Il tequila piace nella patria degli zar

A San Pietroburgo tre soci stanno aprendo la via ai distillati di agave con il loro El Copitas. Dove gli spirits sono importanti in modi non proprio tradizionali. E la cocktail list conquista i clienti con un mix di sapori fra Russia e Sudamerica

Dal primo gennaio 2015 la serratura di una porta marrone in una corte interna del centro di San Pietroburgo si è aperta per la prima volta. Un gesto, senza troppa pubblicità, che ha segnato l’inizio dell’avventura di tre giovani bartender che, con un budget ridotto e un sogno nel cassetto, hanno aperto il primo cocktail bar della Russia dedicato all’agave. Lo hanno fatto in un momento delicato, in un Paese all’apice della propria crisi economica e in un sistema economico complicato e poco trasparente, per niente d’aiuto alle piccole imprese ma sempre ben disposto verso i grandi investitori. Einstein ha detto “la crisi è la migliore benedizione, perché ci obbliga a pensare più a fondo”: è così che Nikolay, Artem e Igor capiscono che se vogliono aver successo devono formulare una offerta molto differente e originale rispetto a quella degli altri bar della città. Anzi, che sarebbe ancora meglio essere riconosciuti in tutta la Russia, anziché solo in città. Se in Europa ed America i distillati di agave cominciano ad essere sempre più conosciuti e apprezzati, nel mercato interno russo i pochi brand (solo di Tequila) sono ancora oggi relegati a serate in discoteche universitarie con formule da “all you can drink”.

Importazione fai da te

Ecco allora che è nata l’idea di El Copitas di portare in auge questa categoria di spirit in Russia, con le non poche complicazioni che ciò comporta: non aver nessun importatore significa dover prendere le bottiglie direttamente in Europa, se non addirittura in Messico. Procurarsi le bottiglie in Europa però, in periodi in cui le importazioni sono bloccate, non è facile. È necessario ricorrere a “vie traverse”, che nel migliore dei casi sono al limite della legalità. In fondo però il confine non è così lontano, e San Pietroburgo è una città molto più libertina e trasgressiva della capitale Mosca. Il progetto era ambizioso e rischioso, ma fattibile.

Non stupisce però che, data la sua natura un po’ undergroud, El Copitas non sia sorto in bella mostra nel centro cittadino, ma che si nasconda all’interno di un anonimo cortile. A dispetto di ciò che molti pensano, non si tratta di uno speakeasy. È solo un bar abbastanza difficile da scovare, per motivi

Commerciali e forse pure precauzionali

Aperto solo dal giovedì al sabato, le prenotazioni sono prese telefonicamente o attraverso i social network. Prima di accedere a questo angolo di cultura Meso-americana nella città degli zar, si è scortati attraverso un cancello e due porte da un addetto, che già ci conosce per nome. L’ambiente è raccolto e confortevole, il banco è un grande tavolo in condivisione e nell’aria aleggiano i profumi speziati della cucina messicana, che si mixano con le note erbacee e balsamiche di quella russa.

Menu drink settimanale

Qui si servono tacos, nachos, polpette e quesadillas con diverse salse e condimenti, in un incontro tra i due mondi, necessario soprattutto perché non sarebbe possibile avere sempre gli ingredienti necessari alle ricette sudamericane.  Il menu food - così come quello dei cocktail - cambia settimanalmente. La presenza a due passi di uno dei mercati più importanti della città rende facilmente reperibili ingredienti freschi e di stagione.

Sfruttando questa fortuna, la scelta nei drink consiste per lo più nella rivisitazione di classici, con l’aggiunta di un tocco d’ingredienti locali. Insieme a 6 cavalli di battaglia che rimangono invariati, 4 cocktail nuovi sono sfornati ogni settimana, uno dei quali ha sempre una fantasiosa “special crusta” sul bordo del bicchiere.

La continua variazione delle ricette, oltre a stimolare il cliente a tornare per provare qualcosa di nuovo, è funzionale a contenere i prezzi (un drink costa tra i 6 e gli 8 euro) grazie all’uso di materie prime stagionali.

Il personale è composto solo da bartender, che a rotazione ricoprono i vari ruoli di sala, banco e accoglienza. Non ci sono manager, ma obiettivi ambiziosi, per i quali tutti lavorano in sintonia: con i 132 menu sino ad ora proposti, i ragazzi di El Copitas sono riusciti nel 2016 a entrare nella classifica dei “World’s Best Bars”, al 76° posto. In poco tempo si sono fatti conoscere, soprattutto grazie a un programma che seguono nei giorni di chiusura del bar: fare quante più presentazioni e guest-shift possibili, sia dentro che fuori dai confini del Paese.

Grazie al loro fare un po’ caotico ma professionale, sono entrati nei cuori di mezzo mondo, che li sostiene anche semplicemente acquistando on line i loro coloratissimi grembiuli. 

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