Pietro Giunta, chi è l’autore del post più condiviso della giornata

Tra i tanti post sulla condizione del mondo del bar, abbiamo notato e apprezzato quello di Pietro Giunta che, non a caso, sta raccogliendo tantissimi mipiace e condivisioni.

Pietro Giunta, barman e poeta
-Sapete perché i ristoratori non vogliono mollare?
Vedete... si comincia presto a fare questo lavoro, a farlo davvero.
È dai primi anni dell'adolescenza che siamo abituati a lavorare nel weekend, durante le feste, in qualsiasi momento di festa e condivisione.
Da sempre noi siamo quelli che "mi spiace, devo lavorare".
La cena con gli amici, la cena di classe alle superiori, il pranzo di Natale con la famiglia: "mi spiace, non ci sono, devo lavorare!"
La ragazza da invitare fuori per una birra :
"Ci vediamo lunedì sera?"
"Facciamo sabato"
"Mi spiace, devo lavorare"
Le vacanze con gli amici... si va tutti assieme a Ibiza a fare un po' di casino, a ballare a divertirsi... però cazzo, si va ad agosto e tu, come al solito "mi dispiace ragazzi... devo lavorare".
Siamo quelli che consumano il 99% della propria vita sociale sul posto di lavoro, perché quando siamo liberi noi tutti gli altri lavorano.
Siamo quelli che se si fanno un giro in moto se lo fanno da soli, in palestra ci vanno da soli, al calcetto la sera non possono andare, a cena con la moglie solo il lunedì o il martedì, in quei pochi ristoranti che restano aperti e ci permettono di ottemperare ai nostri ruoli di marito, fidanzato, figlio... animale sociale.
Siamo quelli che mangiano in piedi, che mangiano di corsa, che mangiano roba fredda perché appena inizi un piatto c'è sempre qualcosa da fare, e da fare in fretta.
Siamo quelli che anche se è una giornata di merda devono sorridere, ce l'hanno insegnato il primo giorno di lavoro... "i problemi tuoi li lasci a casa, non li porti al bar"... dai ragazzi, anzi, colleghi... alzi la mano chi non si è sentito dire questa frase.
Siamo quelli che il prenderci cura del cliente è tutto. È una forma d'arte, è quello che sappiamo fare.. perché pensateci bene, se la gente viene nel vostro locale è per quello che riuscite a dargli voi... oltre al piatto, oltre al drink. Spegnete per un minuto Masterchef. Credo fermamente che i miei clienti fissi, se domani mi mettessi a servire kebab e Ceres, sarebbero comunque i miei clienti fissi.
Siamo abituati alla rinuncia, siamo abituati a lavorare per turni che non finiscono mai, siamo abituati a saltare il pasto e a fare tardi la notte, siamo abituati a sorridere sempre, siamo abituati a non mollare, a non gettare la spugna. Siamo abituati ad ascoltare, ad avere pazienza.
Siamo abituati a spendere nel nostro lavoro tantissima energia, quasi tutta. E sapete la cosa assurda?
Ci piace.
Non potremmo fare altro.
Siamo dei depravati masochisti che amano tutto questo.
Ci piace cazzo.
Vogliamo fare tardi, vogliamo mangiare in piedi, vogliamo ascoltare i clienti, vogliamo ridere tra i tavoli dopo 10 ore di lavoro.
Ci piace.
Noi siamo il nostro lavoro.
Noi cercheremo di non mollare, anche se gli aiuti sono ridicoli e siamo lasciati a noi stessi.
Noi davvero, stiamo facendo di tutto per non mollare... ma siamo stanchi di questo forzato riposo.
Fateci lavorare.
Fateci lavorare, e se questo è chiedere troppo, forse è perché non avete idea di quanto tempo, di quanta fatica, di quanti sogni, di quanta tenacia ci siano dietro al nostro lavoro.
Articolo 1
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
....AMEN.....
Chi è l'autore del poetico post sul mondo del bar comparso su Facebook che sta raccogliendo centinaia e centinaia di MiPiace e di Condivisioni? Dopo una scrupolosa ricerca siamo riusciti a contattarlo. Si chiama Pietro Giunta e, insieme all'amico Diego Modina, gestisce il pub e cocktail bar Wrangler Bros di Iseo, in provincia di Brescia, uniti da una comune e duplice passione per il bar e le arti marziali. Visto che i momenti di pausa dal lavoro al banco si sono purtroppo moltiplicati causa Covid 19, Pietro ha voluto mettere per iscritto le sue riflessioni sull'attuale momento e le ha postate in rete (Facebook e Instagram) per condividere con clienti e colleghi le proprie angosce unite alle speranze.
Una vena creativa esercitata anche sul lavoro, stimolata da una lunga amicizia con un Maestro dello shaker come Dario Comini, nata da un incontro milanese del 2015, che gli ha trasmesso la passione per la cucina liquida. Qualche esempio? Carpacci di pesce e carne marinati in cocktail (ad esempio carne di cavallo marinata con un Manhattan), così come sapori di noti piatti in un bicchiere (Cacio e Pepe o Pane, Burro e Marmellata) coniugati con distillati e liquori. E con l'aiuto in cucina della gentile Isabella. Sullo scaffale ben 104 bottiglie di premium gin, accanto ad aromatizzazioni home made. Tipo di locale? Atmosfera country con memorabilia industrial, con un grande piazzale di parcheggio, vicino alla riserva naturale delle Torbiere del Sebino. Un abbraccio Pietro.

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