Un’azienda vinicola di Trento ha effettuato un tour enogastronomico nelle varie regioni della Penisola, sperimentando innovativi abbinamenti
Comunicare, spiegare, raccontare. Per vendere e non solo. Anche per far capire i motivi di una scelta produttiva, le caratteristiche di un territorio, le peculiarità di un vitigno a bacca bianca o rossa prodotto in una zona piuttosto che in un'altra. Questa la filosofia dei Cavit Tour, ovvero un ciclo di appuntamenti enogastronomici dove i vini del Trentino incontrano la cucina di varie regioni. Banale operazione di marketing? No. Qualcosa di più complesso.
Appuntamenti in tutta Italia
«Organizziamo trenta, quaranta serate all'anno in tutt'Italia - spiega Alessandro Rosso, direttore commerciale Italia di Cavit - per raggiungere obiettivi diversi: diffondere la cultura enologica trentina nelle diverse regioni italiane, proponendo abbinamenti di vini trentini con piatti tipici regionali. Creare un forte rapporto con il ristoratore e soprattutto animare il locale del nostro cliente con iniziative originali». Che i clienti, visti gli afflussi fin qui registrati, hanno già dimostrato di apprezzare, e parecchio. Le serate sono condotte da Luciano Rappo, esperto di analisi sensoriale, responsabile per Cavit del panel di degustatori, che seleziona con gli enologi i vini e gli spumanti protagonisti del Cavit Tour, in un confronto preliminare con gli chef dei ristoranti coinvolti. La risposta culinaria dei ristoranti finora interessati? Quelli di Abruzzo, Puglia e Basilicata si sono espressi con menu sempre molto vari e creativi, in una piacevole “diatriba” tra sapori e prodotti di mare e di montagna.
Clienti intenditori
«Stupisce il fatto che i consumatori conoscano così bene i vini bianchi profumati e freschi del Trentino- spiega Luciano Rappo -. Chi partecipa a questi eventi infatti sono grandi appassionati di vino e spesso dimostrano di apprezzano più le caratteristiche dei vini del Nord che i vini bianchi prodotti nel territorio dove vivono. Diverso il discorso sui vini rossi. La tendenza del gusto, soprattutto al sud Italia, privilegia il rosso molto colorato e ricco al palato. Assaggiando i nostri prodotti che hanno caratteristiche maggiori di freschezza e acidità, qualcuno rimane perplesso. Per affascinarli usiamo una comunicazione molto semplice, un linguaggio diretto, abolendo i soliti “tecnicismi” e cercando di dare un'emozione tramite il vino che stanno bevendo. Proviamo a coinvolgere quelle persone che rimangono subito attratte dalle tematiche esposte, cercando di renderli protagonisti. E alla fine della serata i commenti sono quasi sempre positivi sui vini e gli abbinamenti».
Abbinamenti vino cibo tutti da raccontare
Molto importante per la riuscita di questi eventi è la complicità del ristoratore, che deve saper spiegare in maniera approfondita i motivi che lo hanno portato a creare una ricetta piuttosto che un'altra. Ecco dunque abbinamenti arditi, ma che davanti alle spiegazioni degli chef sono stati compresi e graditi. Per esempio: orata dell'Adriatico con speck trentino in unione a Schiava gentile Bottega Vinai proposta dall'Hostaria l'Angolo divino di San Salvo (Ch) o le orecchiette della nonna con cozze e broccoli unite al Sauvignon Maso Toresella 2005, preparata da La Vecchia marina di Polignano a mare (Ba).
Nuovo rapporto fra ristoratore e casa vinicola
«Tra la casa vinicola e il ristoratore - spiega Alessandro Rosso - nasce così un rapporto nuovo che porta numerosi vantaggi sia a chi lo promuove, cioè alla cantina, che all'operatore . Quest'ultimo fidelizza la clientela più attenta, quella per capirci aperta alla ricerca di esperienze enogastronomiche di alto livello. E inoltre ha la possibilità di sfruttare il “richiamo” pubblicitario legato all'avvenimento, grazie alla comunicazione intrapresa da Cavit verso gli organi di informazione del territorio.