
È di nuovo quel momento dell’anno: a spasso per il campo sperimentale del Consorzio di tutela della ciliegia di Vignola Igp, all’Agriturismo Montecuccoli di Vignola (Mo), Gin Tabàr dà il via alla raccolta delle perle rosse che andranno a caratterizzare l’ultima edizione della gamma. Sono ormai tre anni che la storica distilleria Casoni collabora con il consorzio ciliegie di Vignola Igp, e all’inizio della stagione di raccolta si alza il velo sul prodotto, resistendo al sole di metà mattinata, muniti di cestino per la raccolta e gran forza di volontà per non cadere nella tentazione di mangiare ogni ciliegia direttamente tra i filari.
Se Casoni è ormai una colonna della liquoristica italiana, fondata nel 1814 a Finale Emilia e oggi con una distribuzione in più di 35 paesi, con 33 milioni di bottiglie prodotte e più di 60 milioni di euro di fatturato, Tabàr Gin è appena al suo ottavo compleanno: «Avevamo come obiettivo quello di creare il primo gin distillato tra i fiumi Secchia e Panaro - spiega Manuel Greco, Trade Marketing Manager di Casoni -, conservando la caratteristica leggera punta di anice in degustazione, dato che Casoni nasce proprio come distillatore di anice».
L’edizione Ciliegia di Vignola Igp è solo una delle cinque che Tabàr (dal nome del tabarro, mantello usato dai vecchi del luogo per ripararsi dalla nebbia) ha in gamma: all’originale leggermente aniciata si sono aggiunte nel tempo una versione al bergamotto, un’edizione limitata alla Pera Igp di Ferrara e un London Dry gin. Imbottigliato a 45°, è il risultato di un processo che prevede una infusione delle ciliegie in soluzione idroalcolica per cinque giorni, seguita dalla distillazione, un affinamento di un mese in botte di acciaio, il blend con altre botaniche e la diluizione, fino all’ulteriore affinamento di 15 giorni in acciaio prima della filtrazione. «È la dimostrazione del nostro forte legame con il territorio, la nostra ciliegia è uno tra i prodotti più importanti dell’agricoltura in Italia e la sua lavorazione è tutt’altro che semplice perché richiede equilibrio e delicatezza».
Otto ciliegie per bottiglia, 26 kg per 500 bottiglie, la matematica necessaria. Grado alcolico importante, smorzato dalla dolcezza rotonda della ciliegia che come dovrebbe essere, è protagonista e lascia una scia zuccherina riconoscibile e amabile, pressoché inconfondibile. Unico è anche il frutteto da cui vengono raccolte, rigorosamente a mano, le ciliegie destinate alla produzione, sotto la supervisione del direttore del Consorzio di tutela ciliegia Igp di Vignola, Walter Monari: filari bassi (a fronte degli oltre quattro metri di alberi degli anni Ottanta, garanzia di incidenti a detta di chi c’era), un impianto a doppia rete che non solo ripara dalla pioggia ma combatte la Drosophila Suzukii, il principale parassita nemico del frutto. Nei primi due anni di sperimentazione è stato risparmiato il 78% dei trattamenti insetticidi rispetto alla coltura tradizionale: che a giudicare dalla qualità di ogni singola ciliegia, è solo l’inizio prima di raggiungere altre vette.