Luxury gin

Cocktail –

Parte da londra la riscossa del gin con una lega di dieci titolati bartendender impegnati a diffonderne pregi e virtù. Alla ribalta un aromatico gin luxury e nuove e ricercate ricette di Gin Martini che esprimono al meglio la nouvelle vague di questo aristocratico distillato

Signori, il gin è ritornato di moda. Parola di Angus Winchester, ambasciatore internazionale di Tanqueray che ha tenuto a battesimo la Tanqueray Guild. Si tratta di una lega di 10 titolati bartender da 10 capitali del bere luxury di tutto il mondo (da Londra a Mexico City, da Tokyo a New York) riuniti lo scorso giugno a Londra al Brown's Hotel di Rocco Forte per celebrare il Martini perfetto e divulgare in tutto il mondo le virtù di Tanqueray No. Ten (Diageo). Un gin d'alta gamma realizzato, unico al mondo, con aromi e agrumi freschi e con una gradazione alcolica di 47,3%, la più elevata nel mercato. La complessità della sua cartella botanica, l'eleganza del design con la luminescente bottiglia verde smeraldo e il tappo argentato ne fanno un'icona della mixability più esclusiva. Non è infatti un mistero che il gin sia ormai entrato nel salotto buono dei distillati più nobili tanto che gli analisti ne prevedono un'evoluzione simile a quello di un altro spirit bianco, la vodka. Anch'esso si è scrollato di dosso l'immagine di bevanda proletaria e fa parte ormai con specialità adamantine e multidistillate dell'aristocrazia alcolica. Un recente studio della londinese FreshMinds, che ha analizzato codici di comunicazione e semiotica dei messaggi pubblicitari di cinque categorie di spirit (vodka, gin, blended whisky, single malt whisky e Cognac) mette proprio in luce questa nuova aspirazione del gin, evidenziata da packaging minimalisti studiati per sottolineare la purezza e la trasparenza del distillato e da una comunicazione che esalta la qualità delle materie prime e i metodi di produzione. Quest'aspirazione si scontra però con una limitata consapevolezza da parte dei consumatori delle qualità e degli utilizzi del gin e, conseguentemente, con un limitato impiego del distillato nelle carte dei cocktail. Ecco, dunque, che diventa ancora più chiara la missione dei nostri dieci paladini della Guild che a Londra si sono sbizzarriti nell'innovare il superclassico Martini Cocktail, utilizzando vermouth speciali, bitter artigianali, essenze, frutta ecc., e creando ex novo dieci ricette che sono altrettanti spaccati delle ultime tendenze della mixability mondiale: dallo spagnolo Jose Maria Gotarda che utilizza lo sherry e aromatizza il calice con gli aromi delle arance Castellòn all'americano Brian Miller che miscela gin e vermouth con un liquore alle erbe.
D'altronde, il Martini e altri mix a base di gin possono essere leve ideali per fidelizzare clienti. Emblematica la proposta del The Player, lounge bar di Londra, che ha mutuato le classificazione dei posti passeggeri utilizzata dalle compagnie aeree: ad esempio, Il Montgomery è offerto nella versione economy con base il Tanqueray London Dry Gin, nella versione business con il Whitley Neill e in quella “first class” con il Tanqueray No. 10.
Ricette che esaltano aromi e profumi
In Italia, non si è da meno. «È una strategia che applico da tempo al Tearose - spiega Luca Pirola, general manager del Tearose Cafè di Monza (Mi) e uno dei dieci bartender della Guild -. In questo modo si genera tra i clienti più consapevoli un attaccamento al distillato e alla marca. Non solo. Detto questo, i gin e in particolare quelli luxury caratterizzati da ricette che esaltano profumi e sapori di erbe aromatiche hanno sicuramente un futuro e non escludo che col tempo possa diventare di moda anche degustarli in purezza “on the rocks”. L'immagine nobile di questo distillato ha in un certo senso giocato a sua favore: la sua forza è di essere sempre stato aristocraticamente al di sopra delle parti senza essere mai stato “attaccato” a riti particolari che durano lo spazio di una moda». Sulla stessa lunghezza d'onda anche Giuliano Morandin, manager del bar del Dorchester di Londra: «Non si può parlare di gin senza parlare di Gin Martini. Questo cocktail dà al barman la possibilità di utilizzare ingredienti particolari: non solo gin luxury, ma anche bitter artigianali, che al Dorchester vengono forniti da un produttore esclusivo, e i vermouth, tornati nuovamente in auge: per il mio Martini, utilizzo il francese Lillet Blanc, ma abbiamo in carta ben 12 vermouth che possono essere utilizzati per personalizzare il cocktail». La sfida del nuovo gin è, dunque, aperta. Certo è che questa grande operazione di rilancio dovrà avere come alleati non solo i bartender, ma anche le strutture per cui lavorano. Non è un caso che ben 6 dei 10 professionisti della Guild siano barman che lavorano per grandi catene d'hotel: laboratori dove la “ricerca” non solo è benvenuta, ma favorita. E dove oggi si cullano i nuovi trend.

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