Maura Milia e l’addio al Connaught Bar: «In Messico per una nuova fase della mia vita»

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Maura Milia (credit foto: @lateef.photography
Dopo dieci anni al Connaught Bar, la bar manager azzurra volerà a Città del Messico per una nuova sfida imprenditoriale. Con lei il marito Alex Lawrence e il guru dell’ospitalità messicana Walter Meyenberg

Originaria di Arixi, una frazione del Campidano, nel circondario di Cagliari, Maura Milia era approdata al Connaught Bar nel gennaio del 2014, a ventun anni: ci arrivò insieme a Giorgio Bargiani, e sotto la guida di Agostino Perrone contribuì alla formazione del tridente italiano divenuto icona del bar, per due volte consecutive in vetta alla classifica dei World’s 50 Best Bars (2020 e 2021). A dieci anni esatti di distanza, Maura ha comunicato la sua decisione di separarsi dal Connaught Bar, per intraprendere un nuovo percorso imprenditoriale: si sposterà infatti a Città del Messico insieme al marito Alex Lawrence (co-proprietario del gruppo Mr Lyan), per avviare un nuovo progetto insieme al messicano Walter Meyenberg (Hanky Panky, Brujas tra gli altri). Bargiornale l’ha raggiunta nel pieno dei preparativi per la partenza.

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Maura Milia con Walter Meyenberg (a sinistra) e Alex Lawrence

Giovanissima, con un trascorso già di profilo mondiale e di conseguenza la garanzia di un futuro più che solido a Londra. Eppure “molli tutto” e vai dall’altra parte del mondo.

L’unica condizione che mi sono sempre posta, se avessi mai lasciato il Maybourne Group (di cui il Connaught Bar fa parte, ndr) è stata quella di iniziare qualcosa di personale con mio marito. Altrimenti non avrebbe mai avuto senso lasciare Ago e Giorgio, e con loro tutto quello che abbiamo costruito in questi dieci anni. Scelta sofferta e ponderata per la quale Agostino mi ha supportato molto. Per Alex nutro un profondo rispetto professionale, oltre che sentimentale, ed è stata una motivazione in più per decidere di avviare qualcosa insieme. La scelta del Messico deriva dall’amore profondo che ho per il Paese, mi ricorda della Sardegna e delle mie origini; dieci anni a Londra equivalgono al doppio, per i ritmi e lo stress, ho voluto privilegiare la mia serenità personale. Città del Messico non è più piccola, ma mantiene quasi un’energia da villaggio, in qualche modo. Ed è un cambio di prospettiva, mi metto in gioco come imprenditrice per la prima volta.

Nel comunicare la tua decisione hai posto l’accento sulle difficoltà gestionali ed economiche di un’attività a Londra. Credi sia una questione comune anche nel resto del mondo?

Ho avuto la fortuna di viaggiare tanto negli ultimi anni e confrontarmi con realtà variegate, dagli Usa al Sud Est Asiatico. Londra in questo momento fa forse più fatica rispetto alle altre capitali, perché i professionisti veterani hanno vissuto la transizione, dalla possibilità di assumere persone da tutto il mondo a sei/otto mesi di grande difficoltà, in primis. Questo comporta tensione e instabilità. Se si paragona con Barcellona, per dire, l’energia è completamente diversa. Londra è pessimista, perché siamo abituati a certi standard e non poterli mantenere crea un divario tra domanda e offerta. Per non parlare della sostenibilità economica di un’attività a Londra: Alex e io ci eravamo informati, avevamo contemplato la possibilità di aprire qui, ma è scoraggiante. Noi siamo giovani, ma l’accesso ai fondi è difficilissimo, i debiti che eventualmente contrai sono durissimi da sanare. Senza spalle (economicamente) larghe è quasi impossibile, per questo serve il sostegno di un gruppo che creda nella visione di chi lavora, che sia stimolante e che investa. A noi per fortuna è sempre capitato così.

Quale pensi sia il futuro del bar allora?

Quello che in passato era ben più forte, e che le nuove generazioni hanno perso di vista: spingere sull’ospitalità pura. È vero che all’ingresso al Connaught Bar si viene quasi investiti dalla quantità di premi e riconoscimenti che sono in mostra, ma si va via senza nemmeno ricordare cosa si è bevuto, tale è stata la perfezione dell’accoglienza e il lavoro svolto sulla cura dei dettagli. È una scuola di pensiero che ho fatto mia e che si sta diradando, perché le distrazioni per bartender e personale di sala sono sempre maggiori. Il futuro del bar è far bene le cose semplici, coinvolgendo la community e creando quella che in inglese si definisce “legacy”, costruire per portare avanti progetti. L’investimento principale deve essere quello sul personale, valorizzare il team: non è vero che tutti sono passeggeri, Agostino, Giorgio e io al Connaught Bar ne siamo stati la dimostrazione.

In cosa consisterà il tuo progetto in Messico?

Posso rivelare ancora poco. Il gruppo di chiamerà MWA (dalle iniziali di noi tre soci): sarà un multiproject, abbiamo intenzione di aprire più di un’insegna, ognuna con un po’ della personalità di ciascuno di noi, e abbracceremo sia ristoranti sia cocktail bar. Rappresenterà quello che siamo noi, ma mescolati con la cultura messicana. E una delle location sarà nell’Ovest del Messico.

Tre cose che prendi dalla tua esperienza al Connaught Bar, e che sei certa altrove non saranno mai allo stesso livello.

La disciplina. La costanza. L’eleganza.

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