Settant’anni fa nasce l’International Bartenders Association (IBA). Succede il 24 febbraio 1951 nel Salone del Grand Hotel di Torquay, un resort in riva al mare nel sud del Regno Unito. Di quel battesimo ne fecero parte sette associazioni nazionali di bartender con l’obiettivo comune di dare vita alla prima organizzazione mondiale: Dbl (Danimarca), Abf (Francia), Nbc (Paesi Bassi), Sbg (Svezia), Sbu (Svizzera), Ukbg (Regno Unito) e l’italiana Aibes rappresentata dal grande Angelo Zola. Oggi di IBA fanno parte 56 Paesi e migliaia di bartender di tutto il mondo. A loro è dedicato il World Bartender Day, una festa per tutti coloro che fanno questa professione.
Questo 24 febbraio 2021 assume un significato ancora più rilevante vista la scure che si è abbattuta sul nostro settore. Oggi più che mai in tempi chiusure anticipate, serrande abbassate e personale in difficoltà, è tempo di sostenere e attribuire il giusto riconoscimento a chi fa questa professione. W quindi il World Bartender Day. Ma cosa può fare concretamente un cliente per sostenere il proprio bartender? Insieme a Giovanni Continanza e Julian Biondi, i nostri bargiornalisti, abbiamo provato a stilare un elenco.
“Cosa da non fare…e da non dire a un bartender” di Giovanni Continanza
- “Poker di Vodka e Fragola”, ok che sei cliente, ma no. Non si chiede.
- Le braccia fino alla griglia, no. Non si mettono mai.
- Quando tocchi la mia attrezzatura senza permesso, rimpiango il sistema punitivo iraniano.
- Quando ti dico "aspetta", ti dico "aspetta". E no, non ho mai amici speciali davanti al banco.
- Lo so che vuoi meno ghiaccio, ma non è una buona ragione per buttarmelo sul lavandino, quasi in faccia. Lo devo fare io. E poi hai 50 anni, diamine.
- No, le cannucce no. Le cannucce le metto io.
- "Uè grande" è ammesso solo dopo le 2 di notte. E se hai consumato.
- Lo so che sei stato a Londra ed hai assaggiato cose buonissime, ma io le bottiglie le conosco per lavoro.
“Cose che un cliente dovrebbe fare” di Julian Biondi
- Salutare ed essere contraccambiato nel saluto
- Capire in che bar si trova, e non fare richieste fuori contesto (tipo una pizza quattro formaggi in un cocktail bar, o “Quale birra alla spina c’è?” Quando è evidente che non c’è una spina. Tutte cose che mi son successe molto spesso).
- Farsi accogliere e farsi indicare il tavolo, non sedersi sul primo tavolo che trova (che nel 90% è quello sporco dal quale si sono appena alzati altri clienti)
- Leggere il menu, per capire la tipologia di offerta del posto, in modo da non rimanere deluso facendo richieste fuori contesto (tipo la pizza di cui sopra)
- Se si fa una richiesta particolare, premurarsi di essere informato sul costo in anticipo (“Ah ma questo rum costava 15 euro?!”)
- Pensare giustamente di essere trattato come unico, ma non “l’unico”
- Se in gruppi numerosi, prenotare in anticipo
- Non vergognarsi di dare la propria opinione o critica, riservandola al momento opportuno, e non necessariamente alle piattaforme online
Abbiamo fatto un elenco, senza la pretesa di compilare una lista esaustiva. Sentitevi liberi di aggiungere ulteriori suggerimenti nei commenti. Per quanto mi riguarda posso solo aggiungere: sostenete, in qualsiasi modo crediate opportuno, i vostri bar, pub, wine bar. Passate a trovarli (entro le 18 se in zona gialla), oppure se non potete è sufficiente anche un omaggio sui social. La prossima volta che incontrate il vostro bartender salutatelo con caloroso e un “grazie” che non fa mai male. E non dimenticate la mancia. Non è un’americanata, ma un gesto di cortesia verso quei professionisti che lavorano quotidianamente per la felicità dei propri ospiti.