Assobirra: 2024 difficile, ma crescono fuori casa e birre low&no alcohol

Brindisi birrario con le low e no alcol
I numeri del Report Assobirra 2024: 21,5 milioni gli ettolitri consumati, con un +0,9% nel fuoricasa e una crescita del 13,4% del segmento low&no alcohol

A leggere i dati dell’Annual Report di AssoBirra sembrerebbe un annus horribilis, eppure il sentimento generalizzato è di fiducia. Si assiste a una flessione dei principali indicatori di mercato, che registrano nel 2024 il segno meno sia nella produzione (-1,27%) che nei consumi (-1,54%), nonché, in maniera più marcata, su export (-7,82%) e import (-4,95%). Fa eccezione solo il segmento low&no alcohol, che cresce del 13,4% nel 2024 rispetto all’anno precedente (qui i dati 2023). Positivo anche l'impatto sul fuoricasa, che registra un ulteriore aumento rispetto all’anno precedente in termini di incidenza sul totale dei consumi (38,5% vs 37,6% nel 2023) e compensa il calo del consumo domestico (61,5% nel 2024 vs 62,4% nel 2023).

Da sinistra, Federico Sannella e Alfredo Pratolongo, rispettivamente vicepresidente e presidente di Assobirra

Sebbene la maggior parte degli indicatori siano caratterizzati dal segno meno, per i big di Assobirra i dati sono da leggere in maniera più ampia e approfondita, per scoprire un settore, quello brassicolo, complessivamente solido. Per quanto riguarda la produzione, tiene rispetto ai livelli livelli pre-pandemici, con la produzione che ha raggiunto 17,2 milioni di ettolitri (erano 17,3 milioni nel 2019). Ancor meglio i consumi, che rapportati ai valori pre-Covid vedono il segno più: i 21,5 milioni di ettolitri del 2024, che vedono una lieve contrazione rispetto all'anno precedente, che va di pari passo con il calo del consumo pro capite (36,4 litri vs 37,1 litri nel 2023), sono superiori al 2019 (21,2 milioni) e segnano una crescita di oltre il 20% rispetto a dieci anni fa (17,6 milioni), indice di una domanda oggi più strutturalmente solida. Anche la diminuzione delle importazioni (-4,95%) non va vista negativamente: è un segnale di maggior attenzione che i consumatori rivolgono alle birre territoriali. I dati dell'export sono invece da considerare in un quadro internazionale complesso e mutevole.

«Solidità, resilienza e investimenti», lo slogan pronunciato dal presidente Alfredo Pratolongo. Che aggiunge: «Dopo un decennio di crescita e due anni segnati da rallentamenti, il settore mostra segnali di maturità e visione strategica, mantenendo saldo il proprio ruolo economico e culturale. L’Italia è oggi uno dei Paesi europei con la reputazione più alta in ambito birrario, risultato raggiunto grazie alla varietà dell’offerta, alla qualità dei prodotti e alla capacità di adattamento ai gusti e alle culture locali».

Sugli investimenti, quantificati in circa 100 milioni di euro all’anno, spesi in innovazione, sostenibilità e sviluppo della filiera, si sofferma Federico Sannella, vice presidente di Assobirra, con delega alla Transizione Ecologica e Sostenibilità, che rimarca le sfide legate alla transizione ecologica, che ha un chiaro obiettivo: «Individuare le soluzioni più efficaci per rendere il comparto più efficiente, sia nella sua dimensione complessiva, sia nell’operatività quotidiana delle singole aziende, sempre più attente a contenere consumi, emissioni e sprechi». Il valore della sostenibilità si riflette anche sul percepito dei consumatori, specialmente nel caso delle generazioni più giovani, ma non solo, se è la Gen X (nati fra 1965 e 1980) quella più influenzata dalla comunicazione sostenibilte (41%). «La sostenibilità è una scelta di consumo», commenta Sannella, esponendo il dato che mostra che più del 50% degli italiani è disposto a pagare fino al 10% in più per una birra sostenibile.

E, sempre a proposito di prezzi, resta cruciale il tema accise: la tassazione incide fino al 40% del prezzo finale nel formato più popolare e venduto in Italia, la 66 cl. Nel 2024 le accise sulla birra hanno superato i 714 milioni di euro, in crescita di oltre 20 milioni rispetto all’anno precedente, principalmente a causa dell’aumento dell’aliquota, considerando il calo nei consumi. La riduzione delle accise è proprio una delle richieste avanzate dal presidente Pratolongo: «Servono interventi mirati: un alleggerimento strutturale della fiscalità sulla birra, una legge sulla birra più attuale, un supporto concreto alla produzione nazionale di materie prime».

In questo contesto, si inserisce la richiesta di AssoBirra di riconoscere ufficialmente la birra come bevanda da pasto, come effettivamente stabiliscono i dati Censis: per l'istituto di ricerca nazionale, la birra è consumata in oltre il 60% dei casi durante i pasti. Dato favorito anche dalla prevalenza di scelte di consumo collegate alla moderazione da parte degli italiani, che preferiscono le lager (di solito sotto il 5% Abv) e che sono sempre più orientati a scelte low&no alcohol. Secondo il Report Assobirra, il 50% degli italiani apprezza queste varianti, il 40% le considera un'opzione valida per il consumo quotidiano ed è la Gen Z a guidare la tendenza, che al 53% ne apprezza il profilo aromatico.

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