In nome dell’autentico street food messicano

Santo Taco

Elena Merazzi, Marco Limongiello, Marco Caruso e Adriana Hernandez, quattro giovani ragazzi, tutti laureati e con una carriera avviata nel mondo della comunicazione, chi nella moda, chi nel settore assicurativo e chi nel food and beverage, e una passione in comune per il Messicoil buon cibo. Una volta smessi i panni da impiegati indossano, infatti, un metaforico sombrero per farsi allo stesso tempo gestori, camerieri e cassieri. È così che nasce il progetto di Santo Taco, nuova taqueria milanese che al civico 1 di via Sabatelli, a due passi da Corso Sempione, offre un'ampia selezione di autentico cibo messicano. Insieme ai quattro ragazzi a dar vita al locale, così da non tradire l'autenticità messicana del progetto, anche Luis Gutierrez, cuoco di origine messicane che oltre a cucinare si occupa di gestire il locale per il pranzo, mentre gli altri membri dello staff svolgono il loro lavoro diurno nei rispettivi uffici.

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    «Abbiamo iniziato questo progetto spinti dal desiderio di creare qualcosa di nostro - racconta Elena - una sorta di piano B che mettesse insieme le nostre passioni e capacità, abbiamo voluto dare espressione ad una cucina che amiamo e che conosciamo bene, nella speranza che Milano fosse pronta ad aprirsi a conoscere il vero street food messicano». Il locale offre infatti più di 20 referenze, oltre alla tortilla di mais nelle sue tre declinazioni più classiche: i tacos, le tostadas e le quesadillas, in menu si possono trovare diversi appetizers dai nachos col formaggio al guacamole passando per le flautas, delle tortillas arrotolate e fritte con ripieno a sorpresa, servite con insalata, salsa abbinata, formaggio fresco e panna acida.

    Un po' di Messico per tutti

    Il Santo Taco offre menu per tutta la famiglia, dai piatti piccanti come la Tostada Campechana: tortilla croccante con carne asada e chorizo con crema di fagioli, panna acida, formaggio fresco, insalata e salsa (leggermente piccante) o il Taco di pollo pibil: tortilla morbida con pollo marinato in achiote, cotto in foglia di banano e sfilacciato, servito con crema di fagioli, cipolla cotta agli agrumi, coriandolo, salsa di habanero (molto piccante) ma anche piatti per i più piccoli come la Quesadilla di carne asada: tortilla con formaggio e bistecca di manzo cotta alla piastra e salsa a parte. Senza dimenticarsi di quei clienti che non mangiano carne per cui la taqueria milanese offre anche piatti vegetariani e vegani come il Taco Veggy di Zucca: tortilla morbida con zucca al forno, zucca marinata agli agrumi, fave di cacao, semi di zucca e salsa guajillo e guarnita con guacamole o la Quesadilla solo queso: tortilla con solo formaggio. Per i clienti affezionati,  poi, è disponibile un secret menu che propone anche piatti del giorno e abbinamenti della tradizione più spinti come i Cueritos nella carnitas, piatto a base di cotenna di maiale cotta a bassa temperatura nel suo grasso fino a diventare morbidissima. Il locale offre anche una selezione di birre messicane come la Dia de los Muertos o la Buttiga e addirittura una birra senza glutine, la Ambar.

    Progetti e cultura

    Da Santo Taco la maggior parte dei prodotti sono fatti a mano, e quelli che ancora non lo sono, come ad esempio il  chorizo lo diventeranno presto. «Capiterà di vedere i nostri ragazzi in cucina stendere a mano le tortillas nelle serate di maggior affluenza - ci dice Elenao di vedere i clienti mangiare i nachos ancora caldi perché appena fritti». La continuità con la tradizione messicana è garantita dal personale in cucina, infatti, oltre a Luis Gutierrez, in cucina c'è anche Carolina Ochoa, ex chef dell’ambasciatore messicano a Roma e sous-chef del locale da gennaio, anche lei dai natali messicani e in Italia ormai da parecchi anni. Ma i progetti per Santo Taco non finiscono qui, nel prossimo futuro infatti tra gli obiettivi dei ragazzi c'è quello di vedere Santo Taco fiorire al punto da diventare il loro primo e unico lavoro. «Ci piacerebbe creare una maggiore cultura sul cibo messicano in questa città, e chissà, magari un giorno creare un secondo ristorante che esplori la cucina più autentica e meno conosciuta, quella delle tavole messicane della domenica». M.M.

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