delle esportazioni italiane. Ecco perché sono considerati l’asse strategico del made in Italy. Gli economisti li chiamano “distretti produttivi”, ossia zone geografiche caratterizzate dalla concentrazione di piccole e medie imprese specializzate in un preciso settore, che diventa il fulcro dell’economia del territorio.
Intorno all’alimentare ruotano 17 distretti
In questo scenario il food&beverage gioca un ruolo centrale: tra prodotti alimentari e vini ci sono 17 distretti, dai derivati del pomodoro nel Salernitano alla pasta in Abruzzo, che complessivamente nel 2007 hanno realizzato all’estero 5,1 miliardi di euro di fatturato, il 5% in più rispetto all’anno precedente. Nel 1991 la legge ne ha sancito il valore, riconoscendo ai distretti industriali il ruolo di strumento della politica economica a sostegno delle piccole e medie imprese, e ha attribuito alle Regioni il compito sia di individuarli, sia di definire risorse e iniziative per promuoverne lo sviluppo.
In questo modo, anziche muoversi in modo anarchico e individuale, i piccoli imprenditori, gli artigiani e le imprese più piccole sono messi nella condizione di allearsi tra loro, con le istituzioni locali e gli operatori del territorio per sviluppare una strategia comune, che rafforzi la competitività di tutti. Dunque i distretti sono una buona occasione per mettere in rete centinaia di aziende (e non solo manifatturiere, ma anche commerciali o di servizi), creare rapporti più consolidati tra imprese, territorio e istituzioni e usufruire di fondi statali (di recente il Governo ha stanziato alle Regioni 50 milioni di euro per promuovere i distretti produttivi) per finanziare investimenti e progetti di sviluppo. Un esempio illuminante è quello del territorio di Conegliano Valdobbiadene, che nel 2003 è stato riconosciuto come primo distretto enologico del Veneto e come primo distretto spumantistico d’Italia. «Questo ha comportato due grandi opportunità: da un lato il riconoscimento a realtà economica di primo piano per l’intero Veneto, dall’altro il superamento del naturale individualismo delle piccole e medie aziende che hanno accettato di assumere la connotazione di un’unica grande impresa che lavora per crescere assieme» spiega il direttore del Consorzio di tutela, Giancarlo Vettorello. È nato così il piano di sviluppo distrettuale, che ha promosso il rafforzamento dell’immagine e lo sviluppo economico del Prosecco Doc di Conegliano Valdobbiadene. Qualche cifra: nel quinquennio 2003-2007 sono stati realizzati 12 progetti per un valore totale superiore a 4,7 milioni di euro, in parte finanziati dalla Regione. Tra le iniziative anche la nascita dell’Osservatorio sulle tendenze di consumo, creato insieme con il metadistretto della calzatura veneta e il distretto del mobile classico di Verona. Questa struttura ha il compito di analizzare l’evoluzione della società e le macrotendenze dei consumi, che accomunano prodotti anche molto diversi fra loro come vino, scarpe e mobili, e ha già portato alla realizzazione di uno studio sui 18 mega-trends del momento condotto da Astra Ricerche nel 2007.

Evoluzione, da distretto a metadistretto

In Alto Adige, invece, il distretto eno-alimentare ha puntato sulle attività di informazione e comunicazione. Difatti i consorzi dei produttori di mele Igp, speck Igp e vini Doc si sono alleati e hanno elaborato un progetto, in parte finanziato dall’UE.
Per tre anni, fino al 2010, svolgeranno azioni finalizzate a diffondere la conoscenza dei marchi di qualità europea. Ma c’è anche chi pensa più in grande e si concentra sui “metadistretti”, aggregazioni che, in nome della tecnologia, superano il confine del territorio e dialogano anche con imprese lontane. Come accade nel metadistretto alimentare veneto (17.000 addetti e 4,8 miliardi di euro di fatturato), che parte dai frutteti passa attraverso le industrie di conserve e marmellate e finisce in quelle dolciarie che le usano nei loro prodotti. Ma che include anche chi fa packaging o macchine per il confezionamento, e tanti altri prodotti alimentari con annessi e connessi. Di tutt’altro genere il neonato progetto Muda (Museo diffuso dell’Astigiano), promosso da due comunità collinari “Tra Langa e Monferrato” e “Vigne e Vini”, con il sostegno della Regione Piemonte. Il vino è uno dei 4 assi portanti del Muda, che prevede la creazione di un distretto agro-alimentare di qualità (con 61 Comuni, la totalità delle imprese eno-meccaniche e oltre il 90% dell’industria enologica astigiana) e di un centro servizi sperimentale per i viticoltori. La stretta integrazione tra produzione agricola, trasformazione artigianale e industriale, turismo del gusto e tutela dell’ambiente dovrebbe permettere di ottimizzare le risorse. In chiave turistica, il recupero e la sistemazione dei vigneti consentirà di istituire percorsi didattici con il corollario di adeguate strutture ricettive, improntate ai principi della bioarchitettura e dell’ecocompatibilità.

Terme e cultura, la scommessa di Abano

In prospettiva sempre più il distretto diventerà un luogo che permette di trasferire conoscenze ed esperienze. Di fare sistema. Basta vedere cosa succede a Modena, dove con Motorvalley l’automobilismo e il motociclismo sono diventati un asse di sviluppo turistico, che collega diversi luoghi legati ai motori, dalle fabbriche ai musei, dalle collezioni private ai circuiti, dalle gare agli autonoleggi, dagli alberghi alle autofficine, con pacchetti ad hoc per appassionati di Ferrari, Lamborghini e Ducati.
Invece in Veneto il distretto termale euganeo si è alleato con il sistema alberghiero veneziano per creare una rete turistica integrata da 16 milioni di presenze l’anno. Un progetto appena partito con la nascita di “AbanomontegrottoSì”: una rete di 8 desk dove prenotare soggiorni che abbinano le bellezze della città lagunare con il piacere wellness delle terme di Abano Montegrotto, “nuova spa” di Venezia.

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