Clienti e incassi, tutti al sicuro

Attrezzature –

Le effrazioni a danno dei pubblici esercizi sono all’ordine del giorno. Una guida alle soluzioni che il mercato mette a disposizione per la sicurezza

Dati precisi non ne esistono, ma per sapere se quella dei furti nei bar sia una pratica comune basta collegarsi a Internet, fare una ricerca con le parole chiave “furti” e “bar” e leggere i risultati. Esperienza poco tranquillizzante: sono centinaia le cronache di effrazioni avvenute nei locali pubblici. Il fenomeno è preoccupante, perché ormai i ladri hanno preso l’abitudine di distruggere le vetrine dei locali anche per magri bottini, di solito le monete che restano nelle gettoniere delle macchine da gioco. Spesso quindi il danno è doppio: alle strutture del locale e alle newslot che sono scardinate per portare via le cassette portamonete. «Da qualche anno a questa parte - spiega Carlo Hruby, amministratore delegato di Hesa, società attiva nel settore della sicurezza - i gestori si trovano ad amministrare importanti flussi di denaro, soprattutto legati alle scommesse, ai giochi, ma senza l’adeguata preparazione culturale per farlo. Del resto i bar per definizione sono locali aperti al pubblico, dove è difficile effettuare un controllo degli ingressi come avviene, per esempio, alle Poste o nelle banche. C’è difficoltà, quindi, da parte della categoria, di intendere una spesa per un impianto di sicurezza come un investimento per la propria attività».
Un gap culturale che invece va superato: le moderne tecnologie consentono di realizzare impianti antirapina, con chiamata diretta delle forze dell’ordine, e anche impianti antieffrazione basati sull’impiego di telecamere a circuito chiuso e segnalazioni a distanza. «Si può anche optare per tecnologie radio - dice Hruby - che consentono di connettere le varie componenti dell’impianto senza interventi invasivi e, quindi, contenendo al minimo i costi».
Come difendersi allora? Secondo Matteo Nardini, key account manager di El.Mo. «Un locale pubblico ha necessità radicalmente diverse secondo i momenti della giornata: a locale aperto è fondamentale la sicurezza delle persone, a locale chiuso la tutela dei beni. Nel primo caso sono essenziali i sistemi “safety” - rilevazione e spegnimento d’incendio - e quelli “security” riferibili alla deterrenza contro l’assalto alle persone come, ad esempio, la videosorveglianza. Nel secondo, la continuità della sicurezza va garantita mediante un controllo antintrusione, possibilmente telecontrollato». Il telecontrollo ha una funzione fondamentale: l’individuazione dei ladri nel locale va fatta in tempo reale, per avere la possibilità di avvertire immediatamente le forze dell’ordine e la speranza di cogliere in flagrante i malfattori. Solo così si riuscirà ad avere un effetto deterrente. Sull’efficacia di questi strumenti alcuni sono scettici: di rado le forze dell’ordine arrivano in tempo per cogliere in flagrante i malintenzionati. «Può anche essere vero - dice Hruby -, ma non è un buon motivo per non dotarsi di un impianto di sicurezza».
Il problema principale sta però nel trovare l’interlocutore giusto a cui affidarsi per la progettazione e realizzazione dell’impianto. «Non ci sono in Italia - commenta ancora Hruby - certificazioni specifiche che consentono di individuare un impiantista provetto. Bisogna allora valutare il professionista da una serie di aspetti. Importanti sono per esempio le referenze, cioè gli impianti realizzati, e anche il tipo di sopralluogo effettuato dal professionista e le domande che rivolge al gestore del bar per individuare le sue necessità. Un’analisi del locale e delle sue effettive necessità è fondamentale per individuare non solo gli aspetti legati a furti e rapine, ma anche quelli per la sicurezza dei lavoratori e dei clienti: antincendio, rivelatori di gas, antiallagamento e così via. Esistono poi norme che tutelano il lavoratore e la vita privata delle persone e che impongono di segnalare la presenza di dispositivi di videosorveglianza o similari. Gli installatori sono tenuti a conoscere queste norme, ma anche i gestori dei locali, che sono corresponsabili nel caso di inadempienze. Anzi, valutare le conoscenze dell’impiantista su questi temi può essere un altro modo per valutarne la competenza».

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