Dalla Sicilia al Trentino, dalle Val d’Aosta alla Sardegna. Sono venuti da ogni parte d’Italia i professionisti e operatori del mondo bar che hanno preso parte a Baritalia Hub. Sono stati loro i protagonisti dello show del bar italiano, affollando per due giorni il Palazzo del Ghiaccio di Milano, sede dell’evento organizzato da Bargiornale.
Hanno esplorato le sette aree tematiche della manifestazione (prima colazione, pausa pranzo, aperitivo, notte, street food, balconata e bar del futuro), aggirandosi tra i salottini delle aziende per conoscere e provare i prodotti più nuovi e partecipando attivamente a masterclass e dimostrazioni di mixologisti italiani e stranieri, ai seminari sul caffè e agli show cooking di grandi chef che si sono alternati sui vari palchi e che si sono susseguiti durante le due intere giornate.
Il gran finale di Baritalia Lab dedicato ai classici
Ricco di eventi nell’evento, l’appuntamento di Milano visto anche la tappa conclusiva di questa edizione di Baritalia Lab, il laboratorio di miscelazione itinerante di Bargiornale, con le 10 squadre di bartender impegnate nella rivisitazione di altrettanti cocktail classici. Ancora una volta i team hanno mostrato a pubblico e giuria composta da tre big della mixology, Flavio Angiolillo, Alessandro Palazzi e Javier de las Muelas, la capacità di reinterpretare in modo originale i grandi drink e di trasformare le loro storie in uno spettacolo affascinante e avvincente, mescolando la ricerca sulle fonti a aneddoti, racconti immaginari, musiche, sempre con tanta ironia e divertimento, senza trascurare qualche vero e proprio colpo di scena.
A catturare maggiormente l’attenzione della giuria tecnica di Bargiornale sono state le storie raccontate da Gian Nicola Libardi, maestro di cerimonia di Roner, sullo Champagne Cocktail e di Diego Ferrari, maestro di cerimonia di Fabbri 1905, sul Negroni Sbagliato.
La sfida tra nuovi talenti a Baritalia Junior
Largo poi alle nuove promesse della miscelazione con la finale di Bartitalia Junior, il contest riservato ai bartender under 25 targato Bargiornale. In 25 si sono sfidati nelle cinque categorie previste dal concorso, sotto gli occhi della giuria composta da Philip Duff di Tales of The Cocktail, Giuseppe Gallo, già miglior brand ambassador del mondo e fondatore di Italspirits, e Daniele Gentili, general manager del Gastrovino&Bar8 di Londra. La vittoria è andata a Violetta Canali per la categoria Drink a base di caffè, a Pietro De Feudis e Michele Ferruccio, ex aequo, per la categoria Aperitivo, Mattia Dipasquale per Low alcol, Giuseppe Tatone per Dopocena e Nicola Scarnera per Drink d’asporto.
Sempre all’interno di Bartitalia Hub, infine, è andata in scena la nona edizione di Summer Drink&Eat Festival, il contest di Rg Commerciale dove i locali italiani si sfidano con i loro signature drink. Ad aggiudicarsi la vittoria e il primo premio, un viaggio offerto da Compagnia dei Caraibi e un sifone iSi da un litro con incisione commemorativa dell’evento, è stato il My Lounge di Cesana Brianza (Lecco).
Oltre 60 seminari
I due giorni della manifestazione sono stati scanditi da un intenso programma di incontri e attività, con oltre 60 seminari che hanno offerto ai partecipanti spunti, novità e idee utili per sviluppare la propria attività, renderla sempre migliore e più performante e affinare le tecniche di lavoro di tutti i giorni.
Tra i più affollati quello di Javier de las Muelas, il vulcanico maestro spagnolo della cockteleria e proprietario del Dry Martini di Barcellona, da sette anni tra i migliori 50 bar del mondo secondo World´s 50 Best Bars. Accompagnato da Lorenzo Miglietta, head bartender del suo locale, ha illustrato come la capacità di innovare sia la chiave per una nuova rivoluzione del servizio, finalizzata a dare valore alla cultura del bar e che mette al centro la figura del cliente e come questa sia stata tradotta in realtà nei Dry Martini che ha aperto in ogni angolo del globo. «Non dimenticate – ha ricordato de las Muelas – che il bar è l’essenza della vita. Al bar ci si innamora: quando siamo al cospetto della donna che vogliamo conquistare, con le gambe tremanti e il nodo in gola, non le chiediamo forse di andare a bere qualcosa al bar? Il barista deve rendere unica l’esperienza del suo cliente, farlo sentire perfettamente a suo agio, perché servire è l’arte suprema».
Altrettanto applaudito l’intervento di Alessandro Palazzi, da quasi dieci anni alla guida del bar dell’Hotel Dukes di St. James’s, uno dei templi dell’ospitalità londinese e del Martini Cocktail. «Diplomatico, acrobatico, ovvero capace di destreggiarsi tra richieste ed esigenze, e carismatico sono i tre requisiti che fanno un buon bartender», ha spiegato Palazzi, che ha saputo ampliare la platea dei frequentatori del locale, tradizionalmente composta da un pubblico di élite, anche alla gente comune e in particolare ai giovani. Il segreto del successo? La capacità di relazionarsi con il cliente e una drink list sempre all’insegna del bere di altissima qualità, aggiornata puntando sulle storie che stanno dietro alla nascita di un grande cocktail.
Grande successo ha riscosso anche la masterclass di Filippo Sisti. Porta bandiera di un’idea di miscelazione d’avanguardia, il bar manager di Carlo e Camilla in Segheria, il bistrot milanese di Carlo Cracco, ha sottolineato l’importanza di uscire da certi canoni per andare alla ricerca di strade non ancora battute. Una sperimentazione che nel suo caso si fonda sulla grande conoscenza di ingredienti e tecniche, molti dei quali presi in prestito dal mondo della cucina, ma non solo. «Innovare significa vivere ogni giorno, prendere ispirazione da tutto ciò che ci circonda senza porsi limiti e superando le barriere mentali che ci chiudono dentro confini prestabiliti», ha spiegato il bartender, mostrando come prodotti inusuali per il bancone del bar, ad esempio un cavolo nero, trasformato e ridotto in polvere, possa diventare un ingrediente prezioso per realizzare cocktail unici.
In tanti anche all’appuntamento con Philip Duff, che ha chiuso la kermesse milanese. Tra le voci più ascoltate nella comunità mondiale di bartender, il fondatore di Liquid Solutions, società di consulenza con sede a New York specializzata nella costruzione di progetti che uniscono la realtà del bartending a quello dei produttori di spirit, ha tracciato una panoramica delle principali tendenze in atto nella mixability. Uno sguardo a livello globale che, ancora una volta, ha mostrato come creatività, innovazione, ricerca di prodotti e sapori unici, ma anche l’attenzione a temi quali la sostenibilità e la solidarietà, possano offrire nuove possibilità per il successo dei locali.