Il vaso dell’Amarena Fabbri è inimitabile. Anche in Cina

Una sentenza del tribunale di Shanghai, che ha opposto Fabbri a due aziende locali, ha sancito l'alta reputazione dell'iconico packaging, vientandone ogni forma di contraffazione

Vaso Amarena Fabbri
Una sentenza del tribunale di Shanghai, che ha opposto Fabbri a due aziende locali, ha sancito l'alta reputazione dell'iconico packaging, vientandone ogni forma di contraffazione

Recandosi presso la sede storica di Fabbri 1905, nel rione bolognese di Bordo Panigale, l’occhio del visitatore è immediatamente catturato da qualcosa. È la riproduzione in formato gigante, che campeggia sulla portineria dell’edificio, dell’iconico vaso realizzato nel 1915 dal ceramista faentino Riccardo Gatti per custodire la mitica Amarena Fabbri. Un contenitore che per la sua eleganza, con i decori blu su fondo bianco, è divenuto iconico al pari del suo contenuto, le amarene create Rachele Buriani, moglie di Gennaro Fabbri, il fondatore dell’azienda, tanto che i motivi che lo caratterizzano sono presenti su tutti i pack dei prodotti Fabbri, prodotti che vengono esportati in oltre cento Paesi. Insomma un packaging unico, famoso in tutto il mondo e in quanto tale soggetto a tentativi di imitazione o contraffazione, per sfruttare la notorietà del brand italiano per meglio posizionare i suoi prodotti. Un importante risultato a tutela dell’azienda bolognese è arrivato dalla Cina, dove un tentativo di imitazione è stato stoppato da una sentenza della Corte del Popolo del Distretto di Shanghai Yangpu che ha riconosciuto “l’alta reputazione” del packaging di Fabbri.

La sentenza, arrivata alla fine dello scorso luglio, ma resa nota solo nei giorni scorsi, ha posto fine a un contenzioso avviato alla fine del 2019 da Fabbri (Shanghai) Food Trading, la società con la quale Fabbri è presente opera dal 2009 nel mercato cinese, contro due aziende dolciarie locali. Si tratta della Yi Pai Chocolate e della Beijing Jin Mai Xing Long Food, chiamate in causa per violazione dell’art. 6.1 della Legge sulla concorrenza sleale in quanto per le confezioni dei loro prodotti, nello specifico preparati per gelato, usavano decorazioni blu su fondo bianco che imitavano il packaging di Fabbri.

Un pack di alta reputazione

Un risultato eccezionale perché sancisce ufficialmente il riconoscimento che i prodotti di Fabbri hanno “un packaging famoso e che gode di un’alta reputazione” in Cina. Un accreditamento che raramente viene riconosciuto alle aziende estere che operano nel Paese e che Fabbri 1905 condivide con pochissimi altri marchi italiani.

Una nota dello studio Hfg Law Firm, che ha coadiuvato Fabbri nell’azione legale, spiega infatti che per essere tutelato da imitazioni e contraffazioni, la legge sulla concorrenza cinese richiede che l’oggetto «goda di una certa (alta) reputazione». Per dimostrare tale alta reputazione è necessario fornire al tribunale una grande quantità di prove, che l‘azienda deve contribuire a raccogliere a partire dal momento nel quale è entrata nel mercato e con particolare attenzione agli ultimi 3-5 anni.

Nel caso specifico, la corte di Shanghai ha riconosciuto che tali prove fossero evidenti. Ciò per via della promozione a lungo termine e ampia di Fabbri Shanghai e dell’importante mole di attività di marketing e vendita che fanno sì che il packaging Fabbri goda di una certa influenza. Per cui, essendo la confezione del prodotto Yipa simile alla confezione del prodotto Fabbri Shanghai, il pubblico di riferimento potesse credere erroneamente che ci fossero collegamenti tra le due aziende cinesi e Fabbri.

«Questa sentenza è la riprova che il lavoro compiuto da imprenditori determinati, affiancati dalle diplomazie Italiana e Cinese può raggiungere risultati positivi e che oggi anche in Cina i marchi internazionali e il nostro made in Italy sono equamente tutelati», ha commentato Nicola Fabbri, amministratore delegato Fabbri 1905 e presidente di Fabbri Shanghai, che ha seguito personalmente tutta la vicenda.

La sentenza del tribunale costituisce infatti un fondamentale precedente giuridico per tutelare le nostre realtà che operano nel mercato cinese.

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