Robocup Segafredo Cafè: in Cina la caffetteria robotizzata

La caffetteria senza operatore, sostituita da un robot, piace e prospetta interessanti sviluppi nel Sud-Est asiatico. Protagonista l’espresso italiano

La caffetteria self-service Robocup Segafredo Café
La caffetteria self-service Robocup Segafredo Café

Il ruolo dell’automazione nella filiera del caffè cresce e ha un posto sempre più importante al bar, dai nuovi strumenti per i baristi all’ultima frontiera: la caffetteria senza operatore, sostituito da un robot. Può funzionare e piacere? Lo abbiamo chiesto a Pascal Héritier, chief operating officer di MZB Group, che due mesi fa ha inaugurato Robocup Segafredo Café, una caffetteria self-service completamente robotizzata a Shenzhen, la città cinese della tecnologia al confine con Hong Kong.

«Prima di tutto bisogna comprendere il contesto in cui questa formula innovativa è stata inserita - afferma -. Siamo in Asia, dove tutto (a cominciare dalla telefonia mobile) si muove con grande rapidità. La popolazione è molto giovane, il benessere è cresciuto negli ultimi anni e tutti cecano l’innovazione. Già da tanti anni le persone gestiscono la propria vita con il cellulare e la comparsa di un locale in cui è un barista robotizzato a servire il caffè piace. La scelta del menu è vasta, la fattura delle bevande molto buona e in un periodo come l’attuale in cui si cerca di evitare il contatto con le persone, è la soluzione ideale».

Tutto si comanda tramite uno smartphone (pagamento compreso), quindi prende il via la preparazione della bevanda: la “mano” meccanica prende un bicchiere, lo pone sul piano di una macchina superautomatica che eroga la bevanda richiesta, lo afferra nuovamente per portarlo a una terza apparecchiatura che lo chiude con un coperchio, infine la consegna. Non rimane che gustare un buon espresso italiano nell’ambiente accogliente del locale, caratterizzato da un design minimalista e dall’uso di materiali naturali. Il progetto è stato realizzato con due giovani imprenditori, tramite Robocup Vending, una start up malese e si svilupperà nell’area del Sud-Est asiatico; entro la fine dell’anno è prevista la realizzazione di una decina di nuovi punti vendita in altrettante città attorno a Hong Kong.

«In questa zona il caffè è richiesto in versione espresso piuttosto lungo e i giovani amano particolarmente estrazioni in stile cold brew con tanto ghiaccio - riprende Pascal Héritier -. Ciò che colpisce è che in Cina (come in moltissimi Paesi nel mondo) l’Italia è un brand ricercato e amato in tutti i settori, caffè compreso. Segafredo Zanetti ha torrefazioni in Vietnam, in Tailandia e Singapore con cui serve il continente asiatico, e soddisfa gusti e modi di consumo del caffè spesso differenti tra i diversi Paesi».

Pensa che un’esperienza di caffetteria completamente automatizzata piacerebbe in Italia? «I millennial sono nati con il cellulare in mano e hanno una mentalità nuova, diversa, in cui tutto corre, come avviene in un mondo tecnologico; caffè compreso. Un locale simile potrebbe piacere e non solo in Italia, ma in tutto il mondo, ma bisogna avere la tecnologia che ne supporta l’installazione e il funzionamento. Oggi i giovani si ritrovano attorno a un tavolo, tutti rivolti al cellulare con cui scambiano tra loro messaggi. La comunicazione verbale si è decisamente ridotta e un barista-robot che serve un buon espresso o più facilmente un buon ricettato a base latte o una bevanda fredda di buona qualità, può piacere. Ma penso che ci vorrà del tempo, perché in Italia il caffè al banco ha ancora una vita lunga». Insomma, un futuro possibile anche per il Vecchio Continente.

 

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