Barawards, i protagonisti: Lorenzo Antinori

Barawards 2021 Lorenzo Antinori
Intervista al beverage ambassador Asia Pacifico di Four Seasons Hotels&Resorts, vincitore del Premio Keglevich Bartender italiano all'estero dell'anno: «Ogni premio porta anche dei risultati a livello di volume di lavoro, visto l’interesse mediatico che ne consegue. Al tempo stesso, non bisogna essere schiavi di questi meccanismi o esserne ossessionati»

Roma-Hong Kong, (per il momento) solo andata. Passando però per Australia, Messico, Londra, e confrontandosi con il meglio dell'ospitalità mondiale. Lorenzo Antinori, capitolino classe 1987, è dal 2017 beverage ambassador per il gruppo Four Seasons Hotel and Resorts nella regione Asia-Pacifico, e beverage manager al Four Seasons Hotel Hong Kong. Qui lo scorso anno ha aperto ARGO, nuovo cocktail bar innovativo e concettuale, che si è piazzato al numero 28 degli ultimi World's 50 Best Bars. Per tutto questo, Lorenzo è stato nominato miglior bartender italiano all'estero ai Barawards 2021.

In un momento storico per la miscelazione che lui stesso definisce «entusiasmante, con tantissime nuove realtà che si affacciano sulla scena mondiale e un interesse generale del pubblico verso il mondo della mixology», Antinori si è quasi sempre rapportato a una clientela internazionale, svolgendo la maggior parte della sua carriera all'estero. «Il consumatore è più internazionale, di conseguenza ha gusti e aspettative diverse rispetto all'Italia. C’è anche un'etica del lavoro differente, non necessariamente migliore, ma una volta all’estero bisogna sempre capire come relazionarsi con il mercato e soprattutto con la cultura del luogo».

A partire dall'Hotel de Russie di Roma, con una tappa rilevante al leggendario Savoy di Londra e adesso al Four Seasons, Lorenzo ha accumulato enorme esperienza nel mondo del bar d'albergo: ma a differenza di quanto spesso si può pensare, l'approccio alla professione non cambia poi tanto, rispetto a un bar tradizionale. «Forse in hotel ci sono più cavilli burocratici o amministrativi da tenere presenti, e alcune regole generali che riguardano l'atteggiamento con il cliente. Ma alla fine si tratta sempre di eseguire cocktail bilanciati e offrire un’ospitalità genuina». Mantenendo ovviamente un occhio sulla realtà, con la figura del bartender che è andata mutando negli ultimi anni: «Il bartender moderno è il brand di se stesso. E di conseguenza lavora per sviluppare immagine e ruolo anche a livello pubblico. La professionalità viaggia allo stesso livello della capacità di promuoversi come “personalità” all’interno dell’universo bar».

E cosa serve a un bartender per raggiungere il livello più alto e mantenerlo? «Restare curioso, aggiornarsi continuamente, avere una mentalità aperta al cambiamento, per potersi misurare con situazioni diverse». Il riconoscimento ai Barawards (che arriva dopo titoli di pregio a livello internazionale, sia individuali che come squadra Four Seasons) è buon carburante. «Una spinta a continuare a fare bene. Ogni premio porta anche dei risultati a livello di volume di lavoro, visto l’interesse mediatico che ne consegue. Al tempo stesso non bisogna essere schiavi di questi meccanismi o essere ossessionati dall’essere continuamente riconosciuti, perché alla fine contano altre cose: profitto del locale, la stabilità del gruppo di lavoro e la soddisfazione del cliente».

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