Paolo Uberti, coinvolgere i giovani è fondamentale

Mauro Aranci e Paolo Uberti
Mauro Aranci e Paolo Uberti
Interesse e grande partecipazione di giovani alla finale della Trismoka Challenge 2022: un’iniziativa che si auspica possa “contagiare” il settore

Tanti giovani studenti interessati ed entusiasti (finalmente si è tornati in presenza) hanno seguito e fatto il tifo durante la finale della Trismoka Challenge 2022, che, all’interno dell’Auditorium Giorgio Gaber di Castel Mella (BS), ha visto gareggiare in pedana i quattro finalisti: Giulia Cominardi dell’Istituto Serafino Riva di Sarnico (BG), Samuele Broglia e Mauro Aranci del C.F.P. Galdus di Milano, Fabian Lusha, fondazione Ikaros di Calcio (BS).

Ha vinto un sorridente e spigliato Mauro Aranci, che ha presentato un drink con una base realizzata con rum bianco, bitter al cioccolato e liquore alla nocciola Giffard in cui sono state lasciate in infusione un paio di brioche; quindi sciroppo di zucchero, Frangelico e 4 espressi ristretti. Il drink è stato sormontato da una spuma realizzata con Frangelico e sucrestere. Fabian Lusha ha ricevuto il premio della Centrale del Latte di Brescia per il migliore cappuccino; infine Chiara Cugini ha meritato il titolo di Coffee Digital Ambassador. Tra una competizione e l’altra, dimostrazioni di latte art che hanno coinvolto numerosi giovani, condotte da Daniele Carvalho Ricci, tre volte vincitore della competizione e campione italiano Baristi Sca 2020, e Federico Pinna.

L’appello comune rivolto a studenti e insegnanti è stato a credere in una professione che può dare grandi soddisfazioni, con una buona formazione di base e una sana voglia di crescere e di formarsi che sono alla base dell’affermazione e del successo professionale nel settore. Nel suo saluto, Paolo Uberti, amministratore delegato di Trismoka, ha ricordato il padre, mancato dieci anni fa, al quale è  intitolato il premio e a cui si deve l’avvio della competizione: «nel 2003, dopo la prima edizione del campionato baristi di quella che allora era Scae (oggi Sca - Specialty Coffee Association, ndr), Roberto Pregel di Brasilia ci spronò a puntare sulla formazione, sottolineando la sua importanza per un miglioramento globale del settore negli anni a venire. Abbiamo subito coinvolto numerosi nostri clienti offrendo corsi gratuiti: ero emozionato. Avrei potuto riscontrare la contrarietà di chi operava da più anni, invece con il nostro entusiasmo abbiamo coinvolto i partecipanti e non ci siamo più fermati. Ci siamo poi rivolti alle scuole alberghiere organizzando il talent show per i migliori baristi di domani. Non era il nostro obiettivo individuare il migliore barista del mondo, ma uno l’abbiamo avuto con Davide Berti nell’Ibrik, e più di un campione si è piazzato ai primi posti nelle competizioni di Sca. Il nostro focus era e rimane  la diffusione della cultura del buon espresso».

Negli anni ha preso il via un percorso formativo interno all’azienda, e da 15 anni il centro formativo si trova all’ingresso della torrefazione. In molti istituti il mondo del caffè vive una realtà ancorata al passato oppure è sottovalutato; di qui l’appello ad “adottare” uno o più istituti da parte delle diverse realtà produttive presenti in Italia: «un’attività deve creare ricchezza - riprende Uberti -: una parte di questa si può donare ai giovani e giovanissimi per migliorare la formazione: un patrimonio che un domani le stesse persone restituiranno lavorando bene e facendo cultura in un settore che ne ha decisamente bisogno».

Un ultimo appello è rivolto a Sca, affinché, nuovamente, si rivolga ai giovani e li coinvolga in un cammino di crescita: «troppo spesso vedo l’attenzione concentrata sull’effetto dell’essere campioni: certo, sono un riferimento, ma c’è bisogno di tornare a parlare in italiano durante le gare per farle comprendere a pieno e richiamare l’attenzione di chi sta facendo un percorso di qualità o lo vuole intraprendere. Se avvicinarsi è troppo difficile, se si creano barriere o l’obiettivo si prospetta inarrivabile, probabilmente molte persone non proveranno a farsi avanti. Sono fatto per abbattere i muri, non per crearli: dobbiamo tornare a parlare a tutti; il mio appello è a collaborare, ad aiutarsi per permettere al settore di crescere attraverso l’inclusione, e di farlo bene».

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