Avanza il popolo dei foodies

Target –

Termine coniato da Paul Levy negli anni Ottanta, è usato per indicare l’esercito degli appassionati del buon cibo e del bere bene. Circa 4,5 milioni di italiani secondo l’ultima rilevazione condotta da Gpf per Negroni

Gli appassionati consapevoli del cibo sono sempre di più. Un esercito di 4,5 milioni di italiani, pari al 9,8% della popolazione costituisce l’universo dei “foodies”, amanti del buon cibo e della buona cucina, ma soprattutto consumatori attivi, quelli che non pensano che mangiare sia un’azione da fare velocemente, stando seduti al tavolo lo stretto necessario. Al contrario, per loro mangiare bene è uno dei piaceri più importanti della vita e nella scelta di cibi e bevande danno più importanza all’impressione che ne ricevono guardandoli, toccandoli, sentendone il profumo. È un target non nuovo, ma ora radiografato e analizzato nei comportamenti di consumo, e soprattutto misurato nelle valenze quantitative, dall’istituto di ricerca Gpf, che ha condotto per conto di Negroni un’indagine su un campione di 1.531 italiani tra i 25 e i 64 anni su tutto il territorio nazionale che hanno un approccio positivo e di piacere ad ampio spettro con il cibo. «I foodies - spiega il direttore marketing di Negroni Michele Fochi - sono quelle persone appassionate del cibo che, in alternativa al gourmet tecnico ed esperto, associano all’esperienza e alla tecnicità una voglia di conoscere, di sapere e di acquisire anche cultura di prodotto».
Non è un caso, quindi, che i foodies amino la tradizione senza essere tradizionalisti e che i valori a cui si ispirano siano quelli del multiculturalismo, dell’amore per l’arte e la cultura, il cosmopolitismo e l’adesione al nuovo, l’impegno e l’amore per l’avventura.

Amanti del fuori casa
Concentrati nella fascia d’età tra i 25 e i 54 anni, in maggioranza uomini con una capacità di spesa elevata (l’82% è disposto a spendere di più per alcuni prodotti alimentari di alta qualità, anche se il 93,6% cerca un giusto equilibrio tra qualità e prezzo, quasi come gli altri italiani), con un titolo di studio superiore e rappresentati per oltre il 50% da coppie con figli, i foodies mangiano spesso fuori casa, così come prendono spesso aperitivi fuori casa (oltre il 42% più di una volta la settimana) e sono guidati in buona sostanza dalla ricerca della qualità (per quanto riguarda il vino il 95% dei foodies contro il 51,8% degli altri italiani), ma anche dell’esclusività, della tipicità e della semplicità di tutto quello che ruota attorno al food & drink. Per questo motivo, per esempio, il 59,8% dei foodies preferisce l’aperitivo all’italiana con salumi, formaggio e vino o spumante (il 48,8% degli altri italiani) e viceversa l’happy hour con una variegata presenza di cibi e bevande è preferito solo dal 35,6% dei foodies (contro il 45,2% degli altri).
Questo target di consumatori, amanti e rispettosi della tradizione ma non tradizionalisti, mangia spesso fuori casa sia a pranzo sia a cena. In particolare, a mezzogiorno si orientano verso ristoranti, osterie e pizzerie nella maggioranza dei casi, ma bar, paninoteca e tavola calda sono frequentati dal 21,4% dei foodies, sostanzialmente in linea con le scelte dei non foodies (19,5%), le enoteche-wine bar dal 5,7% (che crescono al 13,6% la sera) e i pub-birrerie dal 7,9% (13,8% la sera). Ma il tratto caratteristico di questi consumatori è la sete di conoscenza: consultano guide, riviste specializzate, i consigli degli amici appassionati e internet (il 69% contro il 33% dei non foodies). E sono interessati a sapere di più sulla storia e la cultura gastronomica (80,4%), sulle ricette e preparazioni (85,9%), su ristoranti e chef (70%), aspetti nutrizionali (85%) e psicologici (77,2%) del cibo. Quanto ai prodotti verso cui l’interesse a saperne di più è maggiore rispetto ai non foodies, vi sono il vino (con una differenza di 10 punti percentuali) e i salumi (+8,7%), che vengono consumati dal 37,2% dei foodies più volte alla settimana, anche sotto forma di panini o sandwich.

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