La febbre dell’oro

Ricettario –

Cinquecento candidature, duecento selezionati. In finale solo dieci. È successo alla prima edizione della Martini Golden Cup. Una sfida che ha premiato il buon gusto e l’essenzialità delle formule, con una giuria di esperti tra cui Bargiornale

Aromi speziati contro fruttati: dieci a zero. Nella finale del concorso Martini Golden Cup trionfano le note esotiche, i miscelati che profumano di zafferano, zenzero, pepe, cannella, perfino tabacco. Quando c’è frutta, si tratta in prevalenza di agrumi spremuti in diretta. I dieci finalisti della sfida, selezionati tra 500 candidati, hanno saputo esaltare con le loro ricette, da fiaba orientale, le note di Martini Gold, ovvero lo spirit pregiato nato dalla collaborazione tra due icone del made in Italy come Martini e Dolce&Gabbana. La competizione è stata promossa via web sul sito www.bacardimartinigrandclub.com, indirizzo che dal 2009 è la sponda virtuale del Bacardi Martini Grand Prix, storico concorso di cocktail inventato da Martini nel 1966. Questi sono i nomi dei barman scelti per la prima Martini Golden Cup: Cristiano Anguillesi, Davide Capenti, Christian Casiraghi, Andrea Dracos, Alessio Giogli, Carmine Mattia Perciballi, Francesco Pirineo, Riccardo Pilla, Roberto Prato, Alessandro Serafin.

Una bottiglia che diventa musa ispiratrice

Nei loro miscelati, tutti serviti in doppia coppetta cocktail, c’è chi ha giocato sulla simpatia tra gli ingredienti e chi sui contrasti aromatici. Un percorso affascinante tra le botaniche di Martini Gold, miscela cosmopolita di erbe e spezie provenienti da tutto il mondo. Del suo bouquet ne fanno parte lo zafferano dalla Spagna, la mirra dall’Etiopia, lo zenzero indiano, il pepe cubebe dall’Indonesia e poi bergamotto dalla Calabria, limoni dalla Sicilia, arance dalle valli siciliane e dai terreni vulcanici dell’Etna. A decretare il vincitore della gara, che si è svolta alla Terrazza Martini di Milano, una giuria della quale ha fatto parte Bargiornale, insieme a esperti come Agostino Perrone del Connaught Bar di Londra, Giuseppe Gallo, global brand ambassador Martini, Mauro Lotti, ambassador Martini&Rossi e Sara Miranti, trade marketing manager Martini&Rossi. Il primo gradino sul podio è di Cristiano Anguillesi, del Twiga Beach Club in Versilia, con Gold Patron, un cocktail facilmente replicabile, che riportiamo in queste pagine, insieme a quelli dei primi cinque classificati. La sua formula è inappuntabile: base, aromatizzante, colorante. Tequila, Martini Gold, succo di pompelmo rosa. In più una crusta di sali aromatizzati a due sapori diversi, che oltre a far spettacolo s’integra ed esalta la miscela.

L’essenzialità è la chiave vincente

L’avrete intuito: la gara è stata in genere l’elogio della semplicità. Chi ha lavorato meglio infatti, ha usato pochi ingredienti selezionati. È il caso di Alessandro Serafin, terzo classificato, ultimo talento uscito dalla scuola di campioni del maestro Mauro Rosada de La Tosca di Motta di Livenza (Tv). Il suo drink è linea con i trend internazionali che vogliono un ritorno all’essenzialità. I più grandi barman in circolazione, da Agostino Perrone a Erik Lorincz del Savoy di Londra, fino a Jim Meehan del Pdt di New York, sono capaci di creare senza strafare con gli ingredienti.

Grandi caratteri in pedana

Questo, è utile ribadirlo, è il loro trucco per conquistare pubblico e giurie. Certo, nella gara non sono mancati drink “articolati”, come quello di Pirineo (2° posto) o il Martini Chilled Tobacco di Roberto Prato del Savoy Hotel di Firenze. Una doppia coppa che all’assaggio smentisce il detto che “chi ha carattere ha sempre un brutto carattere”. Qui si tratta di un cocktail di grande forza, ma buono come il pane. Preparato con Grey Goose, zucchero liquido, Martini Gold, scorza d’arancia, un grammo di cannella e uno di tabacco. Perfetto nel fumoir.

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