Lo Spritz conquista gli amanti dell’aperitivo

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Nato in Veneto, lo Spritz è oggi un fenomeno di costume su scala nazionale. Uno studio dell’Università di Verona ne delinea caratteristiche e abitudini di consumo

È uno dei fenomeni italiani degli ultimi anni. Se fino a qualche tempo fa lo Spritz era una consuetudine tutta veneta, adesso è diventato un must del bere giovane. Un caso di costume che ha attirato l'attenzione, tanto che gli studenti in Sociologia della comunicazione dell'Università veronese gli hanno dedicato una ricerca, realizzata col contributo del Gruppo Campari. Uno studio interessante per almeno due motivi: è il primo che analizza questo fenomeno e, inoltre, è stato realizzato intervistando i consumatori nel momento in cui si dedicavano al rito dello Spritz. «È indubbio che nel mondo dell'aperitivo lo Spritz abbia assunto un ruolo di riguardo, in termini sociali, di mercato, re-invenzione di vecchi modi di bere e brandizzazione di un prodotto popolare ma finora privo di marca» spiega il professor Giorgio Triani, responsabile del progetto.

Lo Spritz ha una storia dai contorni incerti, che risale alla dominazione asburgica e inizialmente era semplice vino allungato con acqua. Col passare del tempo le varianti sono aumentate, adattandosi ai gusti locali, tanto che oggi ne esistono molte versioni. A Padova e Venezia, ad esempio, lo spritz è preparato mescolando, alla base di prosecco e seltz, Campari o Aperol o Cynar, aggiungendo una fetta di limone se si sceglie il Campari, d'arancia se si preferisce l'Aperol.

Una ricetta suscettibile di molte varianti
Anche se non esiste una ricetta unica, lo studio ha identificato alcune regole che sono comuni: 40% di vino bianco, 30% di acqua minerale gasata, meglio se gasatissima, e il restante 30% scelto tra liquori il cui spettro varia dal Gin alla Crema Marsala, senza disdegnare nuovi mix che però devono garantire allo Spritz un acceso carattere cromatico, possibilmente vicino al tradizionale rosso. Il tocco finale è dato dall'aggiunta di una fettina di limone o di arancia. La gradazione alcolica raggiunta è variabile tra i 12 e i 45 gradi, la media si attesta attorno ai 15 gradi. Sono state 906 le interviste realizzate in 5 città del Veneto - Verona, Vicenza, Padova, Venezia e Treviso - in diversi momenti della giornata, anche se la maggior parte durante l'orario canonico dell'aperitivo (18-22), compiute nei giorni in cui è più alto il consumo di Spritz (ad esempio il mercoledì a Padova per la serata universitaria, il venerdì sera a Verona o il giovedì a Venezia). Il campionamento dei “bevitori di Spritz” è stato fatto in modo casuale, ma identifica un pubblico per lo più giovanile, studentesco, concentrato nella fascia di età 19-29 e caratterizzato da una leggera predominanza degli uomini sulle donne.

Sono tanti quelli che fanno il bis
Ragguardevoli i dati di consumo: oltre un intervistato su tre non si ferma al primo ma beve due Spritz. E, complessivamente chi ne beve tre o più (fino a sette e oltre) è il 43,9%. Un'abitudine che si collega con quella di far pagare il “giro” a turno (più del 30% delle risposte). Lo Spritz è identificato dalla maggioranza degli intervistati con Aperol (86,2%) e Prosecco (83,4%); è preferito con poco ghiaccio (68,9%), con la fettina d'arancia (60,2%) e bevuto nel tumbler (59,1%). A proposito delle modalità di servizio, se si chiede di esplicitare la preferenza personale, si nota come più persone vorrebbero il calice, meno il tumbler e molti non vorrebbero il bicchiere di plastica. Risposte che dimostrano che lo Spritz è assimilato più al vino più che a cocktail o superalcolici, tanto che i suoi principali competitor sono il vino (41%) e la birra (23%). Quanto agli snack di accompagnamento, nell'83,6% dei casi lo Spritz è servito con patatine e nel 41,2% con stuzzichini o tartine. Ma le patatine sono le meno gradite (12%), mentre sarebbero più apprezzati stuzzichini (29%), pizza (19%) e crostini con affettati (16%).

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