Confortanti segnali per il settore della birra arrivano dalle diverse ricerche presentate alla recente mostra Beer & Food Attraction di RiminiFiera da Fipe, Assobirra, Nomisma, Npd Group e Iri Worldwide.
Tra i settori che più hanno sofferto nei due anni di pandemia, il canale del fuori casa è in buona ripresa. Le ripetute, prolungate, chiusure di bar e ristoranti, solo nel 2020, avevano determinato una minor spesa di oltre 34 miliardi. Un crollo deciso rispetto agli 86 miliardi del 2019.
Particolarmente pesante il calo di spesa nel fuori casa, se si considera che prima della pandemia, la sola spesa turistica destinata alla ristorazione valeva 18,5 miliardi di euro, con 8,4 miliardi di euro garantiti dal turismo straniero, con un valore aggiunto pari a circa 7 miliardi.
Ma già nel 2021, con l´attenuarsi delle misure restrittive, la situazione è migliorata. La spesa complessiva per i consumi fuori casa a fine anno 2021 è stata di oltre 63 miliardi, con un aumento del 17,2% sull'anno precedente, anche se ancora ben al di sotto dei livelli pre pandemia.
Molta prudenza per il 2022
Per quanto riguarda il 2022 regna però ancora molta prudenza, dovuta soprattutto alla situazione generale, a partire dagli attuali eventi bellici, che determinano molte incognite, soprattutto legate all'andamento dei flussi turistici e ai costi delle materie prime e dell'energia che potranno incidere significativamente nelle gestioni delle imprese.
L´87% ha registrato un aumento della bolletta energetica fino al 50% e del 25% per le materie prime alimentari. Resta da capire come evolverà la dinamica dei costi e come si tradurrà sui prezzi al cliente finale. Gli aumenti al momento sono mediamente del 3,5%, mentre il 56,3% di bar e ristoranti non prevede di rivedere a breve il rialzo dei propri listini prezzi. Il 57% delle aziende ritiene che aumenterà i ricavi anche se, per il 60% del totale, solo nel 2023 si potrà ritornare ai livelli pre-Covid. I due anni di pandemia hanno determinato una forte contrazione del numero delle imprese della ristorazione che segnano oltre 45mila cessazioni, mentre le nuove attività sono state 8.942.
Nel contempo si è aggravato il problema della manodopera specializzata che interessa oltre il 21% delle imprese, tanto che dal 2019 sono venuti meno 194mila posti di lavoro per la maggior parte a tempo indeterminato.
I consumi di birra si sono ripresi nel 2021, e dopo il calo dell´11,4% del 2020 determinato dalla fase più acuta della pandemia, che è costata al comparto birrario circa 2 milioni di ettolitri, il 2021 ha messo a segno un incremento del 18,4% dovuto in larga parte agli aumentati acquisti domestici e, in misura minore, alla ripresa di quelli fuoricasa, seppur limitati ai soli periodi di riapertura dei locali. Il settore della birra rappresenta lo 0,5% del Pil, con 900 imprese e 115mila occupati.
Traino della birra artigianale in Italia secondo Npd Group
Crest di Npd Group è il panel online continuativo rappresentativo dell'intera popolazione nazionale che fornisce informazioni trimestrali con dettaglio mensile sui comportamenti del consumo fuori casa.
La quota di birra artigianale è cresciuta durante la pandemia (21,8%) mentre si è parzialmente ridotta nel 2021 (17,9%) ritornando sulle quote degli anni precedenti. La birra artigianale si concentra maggiormente nel settore pizzerie (24,8%) superando quella industriale (22,4%) e in birreria (8,8%).
In periodo Covid le vendite di birre artigianali hanno avuto un forte impulso da servizio delivery (+99% sul 2019) e dal servizio take away (+49% sul 2019).
I consumatori di birra artigianale sono in prevalenza giovani (62,9% età 18-24 anni), con la socializzazione come principale motivazione (53%, sia con famiglia sia con amici) seguita da edonismo (22,5%) e comodità (12,5%) che la considerano sinonimo di qualità di prodotto (37,4%), assicurando un'alto livello di fedeltà di scelta (26,7%).
Il principale food pairing è sempre la pizza (38,6%) seguita da rosticceria da forno (12,1%), carne (10,3%) e apetizer (9,6%).