Il caro-prezzi penalizza la birra alla spina

Beverage –

La forte riduzione del consumo è stata in parte recuperata incrementando le specialità d’importazione e premium

Anche nel 2007 i consumi di birra hanno segnato un interessante aumento (+2,5%, stima provvisoria AcNielsen), lasciandosi così alle spalle la storica soglia dei 30 litri pro capite, già superata di poco nel 2006. Un trend positivo che continua, nonostante il quadro economico sfavorevole per la diminuita capacità di spesa dei consumatori, il costo in aumento delle materie prime, dell'energia e dei trasporti, l'aumento delle accise, una severa legislazione antifumo e antialcol. Purtroppo l'aumento dei consumi birrari è andato tutto a vantaggio del canale della grande distribuzione organizzata. Un segnale confermato dai dati diffusi dal Cda (Consorzio distributori indipendenti) che serve 19mila locali pubblici (11% circa del mercato delle bevande).


La crisi del consumo nei pub
«Nei primi dieci mesi del 2007 - precisa Lucio Roncoroni, direttore Cda - la distribuzione di birra ha registrato nel canale fuoricasa una contrazione di ben -6,10%, su una discesa del totale bevande del -4,22%». «D'altra parte molti esercenti hanno creduto di poter ricaricare in maniera eccessiva i prodotti birrari - precisa Filippo Terzaghi, direttore Assobirra - una bottiglia 33 cl non costa al bar meno di 2 o 3 euro, una media alla spina non meno di 5 euro, spingendo i consumatori a ridurre il numero delle uscite serali o delle consumazioni». Risultato? Una diminuzione del fatturato (e degli utili) dei locali, l'acquisto di lattine o bottiglie di primo prezzo al supermercato, l'aumento dei consumi in casa o in strada con gli amici, magari proprio davanti ai locali ridotti a semplici luogo di ritrovo. Questa situazione sta modificando la stessa struttura dei consumi. Sempre secondo i dati Cda, è aumentata (+11%) la vendita delle birre in bottiglia, premium e specialità d'importazione, mentre arretra la birra alla spina (-7,97%). In particolare il settore delle birre premium e delle specialità rappresenta ormai il 35% dei volumi di vendita, con quasi il 50% in valore. I clienti di bar e pub stanno dimostrando una maggiore conoscenza dei prodotti e la capacità di sceglierli a secondo dell'occasione di consumo (gastronomica o da conversazione). Un trend che vede crescere l'importanza del pubblico femminile e giovane, protagonista di un bere curioso, ma attento e responsabile, esigente negli abbinamenti.

Il successo delle specialità d'importazione
Nel settore delle birre importate stanno conquistando una fetta di mercato sempre più importante le specialità latinoamericane, leggere e beverine, trainate dal successo dei relativi locali da ballo. Da segnalare in particolare alcuni “movimenti” come il cambio di distributore di Corona Extra (da Biscaldi a Carlsberg), l'affidamento della brasiliana Brahma (Inbev) al distributore specializzato Plaza Latina, il ritorno della birra messicana Sol (importata da Ceres). Mentre negli Stati Uniti, grazie al trend salutistico e all'attenzione alle calorie di troppo, il consumo di birre analcoliche, light e aromatizzate ha superato decisamente quello delle birre standard, in Italia il loro sviluppo è contenuto in termini assoluti (anche se il trend di vendita è a due cifre), rilanciato da prodotti di “gusto” come Moretti Zero. Alcune multinazionali, inoltre, puntano forte sull'immagine trendy del food & beverage made in Italy, e hanno così riscoperto alcuni storici marchi italiani. Carlsberg ha rinnovato tutta la gamma Angelo Poretti (130 anni di storia), aggiungendo la specialità Chiara Originale con note aromatiche fruttate. Con una massiccia campagna internazionale, Sab-Miller ha rilanciato un tradizionale prodotto dall'amaro contenuto come Nastro Azzurro Peroni. Heineken ha aperto a New York la Moretti Culinary School, come luogo d'incontro e sperimentazione per la cucina italiana con gli chef d'oltreoceano.

Il boom delle birre non pastorizzate

Anche la proposta delle living beer (birre vive non pastorizzate) delle microbirrerie italiane non conosce ostacoli, arrivando anche sugli scaffali della gdo. Aumentano i produttori (oltre 170, quota mercato 1% circa, dati Unionbirrai) e si moltiplicano le tipologie prodotte, spesso legate all'impiego di materie prime locali (orzo, frumento) e ad aromatizzazioni intriganti come cioccolato, miele, spezie, frutta, spesso in occasione di anniversari o ricorrenze. Tra le più recenti contiamo: Chestnutbock, doppio malto chiara prodotta con il 40% di castagne (7,5° alc) del Birrificio Spluga (Gordona, So); Christmas Duck, bruna ad alta fermentazione di 8,5° alc con miele di olmo (Birrificio Olmaia, Chianciano Terme, Si); BB-10, birra scura lavorata con mosto d'uva cotta cannonau di 10° alc (Birrificio Barley, Maracalagonis, Ca).

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