Quarantadue storie da raccontare con un drink

Storia dei cocktail dimenticati
Ezio Falconi è andato a caccia di cocktail storici, buoni per arricchire una moderna drink list. Ne è uscito un libro, "Storia dei cocktail dimenticati", con una miniera di aneddoti da giocarsi con i clienti

Conquistare la fiducia del cliente: è questo, da 50 anni, l’obiettivo che Ezio Falconi persegue ogni sera quando si piazza dietro il bancone con lo shaker in mano, pronto a esaudire la richiesta dell’avventore di turno (che poi è sempre la stessa: star bene e bere bene). Il primo passo, per conquistare la fiducia, è di capire cosa vuole: «Ti deve interessare farlo - racconta - altrimenti le persone se ne accorgono. E addio fiducia. E addio cliente».

Raccontare storie, aneddoti, curiosità legate a quello che le persone bevono è, per Ezio, uno dei modi migliori per acquisire fiducia. Da lì la sua passione nel raccogliere materiale, informazioni, documenti d’epoca che possano arricchire la sua narrazione. Il metodo più efficace per memorizzarle, per Ezio, è scriverle. Ed è così che sono nati i suoi libri sulla miscelazione, un modo per mettere la propria memoria a disposizione dei colleghi e trasformarla in memoria condivisa.

Storia dei cocktail dimenticati

Il quattordicesimo libro della serie si chiama “Storia dei cocktail dimenticati” (acquistalo on line con lo sconto cliccando qui) ed è figlio del lockdown: «Mi sono messo a spulciare tutti i ricettari di cocktail, sia anglosassoni sia di altri Paesi all’epoca importanti per la miscelazione - Cuba, Argentina ecc. - pubblicati nell’arco di un secolo, tra metà ’800 e metà ’900. L’obiettivo era scovare i drink dimenticati e ho scelto di censire quelli presenti in almeno due manuali. Ne è venuta fuori una lista di 120 drink che, a mio parere, potrebbero dare valore anche a un cocktail menu di oggi. Una selezione di quelli di cui ho trovato sufficiente materiale, storico e iconografico, è finita nel libro».
Il risultato è una raccolta di 42 storie legate ad altrettanti drink, da quelli più noti, come il Vieux Carrè o il Last Word, entrambi nella lista dei cocktail Iba, ad altri tutti da scoprire (e qui ci fermiamo per lasciarti il piacere della scoperta, anche se dieci li abbiamo già svelati parlando del nuovo Drink Team).

«Sono prevalentemente after dinner - spiega - perché era il tipo di cocktail che andava per la maggiore a quei tempi, anche se non mancano qualche pre dinner e un paio di long drink. Sono comunque tutte ricette di facile preparazione e di buona vendibilità, che ho inserito nella mia drink list». Più che una drink list, un’enciclopedia della miscelazione, visto che conta 800 ricette.
«I clienti oggi sono molto più competenti rispetto al passato - conclude Falconi - e più interessati a conoscere, a informarsi, a sapere. In più, stanno più attenti a come spendono i propri soldi, specie chi ne ha meno. Per questo è ancora più fondamentale di prima conquistare la loro fiducia: sarà più facile costruire attorno ai loro desiderata un’esperienza così piacevole da fargli venir voglia di  a tornare».

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