Storia di un uccellino che salvò il moscato

Cantine Ecologia –

Il rapporto tra uomo, vigna e natura al centro dell’attività dell’Osservatorio Martini & Rossi. Vantaggi per tutta la ricerca vitivinicola italiana.

La vigna come elemento antropico, cioè legato all'attività umana, ma nello stesso tempo intesa come luogo di biodiversità, dove la coltivazione sostenibile diventa occasione per rilanciare l'ambiente naturale.
Il tutto lontano da etichette bio-modaiole, e vicino, invece, al rapporto a tre, vigna-uomo-natura, che dovrebbe stare alla base della viticoltura.
È questa la filosofia dell'Osservatorio Martini & Rossi per il Miglioramento dell'uva moscato, un avamposto-laboratorio con sede a Santo Stefano Belbo, di fianco allo stabilimento per la raccolta e pigiatura delle uve, al confine tra Cuneese e Astigiano, non a caso posto nel cuore della zona di produzione del moscato, uno dei vitigni più antichi e coltivati, strategico per la produzione di vini come Asti e Moscato d'Asti docg, importanti per l'enologia e l'economia vinicola piemontese e italiana. Sperimentazione e controllo
Lì, da vent'anni, si sperimenta e si applica con successo l'idea di fare vigna e produrre uva da vino migliorando la qualità dei grappoli attraverso la diffusione di metodi di coltivazione rispettosi di fauna, flora e terreni delle zone vitate, nel segno della diversità biologica. Utopia? Alla Martini & Rossi non la pensano così. Tanto che dal 1987, anno di apertura dell'Osservatorio santostefanese, l'azienda impiega risorse e uomini in una struttura considerata il posto più avanzato della ricerca vitivinicola aziendale in Italia.
Un centro di sperimentazione e controllo della viticoltura ecostostenibile in grado di garantire qualità e controllo delle uve che poi diventeranno spumanti M&R tra cui anche la selezione Sigillo Blu, distribuita nel canale Horeca, punta di diamante delle bollicine “made in Pessione”, dall'Asti al Riesling, dal Prosecco al Moscato d'Asti, dalle Riserve brut Metodo Classico (Cuvée Nobile e Alta Langa) al sorprendente Rosé.

Rapporto quotidiano naturale con la vigna
Spiega Edoardo Monticelli, agronomo, enologo, insegnante alla Scuola Enologica di Alba, coordinatore del progetto Osservatorio Martini & Rossi, che lavora a stretto contatto con l'enologo Livio Prandi, capo cantina allo stabilimento di Santo Stefano Belbo: «L'azienda ripone grandi aspettative su questa struttura. Vent'anni fa, quando s'inaugurò l'Osservatorio, idee come coltivazioni sostenibili e biodiversità potevano sembrare concetti astratti. Invece attraverso le periodiche riunioni con i coltivatori conferenti della Martini & Rossi, ma anche con gli altri contadini della zona vocata alla coltivazione delle uve moscato, queste impostazioni sono entrate nella quotidianità professionale dei vignaioli, regolando in modo più naturale il loro rapporto con la vigna».
La sensazione che si tratti solo di belle parole è annullata dai progetti e dalla produzione pubblicistica che l'Osservatorio ha portato avanti in questi due decenni di intensa attività.

Diversità geologica
Come la meticolosa e rigorosamente scientifica raccolta e catalogazione di oltre 300 campioni provenienti dalle terre del moscato, cioè l'area deputata alla coltivazione delle uve che diventeranno Asti e Moscato d'Asti docg, un comprensorio che racchiude 52 Comuni tra le province di Alessandria, Asti e Cuneo.
«La ricerca - chiarisce Monticelli - è servita a verificare la diversità geologica delle diverse terre su cui si coltiva l'uva che ampelograficamente (classificazione morfologica dei vitigni, ndr) è definita “moscato bianco di Canelli”. Un lavoro che ha impegnato per mesi diversi tecnici. Alla fine abbiamo definito un catalogo di terreni con caratteristiche diversissime, indicata soprattutto da una tavolozza di colori che cambia anche notevolmente, dalle terre bianche e calcaree a quelle rosse e quasi nere». È il concetto di biodiversità che emerge prepotente, come segnale evidente di una qualità che nasce dal variegato.
Monticelli ricorda altre iniziative, come quella dei nidi artificiali per richiamare nelle vigne la presenza di alcuni volatili tipici delle aree vitate, dalle cinciallegre al gruccione, dallo sparviero al picchio verde. Ma perché reintrodurre l'avifauna tra i filari?Che c'entrano le pernici rosse con la qualità dell'uva?

Stabilità biologica
All'Osservatorio chiariscono: «L'apporto degli uccelli all'ecosistema agrario, oltre essere definito dalla loro attività predatoria verso insetti dannosi, consiste nell'arricchimento faunistico e nella conseguente maggiore stabilità biologica dell'ambiente. Le differenti forme di vita, infatti, partecipano in modo singolare all'equilibrio biologico dell'insieme e ne garantiscono la stabilità nel tempo. La loro presenza deve pertanto essere tutelata». Tradotto: più si migliora l'ambiente della vigna, che per sua caratteristica tende ad impoverire fauna e flora, meglio si evitano disarmonie che rompono l'equilibrio biologico con ripercussioni nefaste su coltivazioni e perfino sulla salute dei contadini. Insomma se si attua un'agricoltura sostenibile è preferibile, per tutti.
Così è nato il progetto nidi artificiali. Ne sono stati distribuiti un migliaio, ora abitualmente utilizzati da vari tipi di volatili tra cui l'upupa che stava scomparendo dal Sud Piemonte.
Tra gli altri progetti dell'Osservatorio Martini & Rossi anche la selezione di cloni di moscato e, più recentemente, ricerche agronomiche relative alle aree dell'Oltrepò Pavese, dell'Alta Langa, di Valdobbiadene e di Conegliano.
Tra l'altro il Sud Piemonte è coinvolto nel progetto Unesco che candida, per il 2009, le vigne piemontesi a patrimonio dell'Umanità. Il lavoro svolto dall'Osservatorio in questi ultimi vent'anni rientra proprio in questo solco di tutela e valorizzazione.

Tesori sotto le viti
«Del resto coltivare il vigneto - annota Prandi - è un mestiere difficile, che si acquisisce e si perfeziona nel tempo. L'avvicendarsi delle stagioni, ognuna differente nelle varie annate, propone al viticoltore esperienze sempre nuove. Noi, con incontri programmati in vigna e all'Osservatorio, mettiamo le nostre ricerche a disposizione dei viticoltori».
Scriveva Cesare Pavese, la cui casa natale è a poche centinaia di metri dalla sede dell'Osservatorio Martini & Rossi: «Una vigna che sale sul dorso di un colle fino ad incidersi nel cielo, è una vista familiare, eppure le cortine dei filari semplici e profonde appaiono una porta magica. Sotto le viti la terra rossa è dissodata, le foglie nascondono tesori, e di là dalle foglie sta il cielo».

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